Every beat of my heart, la poesia
Mito America
Ancora una volta il paese di Whitman, Hemingway, Fitzgerald e tanti altri giganti genera una costola di cultura. Ora è il turno di Patrizia Villani che nei suoi versi ritorna, più consapevolmente, allo spirito di fondazione di quella terra
Luccichio di cristallo, aria asciutta, il rosso intenso della sera che si fa notte, il gioco dei rumori e dei suoni rilanciati: il cosmo dell’America nei suoi momenti paesaggistici, in questa poesia che presenta una natura assoluta, asciutta, deserto e canyon: un volto dell’America, quasi il contenitore di uomini e anime accorrenti, un paese minerale antico che chiede di essere popolato.
Sulle tracce dell’America (edito da Moretti & Vitali), da cui è tratta questa poesia, è un viaggio nel mito americano, drammatico, una sorta di poema in parti, ognuna introdotta da un titolo in inglese, che mantiene viva e incisiva la natura bilingue di Patrizia Villani, che scrive in inglese quanto in italiano. Anche in questa breve lirica, in questo passaggio, si avverte una lingua poetica asciutta e penetrante, che si innesta nel libro in una scansione epica. L’America della frontiera, della continua rinascenza e dei tragici fallimenti, ma sempre il mito scoperto da Colombo, vivente.
Leggendo questi versi e questo libro senti quanto più di generoso e generante ha dato e può ancora dare il paese di Whitman, demone ispirante di quest’opera, di Bob Dylan, di Springsteen, di Marlon Brando e Marilyn Monroe, di Miles Davis e Chandler, un viaggio incessante, una generazione di Kerouack ancora speranti. Il mito America, dall’incanto e dalla lezione dei grandi Hemingway, Fitzgerald, Steinbeck, generò una costola creante della cultura italiana, da Pavese a Vittorini all’eccezionale Giovanni Arpino, influenzando il romanzo. Ora è la poesia di Whitman e di Hart Crane a ispirare un nuovo mito America: più consapevole delle origini, dei nativi soppressi e dei canti insopprimibili degli sciamani. Patrizia Villani con questo libro e Stefano Bortolussi con Califia (antico nome della California) stanno rivivendo, in versi, questo mito, consapevoli dei drammi e delle tragedie dell’America e dell’Occidente, bisognoso di tornare allo spirito di fondazione di quel paese. E di accogliere e celebrare, aggiungo io, anche lo spirito degli oppressi, dei Navaho, dei Sioux, di Geronimo e Toro Seduto repressi e umiliati, di Billy Holiday, di Charlie Parker, dei geni neri che suonavano inni celestiali mentre i bianchi ballavano.
Ma questi sono due libri di accettazione e speranza. Europei nella coscienza, americani nello spirito d’avventura.
E riluce frammento scolpito di cristallo
l’anima in questo tramonto
limpido d’Arizona sulla mesa,
l’aria asciutta porta suoni
per miglia di deserto e canyon,
gioiello prezioso ogni goccia di linfa
per la vita di minuscole creature.
Il rosso intenso della sera si fa notte
di richiami e rumori nel buio rilanciati,
gli occhi ormai rapiti delle stelle
che a milioni affollano la volta
di questa immensa cattedrale-altari
di roccia, e il filo di fumo del bivacco
che sale esile e dritto a un cielo d’infinito.
Patrizia Villani