Alberto Fraccacreta e Michele Pagliaroni
L'elzeviro secco

Urbino in commedia

Il Centro Teatrale Universitario di Urbino per una settimana ha trascinato la città in un clima da Commedia dell'arte con un stage di Alta Formazione teatrale tenuto da Carlo Boso

Nel 2005 l’autorevole rivista statunitense Foreign Policy stilò una classifica dei più influenti intellettuali al mondo: al primo posto Noam Chomsky, al secondo il nostro Umberto Eco. La parola “influente” oggi, dodici anni dopo, è stata sostituita dall’anglismo influencer (con sintomatica variazione fashion influencer) che ha assunto ben altro significato. Non I nuovi mandarini, non Il nome della rosa: ciò che influenza i gusti e il pensiero della gente è la vita quotidiana in formato 1:1. Se Chomsky volesse mantenere il primato, dovrebbe aprire un account Instagram.

Il settembre urbinate è alquanto rigido, con punte di clemenza. Il sole si nasconde spesso dietro nubi mai troppo minacciose. C’è un pericolo: in via delle mura, lungo il rettifilo che sovrasta le scuderie di Palazzo ducale (oggi chiamate DATA – Orto dell’Abbondanza), i frutti degli ippocastani precipitano sui ciottoli o sulle teste di ignari passanti. È il modo che ha trovato Urbino per scandire il ritmo delle sue giornate. Siamo entrati nell’autunno come in un deltaplano senza conducente. In effetti, la città cambia d’abito e, come irrimediabile fashion influencer dei suoi cittadini, li costringe a un mutamento di prospettive e di umore, per certi versi vorticoso. Le vie del centro sono percorse da centinaia di studenti che salgono verso gli edifici universitari e, non di rado, chi scende, deve affrontare la corrente contraria, invertendo — simile a un “cinguettio” fuori dal coro — la tendence.

La rampa elicoidale di Francesco di Giorgio Martini è abbastanza tranquilla. I passeri si avvicinano spesso, ma hanno sempre il garbo (o forse il contegno) di non entrarci. Pare che ai tempi del duca Federico potessero salire di corsa, lungo la rampa, fino a tre cavalli affiancati. Oggi tre studenti preferiscono l’ascensore. Nelle scuderie della DATA, per sei giorni, si è svolto uno stage di Alta Formazione teatrale, tenuto dal maestro Carlo Boso (nella foto), direttore dell’Académie Internationale des Arts du Spectacle di Versailles. Lo stage è il nodo focale del workshop La maschera: dal teatro antico alla Commedia dell’Arte, organizzato dal Centro Teatrale Universitario Cesare Questa, in collaborazione con l’Università e la Città di Urbino.

Un percorso per conoscere la continuità e le specificità esistenti all’interno della tradizione teatrale comica dall’antichità al Cinquecento, e per riflettere sulle possibili strategie per una mise en scène dei testi del teatro greco e latino pensata per un pubblico contemporaneo. Il workshop si articola in un laboratorio intensivo a cura di un regista-drammaturgo di fama internazionale e tra i maggiori esperti di Commedia dell’Arte, in un ciclo di seminari con docenti di varie università italiane, volti a ricostruire la facies di alcuni tipi fissi: dalla commedia dorica di Epicarmo, alla palliata plautina, fino al teatro popolare del Cinquecento; e a ciò si aggiunge una serie di performance e spettacoli destinati alle scuole e alla cittadinanza urbinate.

In particolare, lo stage di Boso offre un iter di accesso al teatro capace di fare “tendenza”. Il programma del suo séminaire è semplice e coinvolgente: breve introduzione storica alla Commedia dell’Arte, iniziazione alle tecniche espressive dell’Improvvisa, principi di drammaturgia, improvvisazione, attitudini dei tipi della Commedia, utilizzo della maschera. C’è molta pratica, infarcita di nozioni teoriche dirette, comprensibili e al contempo di certo rilievo culturale. Pratica che dà un’idea diversa, anche agile del teatro, senza ingrigire la pur lunga giornata di lavoro, ma anzi creando empatia tra i partecipanti, sviluppando la creatività, l’utilizzo della memoria e la capacità di interazione nello spazio scenico.

Venerdì 29 settembre al teatro Sanzio è stato rappresentato lo spettacolo Anfitrione di Plauto dalla compagnia Kerkís dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Per l’occasione, con il determinante aiuto della Città di Urbino, si sono potuti coinvolgere giovani liceali da tutta la provincia, traghettati senza nocumento in quattro autobus messi a disposizione dal Comune. Con sempre maggiore facilità dimentichiamo come l’attività teatrale possa essere un modo senz’altro nobile di trascorrere il tempo e “divertirsi”, uscendo dai vizi notturni consumati in locali o in bilocali e costruendo l’alternativa reale per una gioventù imbolsita, sfiduciata, eternamente oppressa dall’idea di «non sapere cosa fare di sé».

La città ha cambiato d’abito per circa una settimana. La veste autunnale (con sprazzi di correnti più calde) ha lasciato spazio alla tinta comica o farsesca del teatro. Speriamo possa essere “influente”.

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