Cartolina americana
I volontari di Hillay
Un pomeriggio nella sede di Chicago del comitato elettorale di Hillary Clinton. A far volontariato insieme agli americani "qualunque" che vedono «a rischio il futuro di questo Paese»
Le 4 e 10 del pomeriggio, a Winnetka nel Northshore di Chicago, in una sede locale del Partito Democratico, un giorno dopo il primo dibattito nazionale tra Hillary Clinton e Donald Trump che ha avuto più di 80 milioni di spettatori. E che trova quasi tutti d’accordo, eccetto i fedelissimi di Trump, incapaci di incassare una qualsiasi sconfitta, sul fatto che Hillary abbia stravinto contro un avversario nervoso, bizzoso che ha mostrato ancora una volta il suo lato infantile e macho interrompendo di frequente facendo battute che alla fine sono andate a suo svantaggio. Come quella che non pagare le tassa “è intelligente”.
Entro nella grande stanza ancora deserta. C’è del materiale appoggiato in un angolo, con magliette, sticker per le auto e cartelli con la scritta Clinton Kaine. Stronger Together 2016 (lo slogan della campagna elettorale di Hillary) che la gente pianta nei giardini dichiarando l’intento di voto per Hillary e per il suo vicepresidente Kaine. E nel mezzo della stanza un lungo tavolo con molte sedie. La convocazione è per le sedici, ma ancora non è arrivato nessuno. C’è solo una giovane attivista, Stacey, che sembra quella che dirige le operazioni. È appena arrivata, mi saluta con calore e comincia a preparare il materiale per tutti i volontari che uno dopo l’altro cominciano ad arrivare. Ed è un arcobaleno di colori. Arriva un giovane nero insieme a due ragazze bianche e un asiatico. Sono seguiti immediatamente da due ragazze islamiche con il velo. Poi arriva un gruppo di donne meno giovani che ridono forte e si prendono in giro. E mentre Stacey si muove in fretta preparando i pacchetti da distribuire, entra un uomo con un pacco di insegne Clinton/Kaine da distribuire. Stacey risponde al telefono dando indicazione su dove si trova la sede e poi mi spiega che i volontari dovranno fare telefonate invitando al voto per i democratici, non solo quello per Hillary, ma anche per un terzo dei rappresentati del Senato e per l’intera House of Representative, la nostra Camera dei Deputati. E mi fa vedere tutte le informazioni sugli altri candidati. È interessante notare che nelle schede che vengono distribuite ai volontari ci sono delle caselle con acronimi che indicano che non hanno trovato in casa il nominativo indicato, oppure che lo stesso non vuole essere disturbato, oppure ancora che voterà repubblicano etc. La spuntatura di queste caselle darà un’indicazione importante della situazione di quel particolare nominativo che servirà per il proseguo della campagna elettorale.
L’ambiente è allegro, gioviale, pieno di entusiasmo. I giovani sono in maggioranza, ma ci sono persone di tutte le età e di diversi gruppi etnici. E ognuno, al suo arrivo, domanda in cosa può essere utile.
La stanza si trova nella parte posteriore di un edificio e non è molto illuminata. Fa da contrappasso l’allegria di questo gruppo che starà fino alle 9 di sera e che alla fine della campagna elettorale avrà trovato una sua alchimia responsabile di nuove amicizie e di nuovi legami.
Sul grande tavolo intorno al quale siedono i volontari ci sono bustine di M&M, caramelle, cracker e altri snack. La prima signora arrivata mi spiega che è un’insegnante e che è fondamentale fare campagna elettorale questa volta perché è in pericolo la democrazia di questo paese. Continua dicendo di non avere mai fatto questa esperienza prima, ma che proprio attraverso i suoi studenti, ha capito l’importanza di partecipare a questa battaglia. Dopo di che prende il suo materiale e ascolta attentamente un giovane nero che le spiega cosa deve fare. E come. Una seconda signora mi dice che ha lasciato i nipotini alla figlia perché essere utili in questa fase è fondamentale. Ne va della salute di questo paese. Infine ci sono i giovani, alcuni dei quali confessano che hanno visto il dibattito tra Cinton e Trump solo a metà, perché erano troppo nervosi per stare fino alla fine. Ma che sono contenti che sia andato bene.
La gente continua ad arrivare e presto la stanza risuona di molte voci che sono messe presto a tacere da Stacey, il quale spiega che è arrivato il momento di cominciare a fare le telefonate e che bisogna cercare di essere convincenti nei confronti di coloro che saranno chiamati. «Bisogna enfatizzare l’importanza di queste elezioni e il particolare significato non solo del voto alla candidata democratica Hillary Clinton, ma anche agli altri candidati, perche il rinnovo della House of Representative e di parte del Senato è altrettanto fondamentale per la capacità di lavorare del futuro presidente». In questi giorni anche il presidente Obama, sua moglie Michelle e Bernie Sanders in stati diversi scendono in campo chiedendo il voto e implorando di non disperdere voti e di andare a votare, perché il non voto favorisce Trump. Tra i giovani, anche quelli che prima erano supporter di Sanders si sono convinti, specie dopo il primo dibattito tra i due candidati, che è fondamentale impedire a Trump di arrivare alla Casa Bianca. «Dopo il dibattito – mi dice uno di loro – mi sono convinto che quello che accadrà nei prossimi giorni influenzerà quello che accadrà nei prossimi anni. Per molto tempo. E non voglio correre il rischio di tornare indietro. Non me lo posso permettere».
È rinfrancante in questi momenti bui della storia di questo paese vedere tanto entusiasmo nella parte più giovane della popolazione, quella che viene colpita più duramente dalla crisi globale e dall’insicurezza della situazione internazionale.