Pier Mario Fasanotti
Consigli per gli acquisti

Perdersi in Angola

La nostalgia secondo José Eduardo Agualusa, scrittore angolano da scoprire. Poi la guerra di Ferruccio Parazzoli e i racconti d'aprile della Sellerio

Angola. Dalla penna di José Eduardo Agualusa (nato in Angola) che la critica annovera tra i migliori narratori portoghesi di oggi, un romanzo insolito (e ben venga!) e bellissimo: Teoria generale dell’oblio (Neri Pozza, 219 pag., 16,50 euro). Stravagante la trama, che si dipana tra il disordine che fa seguito al l’indipendenza dell’Angola; insolita la figura di Ludovica, la protagonista prigioniera di se stessa in un edificio un tempo lussuoso, poi mutato e sbrindellato da non rinviabili necessità, come la fame e il freddo. «Quando scendeva la notte, si affacciava alla finestra e guardava il buio come chi si affaccia su un abisso». Questo da bambina, poi da adulta, poi da vecchia, consolata dalla presenza di un cane, unico compagno in appartamento all’ultimo piano del “Palazzo degli Invidiati”.

teoria-generale-delloblio José Eduardo AgualusaNei piani inferiori persone il cui comportamento coagula la confusione di quel periodo storico. Per gustare davvero questo romanzo bisogna che il lettore si lasci andare ed eviti connessioni logiche o temporali, tutte ghigliottinesche per chi non è abituato se non a narrazioni piane, semplici e tremendamente banali. Ludovica erige un muro interno, poco alla volta la sua vista s’indebolisce, coltiva piante commestibili in terrazzo, incontra un piccione viaggiatore che ha non solo un messaggio da portare a una donna (non arriverà mai e questo muta il destino di una persona) ma anche una pietra preziosa. «Il cielo d’Africa è molto più grande”, aveva spiegato alla sorella. La lunga, contorta e commovente vita di Ludovica è fatta anche di incontri. Anche fantastici pur raccontati con affascinante realismo. C’è per esempio l’uomo che vede scomparire cose e persone. Vero o no, ci basta questa spiegazione: «Un uomo con una buona storia è quasi un re».

ferruccio parazzoli Amici per pauraGuerra. Scrive da quando aveva quarant’anni, su registri e stilemi diversi. Ferruccio Parazzoli ormai alberga nella giusta rassegna dei migliori narratori a cavallo tra i due secoli. In questo nuovo romanzo (Amici per paura, editore Sem, 218 pag., 15 euro) torna nella città dove è nato e per un poco vissuto: Roma. Ha cinque anni, è sulle spalle del padre, e ascolta in piazza Venezia uno dei più tracotanti discorsi del duce-pagliaccio: «Spezzeremo le reni alla Grecia». È il 18 novembre del ’40. La ridicola e vanitosamente muscolare metafora di Mussolini viene proprio sgretolata dal bambino quando chiede a suo padre se Grecia sia una donna, magari la Pina, la Bernardina, come diceva sua madre lombarda. Con l’amico del cuore gioca a fare la guerra in balcone. Ma poi arriva la guerra vera, arrivano i bombardamenti sulla Capitale. Il bimbo Parazzoli, Francesco, sfolla nelle Marche, in una villa semi-abbandonata. Ci saranno altre scoperte, altri incontri, altri personaggi di grande spessore umano. Giochi di fantasia che s’interrompono col ritorno nella Roma umiliata dalle belve di Berlino. E’ tempo, dopo la Liberazione, di altri pensieri, di una nuova normalità, della maturazione. Dietro di lui il dileggio, il gioco, le fantasie marchigiane (a Macerata): elementi che impastano il tempo nuovo.

viaggiare in giallo sellerioMovimento. Meno male che c’è la Sellerio a pubblicare regolarmente dei racconti. Lo fa in certe occasioni: sport, vacanze, Natale etc. Stavolta l’editore si è agganciato ai “ponti” festivi di aprile. La raccolta s’intitola Viaggiare in giallo (302 pag., 14 euro). Sei autori. Campeggia la spagnola Alicia Giménez-Bartlett: i suoi personaggi, Patricia Delicado e il suo vice Garzòn. Sono chiamati per risolvere il mistero di un uomo fatto a pezzi contenuto nella valigia di una ragazza che ha viaggiato in bus fino a Girona. La giovane ha un fidanzato ucraino, odiatissimo dal padre. Il finale è un arguto colpo di scena. Godibile il racconto di Alessandro Rebecchi, anche se troppo diluito. Apprezzabile, realmente grottesca e divertente, la descrizione dei padani vacanzieri per un giorno in una Brianza squallidissima. L’autore cita vagamente Gadda, ma per fortuna non lo emula. Sarebbe impresa impossibile.

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