Every beat of my heart, la poesia
Vita alla vita
Nel suo dialogo con l’Antico, alle origini dell’Oltrepassato, nei suoi incontri con le donne e i riti che furono, Isabella Vincentini svolge mirabilmente il compito che spetta al poeta: ridare voce anche al tempo remoto. E lo fa con versi che brillano
Un canto addolorato delle donne del tempo andato. I nomi di Erilla Telesilla Priscilla rintoccano dal tempo che fu, come evocando quelli leggendari di Flora, Eco, Eloisa, nella Ballata delle donne del tempo passato del grande Villon. Qui le donne della patria dello splendore, la Grecia, il mondo a cui gli dei non concedevano luce ultraterrena, premendo gli umani a emanare ogni possibile luce dello spirito nella vita terrena, nella breve vita, nella disperazione stessa del suo splendore. Che edificò il Partenone con le sue irraggiungibili immagini fuggenti, a cavallo, nelle vesti.
La Grecia che aveva una sua ombra antica, un suo passato, in cui confluivano in luce nuova misteri e ritualità d’Oriente. A questo passato del passato guarda Isabella Vincentini, secondo l’intuizione poeticamente bruciante che la memoria poetica traversa il passato per attingere a un Oltrepassato. Seguendo non certo la tradizione del letterato neoclassico, ma il fuoco di Plotino, e la lezione di Kereny, Vernant, Guidorizzi, Isabella Vincentini scrive un libro di poesia unico, illuminante, che brilla in ogni pagina come nei versi qui presentati.
Di quel passato non si cancellano i gesti naturalmente rituali, i dolci di giallo miele, il latte di mandorla, le monetine impastate. Vediamo le mani di quelle donne, scomparse, nel tempo, fatte riapparire nei loro nomi e nei loro gesti e movenze dal poeta che esegue, qui, il suo compito originario e primo: ridare vita a chi è uscito, anche in un tempo remoto, da questa vita.
Quando inizia l’antico?
Anche l’antico ha avuto la sua antichità
ma quando?
In quali mattini antichissimi
si dissolsero le figure leggere
quando leggere ragazze
entrarono nella casa
portando offerte e danzando
sul fondo nero?
Erinna Telesilla Prassilla
dove avete deposto
dolci di giallo miele,
dove il latte di mandorla
dove le monetine nei dolci di riso?
In quale spiaggia ci incontrammo
Mirtilde Nosside Corinna?
Dove eravate
quando trovai l’urna dal volto umano
e la presi dai manici
ma erano braccia, e gli occhi
mi fissarono, con testa di cavallo
e il cratere aveva capre
nere, intente a brucare agavi
e le coppe avevano antilopi
e mi fermai, di fronte alla stele
dell’ultimo saluto?
Febo non abita più qui
perduta è la fibbia di bronzo
e le emozioni riposte
in vasi cinerari raccontano
“che a piedi e non a cavallo
si entra nell’oltretomba”.
Isabella Vincentini
(Da Geografia minima del Dodecaneso, I quaderni del Battello Ebbro)