A proposito di "Storia d'Italia in 15 film"
L’Italia è un film
Ritratto (semiserio) di Alberto Crespi che ha raccontato (in un libro) la storia d'Italia attraverso il cinema. Tra una trasmissione radiofonica e una televisiva. Insomma, un continuo attraversamento di generi
Al terzo piano, edificio G, della sede Rai di via Asiago, c’è un distributore automatico di caffè e bevande varie. Di solito, chi è pigro e non ha voglia di raggiungere il bar nel cuore della sede radiofonica più celebre d’Italia e non solo, è lì che si reca per un momento di pausa. Ed è lì che molti anni fa feci al mio amico Alberto Crespi una modesta proposta per una trasmissione televisiva che mi frullava in testa da qualche tempo. Avevo pensato a lui come conduttore. Che il conduttore, se non radiofonico, non aveva mai fatto. «È una cosa che non ho mai pensato di fare, inoltre apparire in video non mi va molto». Insomma, era perfetto. Così pensavo e così è stato. Da allora ci siamo frequentati in maniera assidua e il suggello su questa unione di fatto venne apposto da Mario Monicelli, da noi adorato quotidie e intervistato sovente: per sbaglio, forse esasperato dalla nostra presenza, ci chiamò Alberto Boschi e Alessandro Crespi.
Un equivoco di natura simile si verificò anche con Nanni Moretti, con il quale realizzammo una importante porzione di un documentario scritto come al solito a quattro mani. Ricordo che in quel periodo io mi dedicavo in maniera più assidua al programma di cui sopra e Alberto pensava invece alla realizzazione del doc, nel quale appariva pure, bello come un dio greco (Cit. S.D.C.). Ebbene Nanni, allora direttore del TFF, credeva che io non esistessi e che fossi una specie di escamotage che Alberto utilizzava per giustificare certi ritardi nelle riprese: come se tutte le colpe di qualsiasi nefandezza fossero mie e lui non volesse assumersene le responsabilità. In realtà l’unica che ci attribuiamo a vicenda è quella di tifare la squadra di calcio milanese sbagliata. Ma «di questo non si parla». Anche perché in caso contrario si litigherebbe.
Cosa che accadde anni fa a causa di un disgraziato (tecnicamente) collegamento dal Festival di Cannes. Poi facemmo pace alla nostra maniera, ma per fortuna ognuno per conto suo. In realtà c’è una cosa che mi rimprovera: il nostro sostiene che il mio corpo dovrebbe essere lasciato alla scienza perché mangio mangio e non ingrasso. Alberto, non è così. Il fatto è che io ci sto attento e soprattutto (so che questo paradosso ti piace) a me è sempre più conveniente invitarmi a cena che non comprarmi un abito. Cosa che non si può dire di te, né di altri personaggi già citati del nostro entourage.
Potrei andare avanti per ore a raccontare simili facezie, ma in realtà dovrei parlare del suo nuovo libro, bellissimo, Storia d’Italia in 15 film pubblicato ne i Robinson di Laterza. Ma c’è qualcuno che può pensare che Alberto scriva un libro brutto? Conoscendolo? Difficile. Per questo vi sarà sufficiente aprirlo, dargli una letta veloce, magari rubandola in una libreria (poi però compratelo, il libro), e vedrete che diventerà la vostra droga preferita. Almeno per quelle ore in cui poi lo divorerete. Per il resto aggiungo solo che Alberto è sì un mio carissimo amico, ma è anche interista, e quindi se ne scrivo bene è perché ne penso, bene. Con lui abbiamo diviso mangiate, risate e sì, anche qualche lacrima. Della nostra amicizia, ormai ventennale, dirò solo che lo conosco bene e che, purtroppo, anche lui conosce bene me.