Every beat of my heart, la poesia
Il viaggio interiore
«… il vero viaggiatore è chi parte per partire» afferma Baudelaire, viaggiatore per eccellenza con la sua incessante flânerie urbana e simbolica. È con lui che il poeta moderno inizia a esplorare se stesso
C’è chi parte per lenire un dolore, per avversione verso il “borgo natio”, per l’indifferenza del mondo in cui è nato, chi parte per fuggire una delusione d’amore o un amore impossibile e lacerante. Chi sogna luoghi lontani, inimmaginati se non sulla carta geografica: chi cerca scampo da una vita deludente, chi sogna un lontano Paradiso terrestre. Ma il viaggiatore obbedisce a un istinto leggero, ha il cuore lieve come un pallone volante, è per natura mobile come l’aria: non sa perché partire, ma sempre vuole partire.
Questa solo parzialmente fanciullesca dimensione dell’anima è in realtà segreto di un anelito profondo e di una superiore lettura dello spazio e del tempo. Il vero viaggiatore cerca l’ubiquità, lo muove lo spirito di Ariel, demone lieve dei venti.
Baudelaire viaggiò sempre, ogni giorno e ogni notte: a Parigi, percorrendone a piedi, incessantemente le strade, nella grande città, nella “foresta dei simboli”. Iniziava con lui il viaggio del poeta moderno: non verso mari lontani, ma entro i confini della propria città, nel mistero del quotidiano, nel profondo di se stesso. Il vero viaggiatore non cerca una terra o una consolazione. Cerca l’anima.
Il viaggio
Per il bambino, appassionato di mappe e stampe,
l’universo è pari alla sua fame infinita.
Come è grande il mondo alla luce delle lampade,
piccolo invece agli occhi del ricordo!
Un mattino partiamo col cervello in fiamme,
il cuore pieno di rancori e desideri amari,
e andiamo seguendo il ritmo dell’onda
cullando il nostro infinito sul finito dei mari:
gli uni entusiasti di fuggire una patria infame,
gli altri l’orrore della loro culla, e altri,
astrologhi affogati negli occhi di una donna,
la Circe tirannica dai profumi inquietanti.
Pur di non essere mutati in bestie s’inebriano
di spazio e luce e cieli infuocati,
Il ghiaccio che li morde, i soli che li bruciano
cancellano lentamente le tracce dei baci.
Ma il vero viaggiatore è chi parte per partire:
ha il cuore lieve un po’come i palloni,
non si allontana mai dal suo destino,
e senza saper perché ripete sempre: “Andiamo!”
E chi ha desideri a forma di nuvole,
e chi sogna, come un coscritto il cannone,
voluttà immense, cangianti, sconosciute…
E il cui nome ci sarà sempre ignoto.
Charles Baudelaire
(Traduzione di Roberto Mussapi, da Il viaggio, in Charles Baudelaire, Tu metteresti l’universo intero, a cura di Roberto Mussapi, Salani, 2012)