Every beat of my heart
Il segreto di Poesia
Per la Giornata che il 21 marzo celebra la regina delle Arti custodita dalle muse Calliope e Erato, i versi di Roberto Mussapi qui presentati ne svelano la sua natura. Ispirati ad Harun al Rashid, il leggendario sultano noto per la sua umanità e liberalità, sono tratti dal “Ciclo delle notti arabe”
Dal mio Ciclo delle notti arabe una poesia sul dono e la natura della poesia, sul suo luminoso segreto. Harun al Rashid, il leggendario sultano, è personaggio storico, noto per la sua umanità, liberalità, per il suo spirito di amicizia e compassione anche verso i cristiani. Per questo dalla storia è passato alla più durevole realtà del mito, figura esemplare di sovrano nel mondo islamico e in quello cristiano.
Amava quindi, proteggeva i poeti.
Nel mio ciclo lo immagino in viaggio, nel deserto, come accadeva a un sultano spesso in movimento da una provincia all’altra. E le soste avvenivano in oasi cui si recavano con sicurezza i cammellieri. Poi nasceva la corte, come d’incanto: i tappeti del lontano Oriente, le tende seriche, i damaschi… E calava il buio blu cobalto al gorgoglio dolce della sorgente, al fruscio delle palme mosse dal soffio lieve di vento.
Immagino il grande Harun in una di queste notti, di queste soste.
È l’inizio, la prima notte, ho sognato e narrato i due, il signore buono e il poeta di corte, soli, tardi, davanti alla tenda. E il nobile Harun al Rashid, che è un potente, chiede al poeta quale sia il segreto della sua arte, la poesia. «Io sono solo, lontano dalla mia donna. Ma tu che la fai apparire quando vuoi, con il canto, non soffri per la sua distanza».
La risposta del poeta rovescia l’ipotesi: poiché poesia è conoscenza, al punto che l’uomo più potente del mondo islamico chiede soccorso e lumi al poeta, questi gli svela la sua scoperta, frutto di studio e ricerca, di viaggi nel buio e ascese alla luce, di esercizio di memoria e immaginazione, di scavo nella parola e entro la sua stessa voce: la poesia è sapienza, e il segreto della sua conquista, il suo nucleo adamantino, il suo cuore lucente, è Amore.
Festeggiamo la Giornata della Poesia con questa certezza.
La risposta del poeta ad Harun al Rashid
Una notte in cui l’azzurro era più intenso
tra lo stormire delle fronde Harun decise
e guardando lontano, oltre le dune, gli chiese direttamente,
«Perché piangi, Omar? quando siamo in viaggio,
perché intoni le tue rime a un lamento di passero
quando guardi l’alone della luna e brillano le torce,
ed è ancora lontana la data del ritorno,
a Bassora, dove lei ti attende?
Io posso piangere, perché lei lontana mi è assente
e la sua immagine sfuma nel calore del deserto
scivolando dalle mie dita come sabbia,
e con l’immagine si dilegua la sua anima,
viva solo nel desiderio e nella distanza,
ma tu che fai vivere la tua donna nel canto,
che in questo istante la evochi nella voce e nel volto
oltre la finestra da cui guarda e ti aspetta,
oltre il succedersi delle notti nel deserto,
in una luce chiara e costante?
Tu puoi rendere presente adesso il suo respiro e il suo volto,
molto più del mago col genio della lampada,
perché tu evochi una persona vivente,
e non annulli la realtà ma la distanza,
e amore, non meraviglia genera il tuo miracolo».
«Come sbagli, mio signore,
a non sospettare che sia lo stesso
per te e per me, la separazione, intendo.
La separazione e basta, perché per il resto io sto peggio:
lei assente da te, muta, non ti frequenta,
ma solo attende il tempo del tuo ritorno.
Non è così per me, perché io ho in me la sua forma,
e la parola e le forze suscitanti,
e la tecnica di quello che tu chiami il mio miracolo,
ma anche il segreto di tutto questo,
incluso nella sua voce, materia prima,
la luce, la fonte,
così la mia arte è uno spasimo senza oggetto
una preghiera disertata dalla grazia,
forze in tensione che attendono un cenno.
A te, lontano da lei, manca una donna,
a me, se lei non c’è, manca me stesso.»
Roberto Mussapi
(Da La polvere e il fuoco, Mondadori, ora in Le poesie, Ponte alle Grazie, 2014)