Roberto Mussapi
Every beat of my heart, la poesia

Sortilegi della memoria

Torna alle origine Milo De Angelis ma restando immerso nel presente e attraversandolo come la sua Selva Oscura. E nel presente proietta le figure inestinguibili del passato. Omaggio al poeta milanese di cui si pubblicano “Tutte le poesie”

Milo de Angelis, di cui Mondadori pubblica ora, nella collana dello Specchio, Tutte le poesie, è uno di quei poeti che tra gli anni Settanta e Ottanta hanno cambiato, rifondandola, la poesia italiana. Come gli altri compagni d’avventura, non tornando indietro, non ripristinando una poesia del passato anche recente ma storico. No, tornando alle origini del poièin, in un’immersione assoluta nel presente, quindi andando oltre. Letteralmente applicando la memoria poetica teorizzata da Shelley: una memoria che guarda avanti. Unico il sortilegio con cui De Angelis attinge alla memoria (principalmente, ma non esclusivamente d’infanzia e adolescenza, peraltro congenite e quindi protratte ) per proiettarne le figure in un presente che non si estingue, un presente continuo simile a quello della Trilogia di Wenders, sempre identico al suo nucleo d’origine e in continuo, drammatico avanzamento. Visioni di una campagna assolata e panicamente angosciante, mentre l’avventura del poeta è urbana, metropolitana, la città, Milano, è la sua Selva Oscura.
La città è il bosco non di sogno ma di tragico e sanguinante incanto in cui il poeta cerca, e spesso trova, non la luce, ma il filo luminoso che conduce alla luce lontana e enigmatica.
Qui, in una poesia destinata a restare, con tante altre di De Angelis, noi vediamo fuse la radice preistorica e urlante dell’Homo Simbolicus con l’immersione nella modernità, in quel tempo presente che solo può essere il campo d’azione del poeta che aspiri a comprenderlo e liberarlo.

 

de-angelis

Ti ritrovo alla stazione di Greco

magro come un rasoio e ulcerato da un chiodo

che tu chiamavi poesia poesia poesia

ed era l’inverno eroico di un tempo

che si oppone alla vita giocoliera… e vorrei

parlarti ma tu ti accucci in un silenzio

ferito, ti fermi sul binario tronco,

fissi il rammendo delle tue dita

con la gola secca di fendimetrazina,

e la palpebra accesa di mille frequenze

mentre la Polfer irrompe nel sonno elettrico

e riduce ogni tuo millimetro all’analisi del sangue…

…vorrei parlarti, mio unico amico, parlare solo a te

che sei entrato nel tremendo e hai camminato

sul filo delle grondaie, nella torsione muscolare

delle cento notti insonni, e ti sei salvato

per un niente… e io adesso ti rifiuto

e ti amo, come si ama un seme fecondo e disperato.

Milo De Angelis
(Da Incontri e agguati, 2015, in Milo De Angelis, Tutte le poesie, Mondadori, 2017)

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