Tra politica, affari e cinema
Nuovo divorzio all’italiana
Un remake del capolavoro di Pietro Germi dovrebbe ispirarsi alla scandalosa vicenda del divorzio tra l'economista scaltro Vittorio Grilli e la sua simpatica signora... E alla sentenza secondo la quale «alla ex moglie non è dovuto nulla se sa provvedere a se stessa»
Allora, se fossi un produttore cinematografico, chiamerei subito i miei sceneggiatori e direi loro di scrivere un film: Divorzio all’italiana. Sì, proprio come la bellissima pellicola di Pietro Germi del 1961. Perché come quello mostrava il peso dell’artificiosità delle forme nella società italiana, così oggi un nuovo “divorzio all’italiana” ci racconta chi siamo e dove siamo arrivati.
Ai miei sceneggiatori, dunque, proporrei un film con tre protagonisti: Vittorio Grilli, Lisa Lowenstein e la Corte di Cassazione. Nella realtà, questo Vittorio Grilli è un sagace economista il cui nome da molto tempo compare in tutti gli affari che nel nostro paese mettono in (opaca) relazione interessi privati e interessi pubblici. Nella finzione del mio film, invece, ne farei un ex ministro (per esempio il cofirmatario di tutte le peggiori nefandezze sociali commesse dal governo Monti, quello che per salvare due terzi d’Italia ne buttò a mare il terzo rimanente), nonché l’uomo che ha cercato di convincere il governo Renzi a pagare la banca d’affari Goldman Sachs perché questa potesse liberamente lucrare sull’implosione di Monte dei Paschi di Siena. Finzione, beninteso! Nella realtà, invece, la signora Lisa Lowenstein è una brillantissima donna d’affari americana, esperta di «strategie di comunicazione». Benché nella mia finzione – finzione, ripeto – farei di questa donna una berciante regina dei salotti, tessitrice di trame che producono incarichi e affari tra un cocktail e un calice di champagne.
La realtà di questi due così caratteristici individui, salita agli onori delle cronache in queste ore, è un divorzio, appunto. All’italiana. Nel senso che la Corte di Cassazione (ecco il terzo impalpabile personaggio del mio film) ha stabilito che alla ex moglie (la signora Lisa, nel caso) non è dovuto alcunché perché ella è in grado di provvedere a se stessa. Una sentenza dissennata, ovviamente, perché suggerisce un principio che produce arbitrio totale nella valutazione dei tribunali. E perché – comprensibilmente e giustamente – per reazione radicalizzerà la generalizzata propensione dei giudici a difendere solo mogli nelle cause di separazione e divorzio (i numerosi mariti onesti, da sempre condannati per il reato di lesa famiglia ad essere depredati di figli, beni, case, libri, quadri, oggetti, ringraziano!).
Nella finzione del mio film, insomma, racconterei di un uomo scaltro e potente, del tutto privo di principi morali che corrompe (moralmente?) i suoi giudici fino a far emettere loro una sentenza assurda e gravissima per il solo sfizio di non pagare qualche centinaio di migliaia di euro alla moglie, una donna altrettanto scaltra, altrettanto potente, altrettanto priva di principi morali. Al punto che – nella finzione del mio film – farei dire a questa donna, nel corso di un’intervista a la Repubblica, la seguente frase: «Ho letto che il mio ex marito mi avrebbe dato due milioni. Ho avuto 500mila euro, poi più niente. È quanto guadagnano ogni anno i miei compagni della London Business School, laureati con voti inferiori ai miei. Mentre loro lavoravano, io facevo la Signora Grilli». Insomma, nel mio film la mostrerei come una semplice, ineffabile cretina fregata da un marito mascalzone.
Ecco, un film così avrebbe il pregio – secondo me – di raccontare a che punto è arrivata l’Italia; quale contraddizione la segni. Ossia: questi spregevoli individui (i miei personaggi di finzione, beninteso), hanno guadagnato denari, potere e favori buttando a mare un pezzo consistente del loro paese in nome di un non ben identificato bene superiore; la loro conclamata immoralità e la loro palese propensione all’affare opaco hanno fatto da “buon esempio” a milioni di idioti che hanno scelto la via del sopruso, della mazzetta, dell’illegalità per ottenere denaro, potere e favori; e adesso le loro ubbie personali producono una norma sbagliata che peserà sul futuro di tutti. I maschi ricchi e scaltri si pagheranno buoni avvocati per fregare le mogli e le mogli ricche e furbe convinceranno giudici di buon cuore a difenderle da mariti meno ricchi e meno furbi.
Insomma, avete capito: sarebbe un film sul vero inciucio del nuovo Millennio, quello che ha legato l’anticultura berlusconiana (il primato del profitto sulla morale) con la massificazione dell’ignoranza grillina. Questo siamo diventati, direbbe il mio film: un paese di ladri ignoranti che vogliono imporre la propria personalissima, stolida e pericolosa ignoranza per legge.
Titoli di coda: ogni riferimento a cose e personaggi reali è puramente casuale.