Michela Leonardi
Intervista impossibile su Jane Austen

Jane e Elizabeth

«Lei, cara Elizabeth Bennet, sembra però avere una certa conoscenza del mondo, del nostro tempo, che Jane Austen non aveva. Come lo spiega?». "Parla” la protagonista di "Orgoglio e pregiudizio”

È un vero onore incontrarvi di persona… Siete proprio voi, Elizabeth Bennet?

Certo che sono io, non mi riconoscete? Gote rosate, occhi brillanti, espressione intelligente, incedere elegante, sono evidentemente io, la nota protagonista del libro più amato dalle donne di tutto il mondo, Orgoglio e Pregiudizio, di Jane Austen.

A questo proposito, qual è il vostro rapporto con l’autrice?

Cara Jane, la migliore amica di tutte le donne. O quasi tutte? No, tutte, non è possibile che qualcuna non la ami. Io, devo essere sincera, non le sono poi così tanto grata. Certo, mi ha reso un’eroina conosciutissima. E certo, non mi ha lesinato virtù, sono bella, sono intelligente, sono colta, e sono (per quanto ne sapete voi) sposata con un gran bel pezzo di ragazzo, che non solo è bello, non solo è innamorato, non solo è ricco, non solo è intelligente, non solo è pieno di virtù, ma è praticamente il principe azzurro di ogni donna. Si, infatti non posso dire niente alla cara Jane, però… però… insomma, ma che noia.

Come “che noia”?

Avete mai provato voi ad essere sposate con l’uomo perfetto? È una faticaccia. Bisogna sempre essere all’altezza della situazione, non è mai possibile un momento di pausa, una scivolata nel confort. Se mi si smaglia una calza, se mi viene voglia di infilarmi un dito nel naso, se mi prude una parte del corpo che non ho voglia di citare qui, beh, non c’è niente da fare, devo trattenermi. Almeno Jane gli avesse fatto una professione… ecco, no. È sempre a casa a girarmi intorno. È estenuante! Io ringrazio Jane, so bene che per l’epoca in cui è vissuta non avrei potuto chiederle di più, ma la realtà dei fatti è che tutte voi che sognate la mia vita, tutte voi che vorreste essere al mio posto, tutte voi che vi addormentate con la mente rivolta alla più bella storia d’amore mai scritta non avete proprio idea di come sia la vita in un romanzo, anche di Jane Austen.

È difficile darle ragione su questo punto, ci spieghi meglio.

Quello di cui voi persone in carne ed ossa non riuscite a rendervi conto è che noi personaggi dei romanzi abbiamo una bruttissima vita. Facciamo solo quello che il nostro scrittore decide di farci fare. E non sempre è divertente. Ad esempio io invece di andare a Netherfield a trovare Jane sarei volentieri rimasta a casa ad esercitarmi al pianoforte. Ma no, Jane Austen ha deciso che io devo andare da quelle due buzzurre delle sorelle di Bingley, e io ci vado, mica posso ribellarmi all’autrice. Oppure… avete mai trovato in Orgoglio e Pregiudizio un accenno a un banale contatto fisico fra me e Darcy? Vi rendete conto cosa significhi per una ragazza passare tante pagine in compagnia dell’uomo che, volente o nolente, lo ripeto, si ritrova ad amare appassionatamente, e non avere mai, sottolineo, mai nella vita l’opportunità nemmeno di sfiorarlo? Per non parlare di comportamenti che una signorina per bene non dovrebbe nemmeno conoscere, meno che mai citare… Siete proprio sicure che fareste a cambio con me?

Ma, mi scusi, moltissimi autori affermano che in realtà spesso sono i personaggi a definire la storia, lo scrittore si limita a riportare su carta ciò che il personaggio gli suggerisce.

Certo, gli scrittori sono sempre pronti a riversare su di noi le responsabilità! «Ho fatto morire quel personaggio? È la storia che lo richiedeva!»; «La fine non poteva essere altrimenti, sono i personaggi che mi hanno portato a scriverla». La realtà dei fatti è che chi tiene in mano la penna ha letteralmente diritto di vita e di morte su tutto ciò che riguarda le sue opere. E chiunque dica il contrario o è terribilmente ingenuo, o è in malafede, e io non sono nessuna delle due cose.

Lei sembra però avere una certa conoscenza del mondo, del nostro tempo, che Jane Austen non aveva. Come lo spiega?

I personaggi, rispetto allo scrittore, hanno un grosso vantaggio: continuano a vivere. Un personaggio come Ulisse, ad esempio, è virtualmente immortale, o per lo meno lo è stato negli ultimi 2500 anni. E anche io con i miei 204 anni non me la passo certo male. Gli autori danno la vita, la definiscono, la racchiudono in rigidi labirinti da cui non è possibile uscire, ma i lettori sono più potenti di loro. I lettori ci prendono e ci portano nei loro cuori, nella loro vita, ci tengono vicino nei momenti bui, ci prendono ad esempio nei dubbi, ci sorridono complici nei momenti felici. E in questo modo ci rendono parte di loro, ci insegnano cosa significa vivere nel mondo, e non sulla carta. Ci insegnano il valore di parole come libertà, scelta, responsabilità. È la magia della letteratura.

La ringrazio molto. Ma mi permetta un’ultima domanda… il matrimonio con Mr. Darcy le dà così poche soddisfazioni come ha suggerito poco fa?

Una gentildonna non può parlare di questi argomenti in pubblico. Ma, in quanto lettrice, può sempre immaginarsi al mio posto e darsi la risposta che ritiene più opportuna, anche questa è la magia della letteratura.

Un sorriso composto non riesce a nascondere il luccichio divertito negli occhi.

Grazie per il suo tempo, la prego, ci saluti Mr. Darcy.

Non mancherò.

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