Every beat of my heart
Illusioni d’Amore
Appena liberatosi dalle pene e dalla passione per Cinzia, Properzio si innamora di nuovo. Come se fosse la prima volta, in un modo che, come più di ogni altro, il poeta, e il poeta latino in particolare, conosce e sa descrivere. Properzio lo fa in lingua straordinariamente densa, quella che attrasse Ezra Pound
Abbiamo già incontrato Properzio, in questi battiti di poesia. La sua lingua straordinariamente densa attrasse nel primo Novecento Ezra Pound, e nel secondo colpì me. Una delle potenti affinità elettive che mi legano al maestro americano: Properzio, Cavalcanti e il grande poeta cinese Li-Po.
Properzio inventa la lirica epistolare: ogni poesia è una lettera, quasi sempre a Cinzia, nel suo unico libro d’amore. Pochissime volte non scrive a lei ma a amici o testimoni, sempre però parlando del suo amore per Cinzia.
E nelle pochissime elegie in cui si rivolge a se stesso, mantiene il sortilegio della sua prodigiosa invenzione: vediamo qui che non è il poeta lirico che parla a se stesso, che interroga il proprio io, ma il poeta Properzio che al suo se stesso scrive una lettera, come se fosse un altro, un destinatario.
Questa elegia presenta un momento particolare: il poeta ha staccato la spina dell’amore, si è liberato della passione e delle sue pene. Ma subito, ecco, una donna meravigliosa appare e all’istante l’uomo si innamora di nuovo. Non ci è dato sapere se si tratti di una nuova donna, ipotesi probabile, una speranza di fuga dall’ossessione di Cinzia, o di un ritorno della stessa amata… Come se fosse la prima volta, come accade nell’amore e come il poeta, e il poeta latino – Properzio, Catullo, Tibullo – sa più di ogni altro essere umano.
Ero libero è già meditavo una vita in un letto vuoto,
ma Amore, dopo una falsa pace, mi illuse.
Perché qui sulla terra si attarda una simile bellezza umana?
Comprendo bene, Giove, i tuoi amori abusivi di allora!
Fulva la chioma, le mani affusolate, il corpo incomparabile,
incede come se fosse sorella di Giove,
o come Atena quando si muove nelle are dulichie,
il petto velato dalla chioma anguiforme di Gorgone,
o l’eroina Iscomaca, generata da un lapita,
gradita preda ai centauri in piena sbronza,
o Brimo, che sulle acque del Bebe
diede il suo corpo vergine a Mercurio.
Cedetele il passo, dee che contemplò un tempo il pastore,
mentre vi spogliavate sulla balze dell’Ida!
Potesse la vecchiaia non scalfire la sua bellezza,
se lei vivesse i secoli della sibilla di Cuma!
Properzio
(Dal dal Libro II, in Properzio, Poesie a Cinzia, Feltrinelli, 2012. Traduzione di Roberto Mussapi)