Da fine settembre al Petit Palais
Wilde in mostra
Parigi dedica una grande mostra al talento e all'ispirazione di Oscar Wilde. Manoscritti, fotografie, opere d'arte: un percorso per cogliere il segreto di un dandy malinconico
Parigi si prepara alla prima grande mostra francese consacrata allo scrittore Oscar Wilde, rendendo così omaggio al celebre dandy irlandese che con il suo carisma, la sua satira pungente e la sua conversazione witty e brillante divenne una delle personalità più eclettiche e interessanti della letteratura mondiale.
Oscar Wilde fu un ardente francofilo, parlava fluentemente il francese e si recò assiduamente nella Ville Lumière tra il 1883 e il 1890. Frequentò i più rinomati salotti letterari e conobbe importanti autori come Émile Zola, Stéphane Mallarmé, Jean Moréas e André Gide. Proprio a Parigi si rifugiò dopo gli anni di prigionia seguiti alla sua condanna per “indecenza grave” a Londra. La reclusione e le ristrettezze economiche, il fumo e il bere, peggiorarono le sue precarie condizioni di salute al punto che Wilde si spense nella capitale francese nel 1900 tra l’oblio e la miseria. Sulla sua tomba nel cimitero Père Lachaise, oggi diventata luogo di pellegrinaggio, i suoi amici più fedeli fecero incidere una frase tratta dal libro di Giobbe (29:22): «Nulla osavano aggiungere alle mie parole, e su di loro stillava goccia a goccia il mio discorso».
Il centenario della morte del celebre artista passò completamente inosservato in Francia, benché Londra lo onorasse con due importanti mostre nel 2000 alla British Library e al Barbican Centre. Per questa grande prima, le Petit Palais, che ospita la mostra Oscar Wilde: l’impertinent absolu curata da Merlin Holland, nipote dello stesso Wilde, ha riunito più di 200 opere eccezionali tra manoscritti, fotografie, effetti personali, disegni e quadri provenienti da collezioni private e pubbliche in Irlanda, Inghilterra, Stati Uniti, Italia e Canada. Il Petit Palais, per altro, è un posto d’eccezione perché venne costruito per l’Esposizione Universale del 1900 che Wilde visitò poco prima di morire.
La sezione biografica avrà carattere inedito, riunendo dipinti che non si erano mai ritrovati nella stesso ambiente prima d’ora, come per esempio la collezione di 27 ritratti fotografici di Napoleon Sarony, realizzati durante la tournée americana di Wilde. I ritratti di parenti, amici e conoscenti come quelli della devota moglie Costance e del burrascoso amante Lord Alfred Douglas permetteranno un viaggio tra le relazioni letterarie, gli affetti e la vita personale dell’autore e saranno accompagnati da paesaggi, acquerelli e disegni dello stesso Wilde.
Dall’Italia, il Palazzo Rosso di Genova ha dato in prestito il San Sebastiano di Guido Reni che profondamente turbò l’animo di Wilde durante un suo soggiorno nel capoluogo ligure. Come ha spiegato Holland sulle pagine del The Guardian, Wilde si immedesimò nel martire romano al punto da assumere il nome di Sebastian Melmoth nel periodo dell’esilio parigino. Per la prima volta quest’immagine del Santo formerà parte di una mostra dedicata a Wilde, colui che si era sentito martire innocente, come San Sabastiano, di un’ottusa società.
Alla mostra non mancheranno i manoscritti delle opere più importanti dell’autore de Il ritratto di Dorian Grey o L’importanza di chiamarsi Ernesto, ma un posto d’eccezione è riservato alla tragedia Salomé, pubblicata nel 1893 con le celebri illustrazioni, in stile liberty, di Audrey Beardsley.
La mostra sarà dal 28 settembre al 15 gennaio 2017 al Petit Palais di Parigi.