Angela Di Maso
Ritratto d'artista

Teatro per costruire

Giuseppe Miale di Mauro: «A me piace raccontare storie, costruisco una regia come se dovessi erigere un palazzo che ha per fondamenta il testo, per muri portanti gli attori e per facciata una serie di immagini che la drammaturgia mi suggerisce»

Nome e cognome: Giuseppe Miale di Mauro.      

Professione: Lo scrivo in inglese che fa più fico: Director, playwriter and writer.         

Età 40.

Quando e come hai deciso di “vivere” di teatro? Da ragazzino volevo giocare a pallone. A sedici anni ho debuttato tra i professionisti, e tre anni dopo ho mollato tutto. Intanto facevo parte di una compagnia amatoriale in cui il 60% di quelle persone oggi lavora in teatro da professionista. Insieme a loro ho imparato ad amarlo. A 22 anni sono entrato in Accademia ed è cominciato il viaggio…

Cosa significa costruire regie e dirigere gli attori?  A me piace raccontare storie, di conseguenza mi approccio alla costruzione di una regia come se dovessi erigere un palazzo che ha per fondamenta il testo, per muri portanti gli attori e per facciata una serie di immagini che la drammaturgia mi suggerisce. Mi piace lavorare con gli attori e per gli attori. Mi piace lasciarli liberi d’inventare il proprio personaggio senza costrizioni, mentre io sono lì come un padre che prova a indicare la strada giusta ai propri figli. Mi piace lavorare sul testo insieme agli attori, mi piace che sappiano precisamente perché dire ogni singola battuta. E alla fine se il palazzo sarà bello e accogliente, il merito è davvero di ogni singola persona che ha contribuito a costruirlo. Il teatro è un gioco di squadra.

Il tuo film preferito? Luci della città di Chaplin.

giuseppe-miale-di-mauro8Il tuo spettacolo teatrale preferito? (Fatto da lei o da altri). Il “mio” spettacolo preferito è quello che ancora devo fare. Quello fatto da “altri” è Riccardo III di Sam Mendes. Vorrei tanto rivederlo.

Hai lavorato con tanti attori. Cosa t’hanno dato e chi ricordi con più affetto? Gli attori mi hanno sempre dato tanto, sono preziosissimi e li coccolo come degli amanti. Con gli amici/colleghi/fratelli della Compagnia Nest, con la quale lavoro da anni, c’è un rapporto meraviglioso, ci capiamo con lo sguardo. Gigi Diberti, ad esempio, è un attore che mi è rimasto dentro. Ha costruito pezzi di storia del teatro con Sbragia, Ronconi, Strehler, giusto per citarne alcuni, e sfido chiunque a non provare un minimo di soggezione. Lui l’aveva capito e prima che cominciassero le prove mi chiamò e m’invitò a cena a casa sua. Alla fine della bella serata mi disse: «Io ho scelto di fare questo spettacolo perché ci sei tu a fare la regia. Faremo un bel lavoro insieme.» Non si diventa grandi per caso.

Qual è il regista da cui hai imparato di più? Faccio tre nomi diversissimi tra loro: Carlo Cerciello, Mario Martone, Valerio Binasco.

Il libro sul comodino: Candore di Mario Desiati.

La canzone che ti rappresenta: Prendine una a caso di Vasco, in ognuna c’è dentro un pezzo della mia vita.

Prosecco o champagne? Champagne

Shakespeare, Eduardo o Beckett? Shakespeare. Che c’è anche in Eduardo e Beckett.

Il primo bacio: rivelazione o delusione? Rivelazione.

giuseppe-miale-di-mauro3Strategia di conquista: qual è la tua? Non sono uno stratega. Mi affido all’istinto.

Categorie umane che non ti piacciono? Avari. Arrivisti. E i falsi, che mi fregano sempre.

Cosa significa invecchiare? Quando ti ubriachi, fai le sei del mattino e ti ci vuole un giorno intero per recuperare, nonostante l’Aulin. Un tempo, bastava solo l’Aulin.

Il sesso nobilita l’amore o viceversa? Nobilita.

Meglio le affinità elettive o l’elogio degli opposti? Affinità elettive.

Costretto a scegliere: regista di prosa, cinema o lirica? Di serie tv non c’è? In questo momento storico è il miglior mezzo per raccontare storie. In assenza, di prosa.

L’ultima volta che sei andato a teatro, cos’hai visto? Miseria e Nobiltà con la regia di Arturo Cirillo

Com’è cambiato il teatro dai tuoi esordi a oggi? Io ho esordito come attore, e ricordo che intorno a me c’erano un sacco di attori che campavano serenamente di questo lavoro.

Racconta il tuo ultimo lavoro: Certe Notti. Una storia contemporanea, ambientata nella Casa dello Studente de L’Aquila la notte del terremoto. Una storia di vita e di speranza oltre certe tragedie che sembrano soltanto spezzare vite e annullare speranze.

Perché il pubblico dovrebbe vederlo? A prescindere da questo spettacolo, dovrebbe andare a teatro per rallentare il processo di degenerazione.

Il mondo del teatro è veramente corrotto come si dice? È lo specchio della società. Attori e spettatori.

giuseppe-miale-di-mauro7La cosa a cui nella vita non vorresti mai rinunciare. Quando c’è l’amore c’è tutto. No chella è ‘a salute! (immenso Troisi).

Quella cosa di te che nessuno ha mai saputo (fino ad ora). Non mi so tenere un cicero in bocca. (di conseguenza tutti sanno tutto di me!)!

Piatto preferito: Parmigiana di melenzane.

La morte: paura o liberazione? Paura.  

C’è parità di trattamento nel teatro tra uomini e donne? Mi pare proprio di no. E mica solo nel teatro.

Mai capitato di dover rifiutare un contratto? Se sì, perché? Una volta sola, quando ancora facevo l’attore. Proprio nella fase di passaggio. Fare l’attore non mi stimolava più, pensavo solo a scrivere e a studiare da regista. Era una bella scrittura, tanti mesi di lavoro, ma non mi sono pentito nemmeno un secondo.

Di lasciarti sfuggire un’occasione di lavoro e di pentirtene subito dopo? Non mi è ancora capitato. È successo che me la strappassero, questo sì.

Cos’è un attore? Ciò di cui il teatro non potrà mai fare a meno.  

Meglio essere: felice, sereno o contento? Felice.

Gli attori dimenticano le battute: condannati o graziati? Dai, come si fa a dimenticare le battute?!

Cosa rappresenta per te il pubblico? Il senso per cui esiste il teatro.

Tre pregi e tre difetti che bisogna avere e non avere per poter fare questo mestiere. Pregi: Passione, coraggio, spalle larghe. Difetti: Presunzione, apatia, insensibilità.

Cosa accadrebbe all’umanità se il teatro scomparisse? Vorrebbe dire che sta scomparendo l’umanità.

Gli alieni ti rapiscono e puoi esprimere un solo ultimo desiderio. Quale? Di portare con me i miei affetti, cinque o sei libri e Maradona.

giuseppe-miale-di-mauro4La frase più romantica che tu abbia mai ascoltato in scena. È il mio amore, se solo potesse saperlo…

La frase più triste che ti sia toccato di sentire in scena. Ma che ce ne fotte che stiamo inquinando le falde acquifere, noi ci beviamo l’acqua minerale!

Gli attori vanno guidati o lasciati ai loro istinti? Guidati nei loro istinti.

Cosa vorresti che la gente ricordasse di te? L’esserci stato.

Hai mai litigato con un attore/trice per una questione di interpretazione del personaggio? Se sì, che comportamenti adoperi. La discussione e il confronto sono come il pane per la costruzione di un personaggio.

Hai mai litigato con un produttore per una questione di soldi? Purtroppo no. Ho un pessimo rapporto con i soldi. Sono esattamente quello che ogni produttore vorrebbe trovarsi di fronte.

Se potessi svegliarti domani con una nuova dote, quale sceglieresti? Cantare. Pagherei per saperlo fare. Ma non intonato, cantare proprio. Vorrei avere la voce di Freddy Mercury.

Se potessi scoprire il tuo futuro, cosa vorresti sapere? Niente. Non voglio sapere nemmeno cosa mi succederà tra mezz’ora.

giuseppe-miale-di-mauro2Che cosa è troppo serio per scherzarci su? La fragilità delle persone.

Qual è il tuo ricordo più caro? Il giorno del mio matrimonio.

E il ricordo più terribile? L’incidente in auto.

Parallelamente al tuo percorso artistico, trovi che in questi anni ci sia stata un’evoluzione o un deterioramento del teatro? Il teatro siamo noi che lo facciamo e siamo noi che lo vediamo. Cammina di fianco a noi e a quello che siamo. Non viviamo un momento felice della società, questo è certo.

Il rapporto con la parola. La interroghi, la ricerchi, la domini o ti fai dominare? La corteggio e cerco di conquistarla con amore.

Cosa pensi delle nuove generazioni di attori che, a volte, passano direttamente dai talent al palcoscenico? Non è colpa loro. È come prendersela con un bambino maleducato che nessuno ha mai educato.

Ti viene data la possibilità di presentare tre proposte di legge in materia spettacolo. Cosa proponi? Toglierei il teatro dalle mani della politica. Cercherei di finanziare meno ma tutti. E soprattutto darei grande sostegno “economico” ai piccoli teatri.

Cosa è necessario per un attore: memoria storica o physique du rôle? Qualunque cosa può essere necessaria per un attore.

Hai un sogno nel cassetto che oggi può aprire. Cosa viene fuori? Riuscire a fare quello che faccio fino all’ultimo giorno, e possibilmente con la stessa passione e lo stesso entusiasmo.

I soldi fanno la felicità? Non lo so, non li ho mai avuti. Sono il mio problema minore. Certo, so che non averli non rende infelici ma preoccupati.

giuseppe-miale-di-mauro5Perché si dice spesso che il teatro di regia è morto? Non so come stia in salute il teatro di regia. Non mi piace. Non lo frequento molto. Preferisco il teatro dei registi che lavorano per gli attori, per il testo, e non solo per se stessi.

Qual è il tuo rapporto con i social network? Spero buono. Cerco di non farmi mettere i piedi in testa, ché a volte basta un click.

Il tuo rapporto con la critica. Quale quella che più ti ha ferita in questi anni. Vorrei avere un rapporto con la critica più equilibrato, ma ci riesco solo quando scrivono bene. Ci sto lavorando e i miglioramenti si vedono. Una recensione (brutta) di Magda Poli non l’ho ancora dimenticata.

Poco prima dell’inizio e poi della fine di un tuo spettacolo, a cosa, o a chi, pensi? Al pubblico. Tutto quello che faccio in fondo è per loro.

Il teatro riesce ancora a catalizzare la passione civile del pubblico in modo attivo? Sì. Al NEST ci sono prove concrete che ciò accade.

giuseppe-miale-di-mauro6Con i tagli economici alla cultura, il teatro diventerà un’arte di nicchia oppure ci sarà una prevalenza di teatro di medio-basso livello o amatoriale? Più che altro spero cambi la gestione della cultura in questo paese, e sono certo che succederà. Ci arriveremo.

C’è un autore teatrale che credi sia poco considerato e che andrebbe rivalutato e rappresentato? La drammaturgia contemporanea in generale. Se devo fare un nome dico Gianni Spezzano. Ne sentiremo parlare.

Progetti futuri? Nei prossimi mesi sarò al fianco di Mario Martone e debutteremo al Nest con una versione de Il Sindaco del Rione Sanità. Poi mi aspetta una regia al Mercadante con All in, un testo che affronta il dramma della ludopatia.

Un consiglio a un giovane che voglia fare questo mestiere. Fallo se credi che sia necessario. E mettici tutto te stesso. Studia. Preparati. Scegli. Lavora. Sviluppa la tua creatività. Sii esigente. Con te stesso e con gli altri. Inventati. Scopriti. Non omologarti. Cerca di diventare qualcosa che in teatro non c’è. Non aver mai paura di recitare la tua vita vissuta. Vivi. Non perdere tempo. Non abbatterti. Lotta. Costruisci la tua carriera. Buona fortuna.

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