Velia Majo
Nuove frontiere della street art

Rinascimento Murales

Visita guidata al parco Merola di Ponticelli dove un luogo difficile e degradato sta rinascendo grazie a una raccolta di murales che raccontano i sogni dei bambini napoletani

Da quando è arrivata lei, con i suoi occhi verdi e il suo timido sorriso nel parco Merola a Ponticelli, periferia Est di Napoli, qualcosa è cambiato. Ael è il nome della bambina rom, che l’artista Jorich Agoch, napoletano di madre olandese, ha realizzato nell’aprile del 2015 su una delle facciate cieche del parco Merola a Ponticelli. L’opera (nella foto qui sopra), intitolata “Ael. Tutt’egual song’e criature” che richiama una canzone di Enzo Avitabile (I bambini sono tutti uguali), è stata commissionata dall’UNAR – Ufficio Internazionale Antidiscriminazione Razziale – per festeggiare la giornata dell’8 aprile dedicata ai rom sinti e camminanti. Jorich Agoch in quell’occasione fece visita a un campo rom di Ponticelli dove vide la bambina Ael, rimase impressionato dalla sua espressività e ne fece la sua musa. Ael confida a Jorich in quell’occasione che le sarebbe piaciuto studiare oltre che giocare e così lui la ritrae con libri e con lo “strummolo”, la trottola dei napoletani. E da quell’aprile del 2015 il flusso di visite al parco Merola, una volta denominato in maniera dispregiativa “o’ parc de cuolli spuorc’“ (il parco dei colli sporchi) non si è più fermato. Altre cinque opere di street art sono state realizzate dal 2015 ed altre due completeranno e abbelliranno le altre due facciate del condominio, grazie all’attento lavoro di studio di INWARD, l’Osservatorio sulla Creatività Urbana, che opera sul territorio con il suo programma di riqualificazione artistica e rigenerazione del tessuto sociale.

Dopo Ael, è arrivato il murales “A pazziell n’ man ‘ e criature” (il giocattolo nelle mani dei bambini, nella foto accanto) del toscano Zed1 (gli artisti sono tutti italiani) che raffigura un burattino, con una mano sola, avvolto attorno ad un joypad. Gli elementi del murales sono stati scelti dall’artista insieme ai bambini del parco Merola per questo è stato disegnato un fucile spezzato per sottolineare che la violenza non deve esistere. Le centosessanta famiglie con problematiche legate alla disoccupazione che abitano i quattro blocchi a pianta rettangolare, realizzati dopo il terremoto del 1980 in Irpinia e Campania, hanno quindi cominciato ad interagire con le opere. Alcuni bambini del parco sono stati scelti per il murale realizzato da Mattia Campo dell’Orto che ha preso spunto per i volti ritratti proprio dai bambini che vivono lì e ha raffigurato anche un cane che è la mascotte del parco. L’opera di dell’Orto è dedicata a Giambattista Basile e al Cunto de li Cunti la grande raccolta di cinquanta fiabe napoletane del ‘600 che ha ispirato gli scrittori di tutto il mondo.

Nel parco Merola sono stati organizzati corsi di hip hop che hanno visto la partecipazione anche degli abitanti dei parchi confinanti, sono stati istituiti Social Tour di Street Art che partono dalla stazione Centrale di Napoli e con la Circumvesuviana raggiungono l’ormai conosciuto Parco dei Murales. Si iniziano ad intravedere dunque significativi scambi di flussi: un’apertura del parco verso l’esterno e dell’esterno verso il parco tanto che chi arriva all’aeroporto di Capodichino trova tra i siti napoletani da non perdere anche il Parco dei Murales di Ponticelli. Non poteva mancare l’omaggio alla squadra del Napoli. Ci hanno pensato gli artisti Rosk e Loste (nella foto sopra). Una vera celebrazione del gioco del calcio che accomuna tutti i bambini e i ragazzi di ogni parte del mondo. Si chiama “Chi è voluto bene non s’o scorda”, “Chi è amato non dimentica”, frase che pronunciò Maradona. Il murale si affaccia sul cortile davanti ad un campetto di cemento, che raffigura due bambini “giganti” che giocano a calcio. Ed ancora il murale che celebra la maternità “A Mamm ‘e tutt’ ‘e Mamm” realizzato dall’artista sarda La Fille Bertha. Una coloratissima icona di una Madre che protegge e accoglie due suoi figli nelle ali del suo grande mantello. Una rivisitazione della Madonna della Misericordia dipinta da Piero della Francesca che rappresenta la maternità intesa come dono e mai come peso. E non poteva mancare “Je sto vicino a te” (citazione del titolo di una celebre canzone di Pino Daniele): l’ultima opera arrivata nel parco che con il suo sfondo stellato ritrae un villaggio di palafitte messe in comunicazione da “ponti”. Quelli di Ponticelli.

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