Every beat of my heart, la poesia
Etica e rovello
Pubblica poco Sabrina Crivelli, poche poesie limpide e ferree, d’ispirazione dantesca e tensione eliotiana. Questo suo libro, “La caduta”, un’opera impeccabile, si staglia e molto può indicare ai poeti della sua generazione
La caduta, di Sabrina Crivelli (Armando Siciliano Editore), è un libro non destinato a svanire. Un poema breve, più che poemetto, un’opera impeccabile, ardentemente fredda in cui l’autore gioca l’alta carta poematica. Visione complessa e composita del mondo, come nei modelli imperniata sulla lotta primigenia e poi storica tra Bene e Male.
Ispirazione dantesca, tensione eliotiana nell’implacabile correlativo oggettivo, tutto immagini significanti, storie che brillano e svaniscono come nella tradizione della poesia che racconta le età passate e i dilemmi del presente secondo la narrazione dettata dal sogno.
Teatrale il dialogo incessante dei personaggi affioranti dal passato e dal mito, in nebbie eliotiane o bagliori elisabettiani, dolorosamente lirico il tentativo di portarne le vicende a un senso ultimo. Mito e passato, in un’addolorata, lucida domanda sul presente sull’hic et nunc traballante di un mondo desacralizzato.
Sabrina Crivelli ha pubblicato pochissimo, poche poesie limpide e ferree, nell’elaborazione di questo libro magico nel suo divenire, lucidamente drammatico nella sua domanda di senso. Endecasillabi invisibili e ritmanti quasi in silenzio, a tratti scossi da brevi interventi in prosa, mutuanti il procedere poetico sui modelli della Vita Nuova e della Ballata di Coleridge. Come facendo nascere la voce melica da grumi di antiche narrazioni.
Trentenne, Sabrina Crivelli si staglia con un libro che può molto indicare ai poeti della sua generazione. Insegnare etica e rovello. Pensa tragicamente, lavora come un fabbro. Disilluso, non rassegnato, infuocatamente freddo.
S’inseguirono senza sosta, laggiù.
Lei lo cercava. Negli occhi distratti
per la strada densa di spettri, lei
lo cercava, nel susseguirsi lento
di passi imprigionati dal freddo,
lei lo cercava in ogni traccia,
vestigia fugaci impresse nel ghiaccio.
“Sta sotto la neve, ho bisogno di parlarti”
Lei lo aspettava, nel mondo sopito
dall’abbraccio invernale, immobile.
“Sta sotto la neve, ho bisogno di parlarti”
Lui la cercava, in ogni angolo
oscuro della città senza volto,
lui la cercava nei lunghi capelli
scuri e nelle gambe affusolate,
lui la cercava nei mille profumi
che affollavano le sale dei bar.
“Sta sotto la neve, ho bisogno di parlarti”
Lui la aspettava, nel mondo irraggiato
di luce metallica, immobile,
mentre gli sussurrava piano un tetro
vento notturno un canto suadente.
“Un eterno fanciullo una notte,
volando sui tetti di Londra, lieve
udì il suono di risa interrotte
da una voce infantile. La neve
cadeva, lei raccontava di lotte,
pirati e sirene. Gli parve breve,
ma il cielo albeggiò. Con grida dirotte
lo destò dall’oblio la folla greve.
Trovò la sua Wendy e fu primavera.
Le donò un’isola solo per loro
e mille avventure, ma non le bastò.
Anche il suo bacio nascosto era
Per lei. Se ne andò, svanì l’oro
Dei suoi capelli. Lei lo dimenticò.”
Leggera intanto la neve scendeva,
sembravano lacrime sui suoi occhi
mentre si scioglieva sul suo volto
tiepido. Sembrava piangere senza
volere, mentre il vento gelido
gli toglieva il respiro, pensava:
“Non c’è più sole, è morto col giorno. Forse il mio cuore s’è incancrenito”
E intorno il vento continuava
a spirare, senza fine né requie.
Un cielo squallido, denso di fumo,
pesava sulla sua anima come
cemento, aveva l’acre sapore
di catrame quel giorno il fetido
vento. Ansimando cercò avido
d’aria, di divorarne una boccata.
Sabrina Crivelli
(Da La caduta, capitolo primo, Finis Terrae)