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Il Fellini segreto
Le confessioni sui miti e sul sesso di Federico Fellini, le parole continuamente interrotte di Yasmina Reza e un nuovo giallo ateniese di Marcos Chicot
Miti. “Amarcord”, si potrebbe dire leggendo un testo, poco conosciuto ai più, di Federico Fellini (L’Olimpo) recuperato da Sem Editore (161 pagine, 15 euro, introduzione di Sergio Zavoli, romagnolo come l’autore). Chi conosce il regista e il suo profilo psicologico, ricorderà quel che scrisse nel Libro dei sogni: «Adesso voglio proprio dirlo: mi rimproverano di trattare il sesso nel modo più lazzarone, caricaturale, grottesco. Certo, non riuscirei mai a filmare una situazione erotica se non trasfigurandola con l’ironia, smitizzandola con l’eccesso». E ancora: «Mi piacerebbe scrivere un racconto d’amore… che si svolge in un’aia, d’agosto, con una polvere dorata della paglia, la cascina, in penombra, la cascina, i pomeriggi sonnolenti, i lettoni di ferro, le lenzuola che grattano la pelle, la camicia da notte grande come una tenda, dove dentro ci può stare di tutto».
Non poteva ovviamente ignorare i miti greci. Ci si è tuffato dentro, ponendo ponti tra passato e presente. Parla di Zeus, di Era, e ovviamente di Dioniso, dalla follia inebriante (vino). «…le trascina, le ninfe … si aggrappano a lui come un grappolo di femminili frutti…si mette a correre e a vagare per i monti, gridando gioioso e terribile, girando su se stesso e danzando, torcia di follia». Fellini scrisse questo dopo aver girato La città delle donne.
Parole. È una conversazione che si snoda in una casa alla periferia di Parigi. Parla, e moltissimo, una donna di cui si sa poco salvo che ha lavoro, marito, un figlio e vicini di casa. Chiacchieroni. Pur avvertendo un certo pericolo intrattiene un dialogo con un uomo che è “profondamente solo”. Con lui s’immerge, lasciandosi coinvolgere, in una dimensione di tenebra. Poi ci sono gli altri, zitti o parlanti, a tratti. A pag. 41, per esempio, c’è il riassunto del clima di quella stanza: «La conversazione non ingranava. Gli scambi si arenavano. Il silenzio era in agguato alla fine di ogni frase». Appunto, si rischia di stordirsi. L’autrice, Yasmina Reza (parigina di padre iraniano e madre ungherese), ha scritto testi notevoli, tutti da non perdere. Il suo più recente, Babilonia (Adelphi, 157 pag., 17 euro) è un pozzo di confusione e di frasi così belle da sottolinearle. Per esempio: «Non avere nessuno significa non avere nemmeno se stessi. Chi ti ama ti rilascia un attestato di esistenza (o di consistenza)».
Ateniese. Difficile immaginare la vita di Atene senza ricordare quella figura saggia e ingombrante che era Socrate. Fu avvelenato con la cicuta. Il libro dello spagnolo Marcos Chicot (premio Planeta), intitolato L’assassinio di Socrate (Salani, 729 pag., 19,90 euro) parla di un oracolo che predice la fine violenta del filosofo greco che, contrariamente ai suoi fedeli, dice di non avere paura. Come fondale c’è la sanguinosa guerra tra Sparta e Atene, le lotte, la brutalità, donne che lottano per salvare i figli, giovani amanti disposti a tutto pur di salvare la loro unione. L’autore, che scrisse un altro best seller come L’assassinio di Pitagora (morte e filosofia evidentemente lo attraggono molto), ci porge la materia in modo narrativo, fluido, scattante, ma sempre con la precisione storica di chi si è documentato ampiamente.