Every beat of my heart, la poesia
Canto di Natale
Rinascere, tornare bambino… ogni volta. Prima del miracolo indiscusso, della pietra rimossa e del Cristo risorto, l’evento della nascita, lo stupore nella vita che si anima intorno alla grotta. Roberto Mussapi ci regala il “suo” Natale
Un augurio a tutti i lettori con una mia poesia sul Natale, una delle due comprese nel mio libro recente, La piuma del Simorgh. L’altra apparve lo scorso anno quando il volume non era ancora uscito. Potrei raccogliere un volumone di mie poesie e poemi sul tema natalizio, che invece compare di rado nella poesia italiana soprattutto contemporanea. Non intendo indagare le ragioni di questa mia tematica costante, è compito dei critici. Ma posso collaborare con loro sottolineando come uno dei libri centrali della mia vita, è A Christmas Carol di Charles Dickens, che lessi in edizione ridotta per bambini e illustrata a sei anni, mentre stavo imparando l’alfabeto, e che accanto all’Isola del Tesoro e a Moby Dick formò la trilogia della mia formazione. Due avventure di mare, un’avventura nel cielo, due giovani salpano per isole e mari lontani, un vecchio, Scrooge, per il cielo e il passato e il futuro, verso la scoperta di se stesso, seguendo tre spiriti natalizi.
Il titolo di questa poesia conferma questa filiazione. E la memoria, la mia vita. Mio padre che preparava il Natale e le sue luci, disponeva tra palme e stelle le persone. L’albero di Natale, con la sua ascesa luminosa al cielo, e il presepe, con la folla con il suo grande teatro del mondo ruotante intorno a una grotta, Altamira, Platone, e a una stella, l’astronomia dei Magi, l’osservazione del cielo, il belato degli agnelli, la folla accorrente nella notte…. Buon Natale!
A Christmas Carol
Sognai la pietra: dura, inscalfibile,
reale. E poi la grande lastra pesante
rimossa dal sepolcro,
al culmine della passione, della nascita.
Che quello fosse il suo miracolo lo appresi
a poco a poco, nel bianco del mattino e degli occhi
nell’ora in cui il sogno si muta in scienza
perdendo a poco a poco la sua aura sognante.
Ma il primo miracolo, quello riappare a tratti
in altri sogni, o mentre mi addormento,
il primo, lo stupore in cui mi persi,
un sogno caleidoscopico, sconnesso
al vaglio della memoria, magnifico:
l’affanno di tanti che respiravano,
l’odore di persone nella notte,
uomini sporchi di terra, pastori con pecore,
altri giunti a cavallo, da Oriente,
o su cammelli bardati di seta e oro,
guidati da una stella, sentii sussurrare,
fuochi accesi che illuminavano la grotta,
una strana beatitudine negli occhi
del bue, di un asino, di un agnello.
E stelle in cielo blu come in Liguria da bambino,
in piena estate, pronte a cadere in mare,
e insieme neve a folate dense e ondose
come nella mia infanzia in pieno inverno.
E una musica strana come immagino quella di Ariel
e angeli che ridevano, cantando.
Sì, prima del miracolo indiscusso,
della pietra rimossa e del figlio risorto
ci fu quello, incerto, confuso, frammentario
svanito in un lontano scampanio di slitta
ma che mi dorme accanto, come un’ombra
il primo, il più bello:
che io torno bambino, io sto rinascendo.
Roberto Mussapi
(Da La piuma del Simorgh, Mondadori)