Quattro raccolte da non perdere
La narrativa necessaria
Andrea Carraro, Roberto Campagna, Alda Teodorani, Lié Larousse e Gianluca Pavia: l'editoria riscopre il racconto, vale a dire la scintilla narrativa che racchiude l'essenza della vita
I libri di racconti in Italia sono spesso bistrattati e relegati ai magazzini o agli scaffali meno visibili delle librerie. Invece non è possibile alcuna letteratura senza la forma racconto che, rispetto al romanzo, richiede in chi scrive una concentrazione e uno sforzo maggiore, là dove in poche pagine è indispensabile far emergere il senso essenziale di una vita. I personaggi sono vite. I racconti sono la scintilla che ne racchiude l’essenza. Qui di seguito si segnalano alcuni libri di racconti, di recente pubblicazione, davvero pregnanti e appartenenti all’ormai esiguo blocco di quella letteratura necessaria, senza la quale non avrebbe senso essere scrittori e lettori. Letteratura necessaria, l’unica possibile.
Tutti i racconti di Andrea Carraro (Melville, 2016, pp.253, euro 17,50) è un libro di altissima qualità letteraria, in cui confluiscono due precedenti raccolte (La lucertola e Il gioco della verità) più alcuni inediti. In ciascun racconto vengono narrate con ferocia le relazioni umane. Carraro indaga profondamente, sociologicamente, nella mostruosità delle relazioni di potere in tutti gli ambiti, dalla famiglia, alla coppia, dall’ambito professionale a quello dei branchi. Lo stile elegante e asciutto, i dialoghi di un realismo crudissimo e le storie raccontate, tutte, di una ferocia ineluttabile e con forse la costante di protagonisti che si vedono travolti dall’infamia e in ogni modo, lecito o illecito, cercano di reagire all’ingiustizia.
Il racconto che apre la raccolta, Il balcone, narra la storia torbida di una famiglia di provincia alle prese con un ipotetico tradimento, là dove non vi è neppure tale certezza ma l’unica certezza possibile per la piccola comunità famigliare è la necessità della vendetta. Qui vengono delineati personaggi così veri e reali da far paura. Carraro è maestro nel mostrare il mostruoso insito nell’umano, specialmente in quelli che sono nuclei di pari, famiglie, piccole comunità, in particolare il sopruso che si compie ai danni di un innocente.
Il Palato della memoria di Roberto Campagna (Castelvecchi, 2016, pp. 74, euro 12,50) è un libro che parla con leggiadria di temi profondi come l’amore e l’amicizia, in bilico tra presente e passato. Si tratta di dodici racconti tutti legati dalla memoria, attraversando l’adolescenza e la giovinezza del protagonista e della sua banda di amici, tali ricordi si accompagnano, con una scrittura sempre elegante e raffinata, a un piatto o prodotto della tradizione gastronomica. È interessante come la memoria sia legata ai sensi e in particolare al gusto, e così il gusto ai luoghi, dai Monti Lepini all’Adriatico, fino al Lago di Bracciano.
Il protagonista, Flavio, è una sorta di alter ego dell’autore e ripercorre in modo felliniano il ricordo, in qualche modo mitico, idealizzato, della vita vissuta: disillusioni politiche, scorribande casalinghe, scherzi giovanili, rincorse e fughe, desideri e amori. Il concetto di memoria, dunque, legato all’esperienza sensibile e all’amore per la fisicità delle cose, a partire dai luoghi, vissuti con una sorta di poetica nostalgia.
La collezionista di organi di Alda Teodorani (Profondo Rosso, 2017, pp. 235, euro 18) è un libro che raccoglie alcuni tra i più importanti racconti della scrittrice considerata la regina dell’horror italiano. Vi sono storie horror, thriller, noir, dove il sogno e l’incubo si alternano, dove la fantasia sostituisce la realtà, generando ossessioni e deliri che sono poi quelli tipici del nostro tempo, dalla fan sfegatata che uccide l’oggetto idealizzato, a scenari cinematografici che si trasformano in realtà, da sentimenti d’amore che si trasformano in pericolose ossessioni ad abbandoni che diventano spietate vendette.
Con uno stile caldo, scorrevole e raffinato, la Teodorani ci narra le deviazioni della mente, del corpo, del vizio e della ricerca di venire a capo del mistero che sottende alla vita nelle sue forme più inquietanti. C’è un bellissimo racconto, tra i vari, che comincia come un diario della scrittrice, in cui afferma: «Una volta la nostra fantasia restava fiction. E io credo che la catastrofe sia stata scatenata dalla gente che, invece, ha sempre dato la colpa di tutti i mali del mondo agli scrittori, sostenendo che i romanzi horror e thriller istigano alla violenza oppure c’è sicuramente chi ne prende ispirazione per uccidere».
Poker d’incubi di Due di Ripicca, ovvero Lié Larousse e Gianluca Pavia (AlterEgo, 2016, pp. 192, euro 13) è un libro di racconti tra l’incubo e il reale, dove sono rappresentate situazioni al limite che pure esistono. Come l’incontro su un pericoloso ponte tra una ragazzina abusata e costretta alla prostituzione e un adolescente scappato dalla sua città in seguito a insulti e percosse dei coetanei e forse anche della famiglia. Oppure il primo racconto, flusso di coscienza di un suicida che ripercorre l’eternità in pochi istanti, prima dell’atto. O il feroce e struggente Lì, dove posso vederti, la fuga di un padre e una figlia scampati al disastro sentimentale, economico, esistenziale, e non del tutto scampati. I due autori fondendo istanze intimiste e horror-noir, con uno stile avvolgente e introspettivo, narrano l’abisso dell’umano, con tutti i possibili risvolti della disperazione. Ma lasciando trasparire la speranza della bellezza creata dall’incontro tra dannati.
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Accanto al titolo, Jannis Kounellis, Senza titolo, 1969.