A proposito de "I miei piccoli dispiaceri”
Cronache dal dolore
Miriam Toews, raccontando la storia di due sorelle entra nei segreti delle passioni e degli affetti. Per mostrare che non sempre la norma è quella che vince nella vita
I miei piccoli dispiaceri (Marcos Y Marcos, 263 pagine, 18 Euro) è una biografia coraggiosa e dolcissima di Miriam Toews, scrittrice canadese che con questo libro ha vinto in Italia il Premio Sinbad degli editori indipendenti. Il New York Times lo definisce «un romanzo irresistibile», potentissimo e complicato. Per il lettore, I miei piccoli dispiaceri è un’esplosione di intelligenza e di calore attraverso cui ogni pagina ricorda la vera essenza e bellezza della letteratura. Questo romanzo fa bene al cuore perché è liberatorio, per chi lo ha scritto e per chi lo legge, e toglie il fiato perché è arguto e poetico, a volte follemente comico.
Attraverso I miei piccoli dispiaceri Miriam Toews dà forma a un dolore vero e angosciante, descrivendo, con lucidità, la malattia mentale della sorella che coinvolge l’intera famiglia. Lo fa con una devastante capacità di espressione dei sentimenti, con autenticità e franchezza, senza lasciare nulla al caso e mettendoci tutta se stessa, la sua anima e il suo cuore. La storia che viene raccontata, dunque, è quella di Yolandi ed Elfrieda, nate in una famiglia di fede mennonita, nel Canada occidentale. Elf è la sorella maggiore, bellissima, delicata nei tratti, raffinata e geniale. È una pianista di successo, acuta e intelligente. L’altra è la disgraziata. Ha alle spalle due matrimoni falliti e due figli da padri diversi. Scrive romanzi che le stanno stretti e si sente un fallimento come madre e come sposa.
Insomma, Yolandi è tutto ciò che le donne non vorrebbero mai essere e tutto quello di cui le donne hanno estremamente paura. Eppure è Elf a tentare il suicidio. E Yoli le è accanto, la consola, l’abbraccia, a volte l’aggredisce. E ogni suo gesto è determinato dall’infinito amore di una sorella. Fa anche molta fatica. Fatica nel cercare di assecondare le scelte così violente di Elfrieda e nel cercare di comprendere le sue deliranti ragioni. Sembra crollare, vacillare, barcamenandosi tra il reparto psichiatrico, gli sms ai figli, la madre, zia Tina, le cene con l’amica, la macchina guasta e il dolce marito di Elf. È una lotta continua, una giostra che mai si riposa, che continuamente gira, ruota, e va sempre più veloce.
Ma Yoli affronta tutto con intelligenza, dolcezza e tanto umorismo. Come quando, verso la fine del libro, descrivendo la sua nuova casa, racconta: «[…] La mia nuova casa cade a pezzi ma ha buone ossa, stando alla mia agente immobiliare. Temo che intenda in senso stretto. Ieri ho trovato un libro in un armadio della cucina, lasciato qui dal precedente, raccapricciante inquilino: Serial Killer dalla A alla Z».
Il centro del libro è il dolore. Il dolore di una donna che vuole smettere di vivere, che non vede più nessuna bellezza attorno a sé e che ormai nulla più riesce a farle sopportare il peso della vita. Una donna che ricerca con tanta forza la sua morte, che ha come unico obiettivo quello di togliersi la vita e che alla fine ci riesce, nonostante tutto e tutti. Il dolore di Elf è anche un dolore pieno di vergogna nei confronti dell’amata sorella, che ora è lì a sorreggerla ed a prendersi cura di lei, nonostante i suoi problemi e le sue paure.
Ma è anche Yoli a provare dolore e, attraverso la grandissima intensità di scrittura della Toews, il lettore riesce a sentirlo ed a immedesimarsi totalmente nella figura della giovane sorella e, quasi inaspettatamente, a sentire la fatica che lei prova di fronte al dolore esasperante di una sorella che vuole togliersi la vita.
I miei piccoli dispiaceri è un alternarsi di scosse e di pace, emozioni in movimento che si spostano da un corpo all’altro, passando da Yoli a Elfrieda e viceversa. Tutt’intorno anche gli altri personaggi rappresentano la trasposizione di questi due grandi impulsi. Non esiste un equilibrio temporale, e la quiete e la tempesta giocano a rincorrersi l’un l’altra. Nella prima parte del libro Yoli viene presentata come la sorella fragile, come l’’ombra dell’altra. Poi avviene un cambio di personaggio ed è Elf ad essere la sorella debole, che piange e non mangia e che implora, in maniera estremamente diretta, la morte.
Ma la straordinaria bellezza di questo romanzo sta nella fragilità che non esiste. La scrittura della Toews scorre sempre prorompente, le pagine scivolano veloci e le parole sono dei macigni e questa potenza si ritrova in ogni gesto delle protagoniste e sulla penna stessa dell’autrice. La lettera finale di Yolandi a Elfrieda è un capolavoro.
Questo libro parla di integrità, di rabbia, di sorrisi, di delicatezza, di delusione e confusione, di lucidità ed ossessioni. È forte e insegna la complessità della vita. I miei piccoli dispiaceri celebra l’amore, quello vero e profondo tra due sorelle, diverse e uguali, dai destini paralleli, unite da un legame dolce e folle, fatto di coccole, di lacrime e di vita.
«Fantasticando (ne so qualcosa)
in fuga da affanni e doveri spiccioli,
strisci con passo felpato attorno al letto
della tua cara sorella dall’aria smorta,
alleviando gli spasimi con dolci premure
e teneri accenti curativi d’amore.
Avevo anch’io una sorella, una sola,
era pazza di me, come io di lei.
Le confidavo i miei piccoli dispiaceri,
come un paziente abbracciato alle nurse,
e quel malessere oscuro del cuore
che si vergogna anche di un occhio amico.
Oh, quante volte mi svegliai a mezzanotte
in lacrime perché lei non c’era più…»
S.T.Coleridge, To a Friend, together with an Unfinished Poem. (Citata all’interno del romanzo).