Valentina Fortichiari
Riflessioni su una emergenza da affrontare

SOS lettori

Nonostante l’energia che anima le persone che partecipano agli eventi letterari, il numero di chi legge in Italia è desolatamente basso. Ma proprio per non deludere quell’entusiasmo anzi per renderlo contagioso occorrerebbe investire di più. Proviamo a immaginare come...

Sul Corriere della Sera del 29 novembre, Paolo Di Stefano, commentatore attento e critico del mondo della cultura, condivide la domanda di Giuliano Vigini sull’ultimo numero de “La Lettura” (25 novembre): «perché, nonostante il moltiplicarsi di fiere e festival del libro, la percentuale di lettori in Italia non si schioda dal 42%?». È davvero una domanda legittima, che nasconde una altrettanto legittima preoccupazione, se non un vero e proprio allarme: il dato è basso, troppo basso, tanto più se confrontato con la media europea di lettori o con la media di lettori e di pubblico nei Paesi Europei ed extraeuropei. L’Italia risulterebbe il fanalino di coda della comunità europea; sono invece i Paesi del Nord a detenere il primato di lettori non per motivi di lavoro o di studio, ma per il puro piacere della lettura, in Svezia 71,8, in Finlandia 66,2, in Gran Bretagna 63,2. A che cosa si devono questi dati confortanti? Al fatto che il buio scende presto, le attività, i negozi si fermano presto nel pomeriggio, si cena a orari che per noi sarebbero assurdi, e dunque le persone possono ritagliarsi il tempo necessario per dedicarsi alle opere del pensiero?

Gli Italiani leggono poco. Il 25% dei laureati non legge. Il 39% di manager, funzionari e politici non legge, percentuale che in Spagna e Francia scende al 17%. Che cosa fanno tutti questi non lettori, come altrimenti usano il loro tempo? Guardano la televisione, stanno lungamente in rete, non smettono di chattare? Oppure non hanno tempo libero a disposizione? I lettori calano e sono in diminuzione i libri acquistati dalle biblioteche pubbliche: con Spagna, Portogallo e Grecia siamo ai livelli più bassi. Dobbiamo pensare che sia insufficiente il livello di istruzione e di formazione? Che in famiglia i genitori non leggano a sufficienza da costituire un esempio per i figli? Che gli insegnanti vengano meno al compito di affezionare gli studenti alla lettura fin dalle prime classi della scuola dell’obbligo? Che, finiti gli studi, pochi proseguano un processo di aggiornamento e di coltivazione di sé attraverso buoni libri, quelli che Claudio Magris definisce “i nostri fratelli maggiori”?

bambini-lettoriL’abitudine alla lettura – scrive Vigini – è l’approdo di un percorso fatto di lunga pazienza. L’imprinting dovrebbe cominciare in tenera età. Le parole che corrono prima del sonno, quando ai bambini si raccontano o si leggono fiabe, restano impresse nella memoria e con grande probabilità genereranno il desiderio di leggere in presa diretta, quando sia maturata la capacità di farlo. È in quel momento fatidico l’innesco per imparare ad avere cura, successivamente, della propria mente, della propria testa pensante e non vacua, per coltivare l’attitudine alla riflessione, alla conoscenza. Basta osservare i loro occhi attenti e pieni di curiosità, almeno sin quando la stanchezza non li invada. Ma quanti genitori se ne occupano? Quanti hanno la pazienza di dedicare questo tempo alla lettura o, ancora meglio, all’invenzione di storie, alimento per la fantasia in crescita? «Siate curiosi, leggete di tutto», ha consigliato Karen Elliott House, premio Pulitzer 1984, al recente Convegno dell’Osservatorio giovani-editori (La Spezia). Tutto vuol dire giornali libri rete, senza prevenzioni di sorta. «Confrontate più voci, mettete in dubbio tutto e non aspettate il futuro, costruitelo», ha aggiunto. Ancora ci ricordiamo le parole bellissime di Steve Jobs, «Siate affamati, siate folli», pronunciate alla Stanford University, cinque anni fa, rivolte agli studenti.

E il mondo dei giornali e dell’editoria – oggi – è in grado di accendere la miccia, incuriosire, alimentare una passione? Sorvolando sul bisticcio Milano Torino (che non offre certo al pubblico una immagine di coerenza, una volontà schietta di collaborazione), come mai continuano a moltiplicarsi Festival, Fiere, Saloni, vale a dire occasioni di incontro con gli scrittori, senza che questa moltiplicazione conquisti e faccia innamorare nuovi lettori, nuovo pubblico? Sono sempre gli stessi, i lettori forti, a percorrere vie e piazze di Mantova, di Pordenone, di Sarzana, a comprare i giornali, informarsi. Nascono nuovi inserti di cultura, “Robinson” per esempio, recentissima iniziativa di Repubblica, un progetto annunciato ed elaborato da tempo, ma quanti saranno coloro che non perderanno tale appuntamento domenicale? Viene dunque da chiedersi se questo e altri inserti di cultura, come “La Lettura” del Corriere della Sera, “il Domenicale” del Sole 24 ore, sappiano parlare a un pubblico diffuso, ampio, anche di livello medio, o non siano ancora una volta mere compilazioni, aggregati di articoli e discorsi per addetti ai lavori, residui di dibattiti elitari tanto da risultare a volte criptici. La casta, anche qui, sorda ai moti e alle complessità del reale da cui è lontana, si limita ad amministrare gli strumenti culturali di cui detiene il monopolio. Accade così che si neghino ai librai i mezzi per suscitare e alimentare quel mercato di base che dovrebbe costituire l’approdo primario di ogni persona che voglia sapere, osservare, trascorrere ore piacevoli in una infinità di mondi possibili d’evasione.

In un ordine di idee non lontano da quello accennato si muove Giuseppe Laterza, che ha convocato gli Stati generali della cultura al Museo della Scienza a Milano. Tema: Innovazione e sostenibilità nell’organizzazione culturale. Interrogativi: Come si finanziano le nuove idee? Come si sostengono? Con quali risorse? Come mettere insieme pubblico e privato? L’idea gli è venuta frequentando i festival e osservando “quanta energia e quanta motivazione” anima le persone che vi prendono parte. Evidentemente è un fenomeno degno di nota, un entusiasmo prezioso, che bisognerebbe non deludere. Ci auguriamo che le risposte portino un po’ di ossigeno, di mezzi, di fondi e di investimenti concreti, non velleitari, per la cultura, per la diffusione della lettura.

 

Facebooktwitterlinkedin