Itinerari per un giorno di festa
Pellegrinaggio alla “Fabbrica dei sogni”
Per gli 80 anni di Cinecittà, organizzate nel mese di maggio mostre e visite speciali agli studios di attrezzeria scenica, ai teatri di posa, a Cinegarden. Un percorso emozionante nella Mecca del cinema italiano, che riporta nei luoghi del passato ma che descrive una vivace contemporaneità
Se è vero che Roma è stata anche la Hollywood sul Tevere, che la sua storia del Novecento ha contemplato pure la Dolce Vita, che il cinema ha contribuito a segnare il boom del Dopoguerra, bisognerebbe includere tra i posti imprescindibili della Capitale la “fabbrica dei sogni”, ovvero Cinecittà. La quale da qualche anno si mostra al pubblico, non solo come un museo, ma come una vera e propria factory: i set sono tornati a essere numerosi, anche stranieri. Fiction tv, spot, videoclip si girano nei suoi viali e nei teatri di posa. Lavora instancabile qui Dante Ferretti, aspetta il ciak Lino Banfi, davanti alla villetta di Nonno Libero, con la facciata tirata su in un angolo sotto i pini della città del cinema. La quale ha appena compiuto ottant’anni (Mussolini la inaugurò il 28 aprile 1937) e li festeggia fino a tutto maggio con iniziative speciali.
Tre anni fa poi anche Federico è tornato allo Studio 5 di Cinecittà. Un Fellini giovane, alla scrivania del “Marc’Aurelio”, la rivista dove cominciò a lavorare; seduto nella platea di un teatro d’avanspettacolo o a un caffè del centro di Roma. Nello studio più grande d’Europa, il cuore di Cinecittà – “monumento” italiano tutelato dai Beni Culturali – si è girato infatti Che strano chiamarsi Federico, l’ultimo film di Ettore Scola, che fu a fianco dello spilungone riminese nella redazione del “Marc’Aurelio”. Da allora i 3.200 metri quadrati dello Studio 5 sono stati aperti al pubblico. E la Palazzina Fellini è diventata una delle tre sedi delle mostre con le quale Cinecittà si racconta: qui dagli anni Trenta alla seconda guerra mondiale, con un allestimento che include la ricostruzione in vetroresina di tre archi del “Colosseo quadrato”, l’edificio razionalista dell’Eur amatissimo dal regista di Amarcord.
Una chance in più per chi vuole conoscere Cinecittà. Il tour è capace di emulsionare l’immaginario collettivo, di unire ragione e sentimento. Fin dall’ingresso: ti metti sotto il portico di travi di cemento, sotto la scritta CINECITTÀ, e di fronte hai ancora un pezzo di campagna romana, con le pecore che pascolano e, in fondo, i pini e l’acquedotto. Dentro poi, lo “scontro” è tra i viali dritti e alberati, gli essenziali studios (22, ma non c’è il numero 17, perché la gente di spettacolo è superstiziosa), insomma l’architettura razionalista ideata dal friulano Gino Peressutti e il magma di creatività che bolle nei capannoni. La funzionalità fu l’imperativo di Peressutti: niente fronzoli, lesene di cemento a vista. All’interno, ballatoi per permettere i movimenti dei tecnici, tetti spioventi per favorire le riprese dall’alto, botole per aumentare lo spazio dell’inquadratura o da riempire d’acqua. Fellini nello Studio 5 ricreò la laguna di Venezia per Casanova. E l’enorme, enigmatica Venusia ideata per questo stesso film dallo scenografo Danilo Donati sembra stare a guardia dello stabilimento, sistemata com’è al centro del prato che orna il piazzale d’ingresso.
Celate dietro varchi seriali ci sono invece wunderkammer. Appunto lo studio di Dante Ferretti, lo scenografo premio Oscar che conserva accanto alla scrivania, al tavolone con cavalletto dove “stende” i suoi bozzetti, il mascherone di cartapesta realizzato per Le avventure del Barone di Münchausen di Gilliam. O come le sale di CinecittàSiMostra, l’esposizione che racconta in che modo si fa un film. Ecco la stanza della sceneggiatura, che spiega i passaggi dal soggetto al testo filmico; ecco i costumi indossati per esempio da Claudia Cardinale e Henry Fonda per C’era una volta il West di Sergio Leone, o l’abito di Sophie Marceau in Anna Karenina. E la sala del sonoro, nella quale si scompongono le tracce audio (dialoghi, rumori, colonna sonora). E la cabina del sottomarino S33 per U571 di Mostow. O gli oggetti di altri allestimenti scenografici di pellicole di culto, da Vacanze romane a Ben Hur a Cleopatra.
All’esterno il tuffo nel passato è facile. La Broadway di Gangs of New York, la pellicola girata qui da Scorsese nel 2002, è set che subisce continue metamorfosi: una facciata ottocentesca è diventata per Pupi Avati quella di un palazzo bolognese anni ’40; o di Roma odierna, per il Verdone di Posti in piedi in paradiso. Più in là Roma dei tempi di Cesare – con i templi colorati, com’erano davvero i marmi Spqr, lo scorcio della Suburra e del selciato dell’Appia – confina con una piazza dell’antico Egitto. Il set chiamato “Roma antica”, 4 ettari realizzati in vetroresina per la serie tv Rome di Hbo, è stato poi utilizzato per I Borgia, un videoclip di Ligabue e l’esibizione dei Coldplay. La messinscena del Tempio di Gerusalemme disegnato da Francesco Frigeri nel 2016 per The Young Messiah di Cyrus Nowrasteh è sconfinato anche su quella detta “Firenze del ‘400”: ideata inizialmente per la serie televisiva Francesco è stato modificata per Amici miei – Come tutto ebbe inizio, prequel firmato da Neri Parenti del cult movie di Monicelli e nel 2012 è stato adattato per Romeo and Juliet di Carlo Carlei.
Fino al 28 maggio, per celebrare le ottanta candeline, Cinecittà propone la domenica visite speciali agli studios di attrezzeria scenica, ai teatri di posa, a Cinegarden, dove si realizzano gli allestimenti floreali dei set (14, 21 e 28 maggio); il 7 maggio sono in programma letture animate e laboratori per bambini (questi ultimi si ripetono tutte le domeniche). “La fabbrica dei sogni” è comunque aperta tutti i giorni, tranne il martedì, dalle 9,30 alle 19,30. Il biglietto-famiglia (due adulti e due figli fino a 26 anni) costa 45 euro. Buona visione.