“Kiss me Kate” è la più bella rampicante. Viene dalla Danimarca la coprisuolo migliore, dalla Francia quella al top del profumo. Sul podio più alto, per il titolo di Best of the Best , ex aequo corolle tedesche e francesi. Sono le rose appena premiate nella IX Edizione del Concorso Internazionale organizzato dalla Tenuta La Tacita, a Roccantica, in Sabina, col patrocinio della Federazione Mondiale delle Rose. In gara ibridatori provenienti da tutta Europa. Le loro invenzioni botaniche, che per competere devono essere in commercio da almeno cinque anni, a garanzia della robustezza della specie, sono state piantate 24 mesi fa nel terreno assolato e scosceso della Tacita. Ai valutatori che le hanno seguite nel corso dell’anno si aggiunge infine una giuria internazionale che proclama le vincitrici nelle sezioni “Miglior fragranza”, Tappezzante, Floribunda, Ht (le rose da taglio), Arbustiva, Sarmentosa, fino all’“apoteosi” della Best of the Best .
Chi ama le regine dei fiori può ammirarle visitando i 130 ettari de La Tacita (0765/639031) che sono il trionfo della Rosa e della Natura. Sotto la mole del monte Fiolo la tenuta digrada circondata da boschi. E vanta un roseto d’eccezione, intitolato alla dea Vacuna, il genius loci. Un giardino tra i primi del Continente, che raccoglie 5.500 specie spalmate in 7 mila piante. Lo ha impiantato nel 2000 Anna Chiara Cimatti Mece dòmina del luogo e appassionata ispiratrice del Concorso Annuale. È lei che si fa guida al proprio roseto, progettato da Paolo Bonani, psicologo e progettista di giardini, che vi ha profuso simboli, a partire dalla forma, ad ala d’angelo. Ospita anche uno spazio zen e sette fontane dai nomi mitologici. Le stesse cancellate non sono limiti ma quinte sulle quali si arrampicano le rose. Altre tappezzanti e tanto vigorose da essere chiamate knock out popolano i declivi. Ma all’interno del roseto la fioritura – che ora è un tripudio di colori e odori, si rallenta in estate, riesplode a ottobre e regala boccioli anche a dicembre – accomuna le rose contemporane alle antiche, alle inglesi e francesi, fino alla candida bracteata, nata in Cina a fine Settecento.
Si possono anche mangiare rose, a La Tacita. Lo chef Antonio Sciullo ha elaborato trecento ricette che tra gli ingredienti contemplano petali: dall’aperitivo dal colore rosa delicato all’arrosto di maialino con mandorle e tocchi floreali, al dolce guarnito in tema. E per i fan ossessionati dalla regina dei fiori ci sono i profumi, le candele, le borse, i taccuini, le cornici…
Di rosa in rosa, il bello è anche nella Capitale, tra l’Aventino e il Palatino, sullo sfondo inimitabile del Circo Massimo. Al Roseto comunale, fino al 18 giugno (8,30-19,30), oltre alle 1.100 specie di casa che ornano i viali (vengono anche dal Sud Africa e dalla Nuova Zelanda, ci sono le “botaniche” che risalgono alla preistoria, le antiche e quelle ibridate nel Novecento) si possono osservare le vincitrici del Premio Roma, il concorso annuale nato nel 1933 per l’idea della contessa Mary Gayley Senni. Le consuete categorie sono affiancate da riconoscimenti particolari: la rosa dei Bambini, quella dei Pittori e degli Angeli senza ali, la Rosa Moderna color rosa più bella. Affascina la storia del luogo, dedicato ai fiori dal III secolo avanti Cristo, come testimonia Tacito negli Annales scrivendo di un tempio qui dedicato alla dea Flora, davanti al quale in primavera si svolgevano i “Floralia”. Poi tennero il campo orti e vigne e dal 1645 l’“orto degli ebrei”, con annesso il cimitero della comunità. Quando fu trasferito al Verano, l’area restò incolta fino al 1950. Negli anni del boom la rinascita in forma di roseto di questo blasonato spicchio di Roma: in ricordo degli ebrei i vialetti che lo suddividono ripropongono la figura della Menorah, il candelabro a sette bracci.
Rose “rustiche” popolano invece il Giardino di Pianamola, a Bassano Romano, nel Viterbese, con vista sul lago di Bracciano e sul mare. Qui la proprietaria Elisa Resegotti, produttrice cinematografica e paesaggista, ha raccordato il suo amore per il bello a una missione: salvare i cisti, le piccole e generose “rose di mare”, tipiche della macchia mediterranea. Accanita come una suffragetta le preleva da terreni in procinto di essere dissodati, corre dal litorale laziale a Orbetello, preleva le piante, le trapianta sulla sua collina di Pianamola. Resegotti ha creato questo Eden (che apre ai visitatori su prenotazione al numero 0761/635344) quindici anni fa, privilegiando un’idea di paesaggio naturale. Di qui il recupero della flora spontanea e l’attenzione al profilo delle alture, che era stato deturpato dall’espianto di ogni specie. A giugno i papaveri rosseggiano tra i cespugli di ginestra e di lavanda, mentre emozionano le poderose querce ed evocano le vibrazioni di colore impressionista le distese di cisti che modulano il bianco, il giallo, il lilla. L’anfiteatro in tufo, omaggio agli Etruschi che civilizzarono questi luoghi, ospita performance e raduni di artisti. Perché Pianamola è anche un atelier en plein air con opere create espressamente per “One Minute Tree”, la mostra curata nel 2010 dalla Resegotti , alla quale è seguita nel 2015 la rassegna “NaturaOrdineDisordine”. Il tema resta quello dell’albero come misura, totem e organismo vivente che regola lo spazio e il tempo. E si ravviva ogni anno con la Giornata del Contemporaneo, il primo sabato di ottobre, a ingresso gratuito. Un luogo tanto appartato quanto vivo, laboratorio botanico e insieme creativo.
(Nella foto: scorci de La Tacita, in Sabina ).