Ritratto d'artista
Teatro del presente
Alice Spisa: «Recitare per me significa avere l’occasione di essere un po’ “più” di quello che ci concediamo di essere ogni giorno. E vorrei che ci fosse spazio per una drammaturgia del presente»
Nome e cognome: Alice Spisa
Professione: Attrice.
Età: Non più under 30.
Da bambina sognavi di fare l’attrice? Parlavo al mio pubblico affezionato e invisibile, inventavo storie, avevo degli alter ego, facevo le imitazioni. Intorno ai dieci anni ho formulato il pensiero compiuto.
Cosa significa per te recitare? Un rituale di trasformazione di cui fare esperienza insieme al pubblico; la possibilità di dare voce a chi voce non ha; l’occasione di essere un po’ “più” di quello che ci concediamo di essere ogni giorno; un’avventura di scoperta.
Il tuo film preferito? Il disprezzo, versione francese, e Un tram che si chiama desiderio.
Il tuo spettacolo teatrale preferito? (Fatto da te o da altri) Crescendo in teatro, dietro le quinte, non c’è stato un vero e proprio momento di “rivelazione”. Non c’è mai stato un confine ben definito fra vita e scena, è stato più un processo di osmosi. Ho dei ricordi di un Sogno di Jerome Savary a Taormina con Puck che camminava sul filo che sospetto mi abbia indirizzato.
Qual è l’attrice da cui hai imparato di più? Bette Davis, Isabelle Huppert, Rina Morelli, la Paiato.
Qual è il regista da cui hai imparato di più? Ho studiato in Inghilterra, lì non c’è tanto il mito del regista; mi hanno aperto dei mondi i miei insegnanti Giles Foreman e Liana Nyquist. Poi devo molto a Valter Malosti, che mi ha regalato il primo ruolo da protagonista con Lo Stupro di Lucrezia e dirige la Scuola dello Stabile di Torino, dove mi sono diplomata.
Il libro sul comodino: Le Poesie di Amelia Rosselli e I Ching.
La canzone che ti rappresenta: Sinnerman, Nina Simone.
Descrivi il tuo giorno perfetto. Amici, cibo, cane, esercizio mattutino, l’amore nel pomeriggio, venticello, serata in terrazza.
Il primo bacio: rivelazione o delusione? Delusione, l’ho fatto perché mi sentivo anziana e mi sembrava arrivata l’ora. Non i presupposti per un’esperienza indimenticabile.
Strategia di conquista: qual è la tua? Un tempo Sambuca e all’arrembaggio, ora che mi sono data una calmata lancio segnali e aspetto.
Categorie umane che non ti piacciono? I tirchi, i disonesti, i vili, gli ottusi. Chi sottovaluta l’intelligenza altrui.
Classifica per sedurre: bellezza, ricchezza, cervello, humour. Bontà d’animo, intelligenza e humor.
Il sesso nobilita l’amore o viceversa? Sono entrambi nobili.
Meglio le affinità elettive o l’elogio degli opposti? Affinità elettive di principi e ideali, fra caratteri opposti.
Costretta a scegliere: cinema o teatro? Cinema, per esplorare territori nuovi, ma il teatro è casa.
C‘è qualcosa che rimpiangi di non avere detto a qualcuno? Vaffanculo! Vaffanculo! Vaffanculo!
Shakespeare, Eduardo o Beckett? Shakespeare, ma solo perché l’ho studiato meglio.
Qual è il tuo ricordo più caro? Come mai è sempre così difficile isolare i ricordi belli? Una mattina di Natale quand’ero molto piccola.
E il ricordo più terribile? L’anno ’92, che infatti ho rimosso.
L’ultima volta che sei andata a teatro cos’hai visto? Amleto Fx.
Racconta il tuo ultimo spettacolo: Il mio ultimo spettacolo sarà un’enciclopedia dello scibile umano con esplosione finale.
Perché il pubblico dovrebbe venire a vederlo? Perché sarà rocambolesco e indimenticabile.
Il mondo del teatro è veramente corrotto come si dice? Politicizzato e un po’ depresso.
La cosa a cui nella vita non vorresti mai rinunciare. La fantasia.
Quella cosa di te che nessuno ha mai saputo (fino ad ora). Meglio così.
Piatto preferito. Toast di segale con avocado, patate dolci, frutta secca. Praticamente uno scoiattolo.
C’è parità di trattamento nel teatro tra uomini e donne? Ci sono meno ruoli, registe, direttrici, si invecchia peggio, è difficile pensare di poter avere figli… mi fermo qui per ora.
Mai capitato di dover rifiutare un contratto? Se sì, perché. Più che altro, alcuni contratti hanno rifiutato me. Altre volte, con estremo dolore, per incroci di date irrisolvibili. O perché non pagavano le prove.
Di lasciarti sfuggire un’occasione di lavoro e di pentirtene subito dopo? Ho vissuto nel luogo sbagliato in momenti propizi.
Quale ruolo ti sarebbe piaciuto interpretare nel cinema? La Storia di Elsa Morante. Dancer in thedark di Von Trier. La ragazza con la pistola. I mèlo degli anni ’50 in Techincolor.
Quale ruolo ti piacerebbe interpretare in teatro? Non faccio un Cechov, che amo tanto, dai tempi della scuola. Hedda Gabler. Winnie di Giorni felici. Alma in Estate e fumo. Polly Peachum. Beatrice in Molto rumore per nulla. Martha di Albee. “Peccato che fosse puttana”. Fedra, fra un po’. Una Giovanna D’Arco. Oppure una cosa molto punk.
Da chi vorresti essere diretta? Escludendo i morti, oggi da Ostermeier, Binasco, Van Hove, Cesar Brie, Donnellan, Katie Mitchell, Virzì, Garrone, di sicuro mi scordo qualcuno e me ne pentirò.
Tre doti e tre difetti che bisogna avere e non avere per poter fare questo mestiere. Avere tenacia, versatilità, empatia. Non avere egoismo, pigrizia, mancanza di ascolto.
Cosa accadrebbe all’umanità se il teatro scomparisse? Sparirebbero anche tv, teatro, libri, giornali? O solo il teatro? Forse andrebbero tutti al parco e si racconterebbero delle storie in cerchio.
Gli alieni ti rapiscono e tu puoi esprimere un solo ultimo desiderio. Quale? Che gli uomini possano imparare a vivere in armonia fra loro e con la natura.
La frase più romantica che ti sia capitato di dire in scena. “Dammi la bomba. Voglio essere io la prima a lanciarla. Sono forse un donna adesso? La lancerò. E più tardi, in una notte fredda… Yanek! Una notte fredda e la stessa corda. Tutto sarà più facile ora” (I Giusti).
La frase più triste che ti sia toccato di dire in scena. “Tu mi dici, Dio ha pietà degli afflitti, Dio è buono ecc. Parliamone, del tuo Dio, che lascia marcire un’innocente in manicomio” (Camille Claudel).
Cosa vorresti che il pubblico ricordasse di te? La scintilla vitale.
Hai mai litigato con un regista per una questione di interpretazione del personaggio? Si discute per cercare un punto di incontro. A volte è frustrante, a volte produttivo.
Se potessi svegliarti domani con una nuova dote quale sceglieresti? “Ho sempre voluto avere quella bellezza inopinabile”.
Che cosa è troppo serio per scherzarci su? La dignità dell’uomo.
Se potessi conoscere il tuo futuro cosa vorresti sapere? Il futuro è tutto da costruire!
Come costruisci i personaggi che interpreti? Con un processo a strati, che va dall’analisi del testo al lavoro su differenze e somiglianze, alla musica, e molto altro. E poi c’è sempre una parte di mistero.
Parallelamente al tuo percorso artistico, trovi che in questi anni ci sia stata un’evoluzione o un deterioramento del teatro? Un deterioramento dovuto anche a un mancato passaggio di testimone. I maestri sono morti aggrappandosi a quello che avevano ed è rimasto un buco. Si sono sprecati troppi soldi in passato e ci si picchia per le briciole.
Il rapporto con la parola. La interroghi, la ricerchi, la domini o ti fai dominare? Mi faccio possedere, ma tenendo le briglie.
Cosa pensi delle nuove generazioni di attori che, a volte, passano direttamente dai talent al palcoscenico? Ci sono i talent per gli attori? Più che altro, mi sembra che scontiamo ancora l’eredità del neorealismo con “gli attori trovati per strada” che diventano fenomeni all’improvviso. Credo che la stoffa si veda sulla durata, per cui dipende da caso a caso.
La morte: paura o liberazione? Passaggio.
Ti viene data la possibilità di presentare tre proposte di legge in materia spettacolo. Cosa proponi? Da attrice “giovane” (molto virgolettato, visto che in altri paesi alla mia età si vincono Oscar e si dirigono teatri), posso dare il mio punto di vista su alcuni chiari problemi: il confine sempre più labile fra formazione e sfruttamento, che ci rinchiude in una sorta di limbo eterno di semi-professionalità; questo proliferare di bandi che allo stesso tempo tagliano fuori una grossa fetta di artisti e costringono le “giovani” compagnie ad autoprodursi. Ci sono questioni complesse e spinose, pian piano le stiamo affrontando, ma ci vorrebbe un’intervista intera per parlare solo di questo.
Cosa è necessario per un’attrice: memoria storica o physique du rôle? Al physique du rôle non ci credo più molto, altrimenti non sarei qui non arrivando al metro e sessanta, con un occhio cieco e forme fuori epoca.
Hai un sogno nel cassetto che oggi può aprire. Cosa viene fuori? Una casa tutta mia. E uno chauffeur che mi porta dove voglio, quando voglio, un Ambrogio-vorrei-qualcosa-di-buono. Ho il terrore di guidare la macchina!
I soldi fanno la felicità? Si sta male senza, soprattutto sul lungo periodo ti consuma.
Qual è il tuo rapporto con i social network? Ambiguo ma positivo.
Il tuo rapporto con la critica. Quale quella che più ti ha ferita in questi anni. Ferita no, però mi fanno arrabbiare quelle superficiali e disattente o autoreferenziali in cui non si capisce niente dello spettacolo.
Poco prima dell’inizio e poi della fine di un tuo spettacolo, a cosa, o a chi, pensi? Circostanze date, controllo attrezzeria, costumi, ho fatto la pipì? Facciamo tutti Merda! Prego un po’, daje. Dopo, voglio prendere aria al più presto.
Il teatro riesce ancora a catalizzare la passione civile del pubblico in modo attivo? Sì, ma spesso non attraverso i canali ufficiali. Appena esci dalle logiche di palazzo e dai luoghi canonici, scopri un pubblico affamato, partecipe, curioso. Tutto sta nell’offerta.
Nella tua valigia dell’attrice cosa non manca mai (metaforicamente o materialmente)? Le scarpe da ginnastica, i libri e un cappello caldo.
Con i tagli economici alla cultura, il teatro diventerà un’arte di nicchia oppure ci sarà una prevalenza di teatro di medio-basso livello o amatoriale? Credo si stia preparando un uragano che spazzerà via tutto; qualcuno tornerà a galla, molti affonderanno. Non ce la si fa più. Però credo anche che la mia generazione, essendo cresciuta nel vuoto cosmico, sia provvista di grande iniziativa e saprà reinventare in qualche modo la comunicazione.
C’è un autore teatrale che credi sia poco considerato e che andrebbe rivalutato e rappresentato? Sarebbe bello piuttosto che ci fosse spazio per una drammaturgia del presente.
Meglio essere sereni, contenti o felici? Svegliarsi e scegliere ogni giorno di essere felici.
Progetti futuri? Ho iniziato l’anno ripromettendomi di uscire dalla mia zona sicura, e tutto si è messo a girare in maniera burrascosa, sono lievemente scombussolata. Però ho imparato a tacere finché non firmo!
Un consiglio a una giovane che voglia fare l’attrice. Avere gambe forti. Non sedersi mai. Leggere e studiare. Prendersi cura di sé. Non lasciarsi abbattere. Non lasciarsi abbindolare dai falsi maestri. Mangiare a sufficienza.
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Foto di: T. Le Pera, G. Caira, G. Sottile, F. Marino, S. Amato, M. Achilli.