Every beat of my heart
Un Requiem per il nuovo millennio
Già 14 anni fa, in seguito a un naufragio in cui persero la vita un numero imprecisato di migranti liberiani, la voce poetica di Loretto Rafanelli, con pietas premonitrice, coglieva il senso di una tragedia poi diventata epocale
Nella nota a questa lirica (da Il tempo dell’attesa, Jaca Book, 2007) l’autore scrive: «Su una misera imbarcazione un numero imprecisato di migranti liberiani naufragò nel 2003 presso le coste della Sicilia; furono trovati sulle rocce alcuni cadaveri, consumati dal sale e dal sole».
Il poeta Loretto Rafanelli coglieva subito, 14 anni fa, il senso di una tragedia che sarebbe diventata epocale. E con percezione letteralmente poetica: il senso di sgretolamento della luce, il mare che diviene oscuro nemico come quello di Poseidone con il naufrago Ulisse, le notti che scompaiono dagli occhi, non più il buio magico notturno dove spuntano stelle, ma il vuoto delle orbite. Pietà dell’ebano, che qui in Rafanelli prima ancora che un colore è un legno, la pietà che il poeta apprende dalle Metamorfosi di Ovidio, palpitante nei fiori, nelle piante, nel legno, nelle rocce, comunicante con gli uccelli e l’uomo.
Poesia epica e drammatica, nulla a che vedere con le pur nobili esternazioni di alcuni importanti poeti lirici: non l’indignazione civile di un Quasimodo o di un Gatto (pur nobili, ripeto), ma uno sguardo poietico che va oltre: nella tragedia della cronaca legge amleticamente uno sghembamento dell’asse del mondo. Il Rafanelli più epico poematico, rispetto all’addolorato franto lirico precedente, che appariva in Il tempo dell’attesa, e che s’intonava credo a una mia cifra poetica non confinata nell’io lirico, scrive e pubblica nel 2007 un libro nuovo del nuovo millennio, con una voce poetica che continua felicemente il suo percorso nella realtà del mondo e nel suo profondo.
Dei naufraghi liberiani
I cicli di luce erano scolpiti nel frantumato
lembo di vita quando dal porto
africano partirono verso la terra
della grande civiltà.
Ma il mare divenne un reticolato
per la misera piroga, un abisso di lutti.
E nei loro occhi scomparvero le notti
e le forti braccia si trovarono piegate
sulle rocce. L’acqua trascinava
a riva sorrisi mangiati dal sale
e la libertà fu sugli scogli raggrumata
come nome di fango e non come terra
di madre. D’ebano si dice di loro,
un colore pietoso questo mattino.
Loretto Rafanelli