Incontro con i due musicisti
Sud e trasgressione
H.E.R. e Emilio Rez, due artisti irregolari tra la Puglia e Berlino: «Trasgressione significa sapersi stupire di se stessi, avere fluidità nel contraddirsi e non rimanere ancorati alle proprie idee»
Il Sud può avere tanti volti sorprendenti, per capirlo basta ascoltare il nuovo album intitolato Credici del cantante e performer Emilio Rez e della violinista e attrice H.E.R. I due artisti raccontano un Meridione trasgressivo e ironico, molto lontano da certi cliché che vogliono il sud come un luogo chiuso.
Erma Pia Castriota, in arte H.E.R., nasce a S. Giovanni Rotondo (Fg). Si diploma in violino al conservatorio di Benevento e in scenografia all’Accademia di Belle Arti di Foggia, debutta nel 1993 firmando le musiche per La bottega del caffè con Mastelloni e i Dialoghi mancati con Herlitzka. Nel 1995 collabora con Giovanni Albanese alle scenografie del film Silenzio si nasce di Veronesi con Sergio Castellitto e Paolo Rossi. Nel 1997 entra nei Nidi D’Arac, gruppo dedito alla rivisitazione in chiave moderna della musica etnica salentina. Ha collaborato con gli Agricantus (Ethnosphere), Lucilla Galeazzi (Lunario), Eugenio Bennato (Taranta Power) e il gruppo romano Radici nel Cemento. Da segnalare anche la collaborazione con il trombettista Roy Paci in un percorso sperimentale a metà tra la musica elettronica ed acustica. Dal 2005 è stabilmente nel gruppo di Teresa De Sio partecipando sia nel disco che nel tour A Sud! A Sud!. Nel 2008 esordisce come autrice per Sony Bmg con la canzone Primadonna cantata da Donatella Rettore.
Emilio Rez è un cantautore oplontino di genere elettro-pop, lanciato da Maurizio Costanzo e famoso per la sua canzone Sei Tremenda. L’evento è stato organizzato da Pina Cavaliere per Rock Events. Emilio vive da anni a Berlino dove si è sposato con il suo compagno tedesco ed è uno dei volti del Kitkat club, uno dei luoghi iconici della vita notturna berlinese e mondiale.
H.E.R., quest’anno è uscito “Erma, una lettera e un violino” che è il quarto episodio di Past Forward, la serie per il web prodotta da Apulia Film Commission. Nel corto affronti il rapporto con tua madre e il percorso di cambiamento di genere.
Si tratta di un documentario con testi di Annalisa Mentana e la regia di Luciano Toriello in cui sublimo in maniera artistica il mio percorso di bambino che a undici anni fa outing con i genitori. A quell’epoca studiavo già al conservatorio. Non fu facile per i miei capire che mi sentivo donna, ma mi hanno aiutato molto. Mi hanno lasciato crescere in un ambiente artistico capendo che lì avrei potuto essere più libera di trovare la mia strada. Da quel giorno la mia missione è stata fiorire artisticamente. Il docu-film racconta una tematica universale, l’accettazione da parte di una madre della morte metaforica di un figlio maschio. È inevitabilmente legato al luogo in cui sono cresciuta, la Puglia. Raramente una madre del sud lascia fare al proprio figlio il suo percorso senza mettere la sua impronta. Mia madre ha invece avuto la forza di lasciarmi andare per la mia strada. Nel cortometraggio c’è anche spazio per una provocazione scherzosa nei suoi confronti. Le dico che mi ha cresciuto come uomo. Mi sono educata come donna da sola. Lo ho fatto anche credendo nella mia missione artistica quasi in modo religioso. In fondo nell’arte c’è qualcosa di religioso o mistico. Chiedere a mia madre di crescermi da donna era forse troppo. Ma è stata proprio lei che mi ha lasciato fare il mio percorso artistico fin da piccola. L’arte su questo è davvero salvifica. Io mi sono dovuta destrutturare e poi ricostruire una nuova realtà molto prismatica.
Nel cortometraggio sono presenti molte riflessioni sulla religione e la mitologia. Hai fede?
Sono agnostica, credo che l’arte a modo suo sia una forma di percorso religioso. Nel docu-film vi è una riflessione sul concetto di pietas. La pietà cattolica della Vergine per il Cristo morto ha dei rimandi culturali antichissimi. Per esempio il mito di Cibele e Attis. Il concetto di morte e resurrezione è un tema ancora modernissimo. Nel mio caso ho intrapreso questo percorso a 30 anni quando sono diventata definitivamente donna. Grazie alla mia personale morte e resurrezione mi sono liberata sia umanamente che artisticamente. Oggi viviamo in un mondo che vive di apparenza. Vige l’ideologia del “mi piace”, mentre io sono partita dal “non mi piace”, per approdare al sentirmi bene con me stessa. Anche il mondo analitico ha avuto un suo ruolo, soprattutto quello Junghiano. Il concetto di tagliare il cordone ombelicale con la madre per poi ritrovarsi ha molto di psicologico. Anche il mio nome ha mille rimandi. Erma può essere ermafrodita o anche l’eremo, luogo solitario per eccellenza.
Come definiresti il concetto di trasgressione?
Sapersi stupire di se stessi, avere fluidità nel contraddirsi e non rimanere ancorati alle proprie idee. In parole povere bisogna saper trasgredire alle proprie regole stupendosi di sé.
Emilio Rez, negli ultimi anni ti sei trasferito a Berlino e sei diventato uno degli uomini immagine del Kitkat Club di quella città. Come definiresti questo club famoso in tutto il mondo?
Il Kitkat Club di Berlino racconta è un luogo magico, la gente arriva con i look più incredibili. Trovi persone in frac, completamente nude, velate come una donna del sud. Ognuno sfoggia la propria creatività. La musica è stupenda e dentro si può fare quello che si vuole purché non si infastidiscano gli altri. Non ci sono le barriere ghettizzanti italiane in cui i club dove si va a ballare, gay o etero, quelli per scambisti o sadomaso sono realtà separate e che dialogano poco. Al Kitkat Club la migliore musica coabita con tutte queste realtà e tutto avviene senza che nessuno infastidisca gli altri. L’unica regola è non scandalizzarsi per quello che si potrebbe vedere. Parte della selezione all’entrata si basa proprio su questo. I proprietari non vogliono fare cassa, ma vogliono che la festa funzioni. Per questo selezionano le persone proprio in base al look e alla loro capacità di entrare in un mondo folle ma che necessità un rigorosissimo rispetto per tutte le personali forme di espressione che si incontreranno al suo interno.
Che persone si incontrano?
Una delle cose sorprendenti è l’umanità che si trova nei salottini del locale o attorno alla piscina. Il cliché vuole che ci sia solamente gente che viene per divertirsi e ballare. Invece le persone amano parlare, raccontarsi. Molto spesso vengono anche per ricercare se stessi. Ci sono anche fior fiore di professionisti che vengono a passare serate in questo magico club. I flyer sono fatti con persone simbolo del locale, perfino coppie che si sono incontrate dentro e poi sposate. I prezzi poi sono popolarissimi. Berlino per me è anche la bellezza di potermi esibire per strada. È emozionante quando persone che non ti conoscono si fermano durante un concerto improvvisato. Sono persone che non sanno niente di te, quindi se si fermano è perché le hai conquistate in quel momento.
Fai anche performance per strada…
Fare performance per strada e la “club culture” mi hanno insegnato tantissimo. Sono due luoghi in cui solo osservando la gente si scoprono mille sfaccettature e quando si fa una performance si impara come catturare la loro attenzione.
Com’è nato il nuovo album con H.E.R.?
Il nuovo album, nato interamente a Berlino, non sarebbe mai nato senza l’incontro artistico e umano con H.E.R. Anche in questo caso un dialogo tra il mondo berlinese e il meridione, essendo H.E.R. pugliese e avendo collaborato con artisti come Teresa de Sio, Franco Battiato e Pino Daniele.