Giuseppe Grattacaso
A proposito de “La cosa giusta”

Il segreto di Gabriele

Il romanzo di Michele Cocchi racconta il confronto tra un uomo e un ragazzo: quasi un thriller pacato, dove al nitore dei particolari si contrappone il groviglio opaco dei sentimenti

Con il romanzo La cosa giusta (Effigi, € 14) Michele Cocchi giunge alla seconda prova narrativa dopo l’esordio avvenuto nel 2010 con la raccolta di racconti Tutto sarebbe tornato a posto. Cocchi è un narratore che manifesta, anche grazie al suo lavoro di psicologo, la volontà di penetrare a fondo nei caratteri umani, di metterne a fuoco le vistose contraddizioni, le esasperazioni, le scelte che appaiono incomprensibili, pur sapendo che una definizione precisa della profondità di un individuo è comunque impossibile, si può solo tentare attraverso il racconto di mostrare la complessità che si nasconde in ogni esistenza. Narrare dunque è avvicinarsi al mistero, raccontare e far raccontare i propri personaggi è la strada, tortuosa certo anch’essa, per cercare di capire quello che è dentro una singola vita.

Anche per questo, Cocchi non insegue le mode, non vuole piacere a tutti i costi. La sua narrativa si esprime con uno stile controllato, frutto del respiro pacato di chi si accosta alla realtà con la voglia di scoprirne i particolari, di soffermarsi sui dettagli, anche su quelli apparentemente marginali.

cocchi-cosa-giustaIl romanzo segue in parallelo, capitolo dopo capitolo alternando i protagonisti, le azioni del Ragazzo e dell’Uomo. Fino alla parte finale del libro un non detto, che siamo portati ad immaginare terribile, accompagna le vicende di entrambi. Qualcosa di cui non siamo a conoscenza porta i due personaggi ad agire e nello stesso tempo provoca tensione nel lettore. Insomma ci troviamo all’interno di una sorta di thriller, ma il ritmo della narrazione non è accelerato, come solitamente avviene in casi simili, e l’autore non sembra interessato a concentarsi sul plot, anzi è portato continuamente a deviare, a condurci fuori pista, a perdersi nel particolare.
Il narratore è molto attento alla definizione esatta degli elementi che compongono il paesaggio narrativo, conosce a fondo il territorio che racconta, che è poi quello dell’appennino tosco-emiliano: si esprime utilizzando il nome specifico di ogni figura presente nell’ambiente, sia essa vegetale o animale, sa come si chiamano gli attrezzi da lavoro. A questa estrema esigenza di precisione, al nitore con cui l’esterno viene rappresentato, si contrappone il groviglio, mai ordinato, del paesaggio interiore, che in questo modo acquista maggiore spessore e drammaticità. Anzi, più sono nitidi i particolari, più lo sguardo non riesce a mettere a fuoco il quadro di insieme, più le azioni rischiano di apparire sfocate, incamminate verso un obiettivo che continuamente sfugge. Insomma all’aumentare della chiarezza con cui viene presentato l’ambiente, si accresce anche l’oscurità che rende difficoltose le azioni dei personaggi e si aggiunge tensione a tensione.

È Gabriele, il Ragazzo, a fuggire, forse da una colpa grave, da un segreto, da una storia dolorosa. Malgrado i suoi sedici anni, è pacato e riflessivo e non sembra attratto dalle intemperanze proprie dell’età. Ad inseguirlo, con intenti che al lettore appaiono fin da subito vendicativi, è l’Uomo, che è invece nervoso, irascibile, poco equilibrato, sempre in cerca di una bottiglia, anzi di un cartone di vino a cui attaccarsi.

Appena entra in scena, il ragazzo è in fuga da qualcosa: “Quando smise di correre il sole aveva iniziato a calare. Il bosco diradava e in prossimità del torrente c’era odore di terra. Percorse gli ultimi metri camminando e premendosi una mano su un fianco, respirando con fatica. Sfilò le braccia dalle cinghie dello zaino e sedette su una roccia per riprendere fiato. Il sudore gli colava dalla fronte e gli bagnava la schiena. Di fronte a lui, un campo di granturco abbandonato lo proteggeva dalla vista; le pannocchie appesantite dalla pioggia pendevano a terra gonfie e marce”. Apparentemente, La cosa giusta è un romanzo di formazione. Col procedere delle pagine finiamo però per scoprire che la presenza di Gabriele serve anche a smascherare i limiti e le difficoltà del mondo degli adulti, che sembrano incapaci di guardare obiettivamente e serenamente la realtà.

Cocchi è cosciente delle tragedie che accompagnano ogni vita e segue i suoi personaggi con pietà, con una commozione che ogni tanto traspare e riporta le vicende, anche le più terribili, alla loro dimensione umana.In un panorama narrativo ricco di presenze, La cosa giusta si distingue per originalità e per la forza del dettato, poco incline alle soluzioni di maniera. Michele Cocchi è concentrato al fine di produrre un’espressione sempre orientata ad essere altamente significativa.

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