Every beat of my life
Il Mago e l’Incantato
Nel giorno dell’Epifania, che è anche la festa della poesia che rende visibile l’immateriale, i versi di Roberto Mussapi tratti dal ciclo “del testimone”: uno dei tre Magi racconta il suo incontro con la Luce attraverso lo sguardo di un uomo povero folgorato prima di lui dalla visione del Figlio di Dio
Oggi è anche la festa della poesia. L’Epifania, parola che significa apparizione. Manifestazione visibile quanto immateriale, che corrisponde a uno dei compiti e dei doni della poesia.
I versi che seguono sono tratti da un mio ciclo, detto “del testimone”, in cui parlano alcuni che furono o immagino testimoni oculari della nascita di Cristo e di altri momenti della sua vita. Chi sta ricordando e narrando, qui, è uno dei tre Magi, tre come vuole la tradizione, anche se uno nei Vangeli. L’adorazione dei Magi è fondamentale: depositari della più alta e profonda conoscenza, i Magi caldaici, zoroastriani, adoratori del fuoco, matematici, astronomi, capaci di viaggi mentali e mistici lasciano a frammenti tracce del loro sapere nella grande cultura persiana, bizantina, nella mistica araba e in quella cristiana.
I Magi leggevano il cielo infallibilmente: il fatto che di lontano vedessero la stella e ne comprendessero inequivocabilmente il significato, e si mettessero in viaggio per giungere alla grotta e adorare il bambino figlio di Dio, indica che quella stella e quella nascita folgorarono tanto i più grandi sapienti quanto i più umili analfabeti. Il Mago zoroastriano si inchina al mistero come il porcaro sporco e ignorante.
Qui immagino uno dei tre Magi incontrare una figura canonica del presepe, l’“Incantato della stella”, l’uomo povero, malconcio, sporco, che guarda folgorato il cielo, imbevuto di luce.
Ho sempre amato e fatto il presepe anche nei lunghi anni in cui non ero credente, mi ha sempre incantato. E ho alle spalle una tradizione poetica ristretta ma fortissima: Viaggio dei Magi di Eliot è una delle più importanti poesie mai scritte, mi ha influenzato, almeno spero. Distanti dal mio punto di vista, e quindi emozionanti, straordinarie, le poesie I magi di Yeats e di Frénaud.
Buona Epifania.
L’Incantato della stella
Fu un lungo viaggio, duna su duna, per gli scribi.
Per me fu breve, breve in confronto
all’immobile mappa delle stelle.
Sapevo che il nostro destino era la pista,
o uscirne, perdersi nelle sabbie,
lentezza era lo sguardo degli astri,
che ho conosciuto, studiandone posizione e luce.
I segni del cielo, le rotte eterne,
e noi scivolanti come onde verso una morte lieve
come la carezza di una donna al tramonto.
Conoscevo la perfezione celeste e il breve respiro
umano che si estingue dopo un atto d’amore.
La vita, svanire prima dell’orizzonte.
Ho conosciuto il cosmo e le teorie caldaiche,
le pietre che sfiammano del ricordo di Venere,
i disegni del cielo gelosamente custoditi nei tappeti.
Poi la grotta e fu buio e respiro
animale e povere membra, e una lontana
oscurità rasoterra, più lontana delle stelle,
io non guardai dentro, io provai pena
del tanfo, del povero calore di corpi raccolti.
E uno ne guardai che mi passava accanto,
con gli occhi fissi rapiti da una stella.
Bruno, sporco, con le spalle chiuse da idiota
beveva la luce come eternamente,
eternamente io lo ricorderò, lo racconto.
Perché non fu riflesso ma scontro,
tra quella luce a me nota e un’altra oscura
che in modo assoluto lo incatenava al cielo.
Che luce, che fonte, che pietra stupefacente
orientò lo sguardo e il corpo e il suo destino nel mondo?
Perché io ero già in lui e lo scrutavo
come avevo scrutato gli enigmi celesti,
e non conosco la luce del profondo,
il fiato della caverna ventricolare e del buio
e la mappa disegnata e persa nella sua ignota esistenza.
Che strada, che pista, che dune alzate dal vento
portano a quel segreto entro te stesso?
Dov’era la luce, in alto o in basso?
E io come farò a non perdermi
per esplorare un nuovo universo
quando ti seguirò nel buio del tuo mondo interno,
su quali punti orienterò il mio viaggio
cercando la rotta oscura che proiettò il tuo sguardo,
tu, pezzo di terra,
fangoso simile, fratello?
Roberto Mussapi
(Da La povere e il fuoco, Mondadori, poi in Le poesie, Ponte alle Grazie, 2014)