Roberto Mussapi
Every beat of my heart, la poesia

Ogni cosa è parola

Intreccio infinito è la storia del mondo, un vortice che ci risucchia e di cui non sappiamo interpretare l’idioma. Ma - ci svela Borges - in questa babelica confusione, in questo mistero che ci strazia riusciremo a cogliere, come in un sogno, il fremito di un ago di bussola…

Jorge Luis Borges, uno dei Nobel negati (con Pound, Luzi, Bonnefoy) che gridano scandalo (accanto a tanti meritatissimi), è uno dei grandi Maestri del Novecento. E in quanto tale ci svela il mondo alle spalle di quel secolo intelligente e scettico, fremente e superbo: ci addita lo spazio eterno della Piramide, il segreto iniziatico del Cerchio, del Triangolo, del Numero. Non guarda al passato storico, ma alla manifestazione dell’eterno che il presente novecentesco spesso e volentieri accecato nega. In tal modo Borges supera il Novecentismo, non guarda indietro, va all’origine e quindi oltre. Sorride di Joyce, e compagnia bella, ci riporta allo scrittore originario, come Stevenson, che non decifra la mente ma racconta un sogno. Ricrea la meraviglia di Pitagora, di Plotino, racconta i sogni di Coleridge come Platone narra del suo incontro con le Sirene nel più alto del cielo.
Qui una magica visione borgesiana: ogni cosa è parola. Ogni parola quindi compone il mondo, nel suo mistero, che ci strazia: la confusione di Babele e la sua conseguente rovina, il nostro se stesso, – chiamiamolo così, e non l’“io” della religione freudiana – «la mia vita che non intendo», che nessuno intende, e l’agonia per la nostra natura enigmatica, per il mistero stesso. Ma nell’ombra, nello spazio indicibile dietro alla parola, appare, lieve, pronto a svanire, un segno preciso, l’ago di una bussola, simile a un orologio visto in sogno. Come un uccello che vediamo fremere, in sonno: segno di una vita profonda, simile al mondo di Plotino, un’anima che soffia invisibilmente se non nei momenti d’incanto, sogno sonno ombra, custodi del segreto della carne che palpita.

 

Borges

Una bussola

Ogni cosa è parola dell’Idioma

in cui qualcuno o qualcosa, notte e giorno,

scrive questo intreccio infinito

che è la storia del mondo. Nel suo vortice

 

passano Roma e Cartagine, tu e io,

la mia vita che non intendo, questa agonia

d’essere enigma, caso e crittografia

e tutta la discordia di Babele.

 

Alle spalle del nome c’è l’innominabile,

oggi ho sentito gravitarne l’ombra

nell’ago azzurro, lucido e leggero

 

che teso rassomiglia sempre a un mare,

simile a un orologio visto in sogno

come un uccello che dormendo ha un fremito.

Jorge Luis Borges
(Traduzione di Roberto Mussapi)

 

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