Anna Camaiti Hostert
Dopo l'elezione di Trump

Bruto e Trump

Mark Thompson, illustre politologo del New York Times, ha analizzato il linguaggio di Trump paragonando il suo populismo a quello con cui Marc'Antonio sconfisse Bruto. E ha scoperto che quelle banalità possono conquistare anche i liberal

In un libro che è di prossima uscita, Enough Said: What’s Gone Wrong with theLanguage of Politics, Mark Thompson, chief executive del New York Times, scrive che il livello del discorso politico nei paesi occidentali si è notevolmente abbassato. Anzi le sue parole sono ancora più dure, perché in un articolo del 28 agosto sul New York Times, Trump and the Dark History of Straight Talk, scrive: «In tutto l’Occidente la lingua convenzionale della politica sta davvero attraversando una crisi di attendibilità». Non solo per la bassezza dei colpi sotto la cintura che ormai sono divenuti parte di una tecnica accettabile, ma proprio per il tipo di “retorica” usata dai politici e per il potere dei media che hanno bisogno continuamente di sangue vivo per alimentare lo sharing. A tutto ciò mi sembra vada aggiunto il peso di Internet, dove un esercito di pressapochisti spunta dal nulla ad alimentare gossip e notizie false. Che però hanno un’audience. Quindi il livello ormai è davvero basso e non basta l’appello di Michelle Obama alla Convention democratica «quando gli avversari usano colpi bassi noi dobbiamo mantenere uno standard alto» (When they go low, we go high), perché come ben sappiamo non è solo il mondo della politica a essere caduto in basso. È proprio il livello della cultura politica a essersi miseramente impoverito.

Questi sono problemi che ormai contaminano tutti i paesi occidentali. Sono tempi ormai lontani quelli in cui per parlare della politica del giorno, almeno in Italia, si citava da un lato Marx e Gramsci e dall’altro San Tommaso e Maritain. In una disamina molto articolata e ricca che arriva fino allo storico discorso shakespeariano di Marc’Antonio, Thompson cita le sue parole «I am no orator as Brutus is; But as you know me all a plain blunt man» facendo appello alla sua audience plebea a cui, pur essendo parte di un élite, si accomuna. Ed è proprio questo spirito demagogico e populista  vestito di autenticità che anima la maggior parte dei discorsi di Trump, afferma Thompson. E ne cita gli esempi: «Voglio essere me stesso. Come sapete è proprio quello che mi ha portato qui». E ancora: «Voglio dirvi la verità come è». E Thompson, citando Berlusconi che fa eco alle parole di Marc’Antonio ne riporta le parole: «Se c’è una cosa che non sopporto è la retorica. Tutto ciò a cui sono interessato è quello che è necessario venga fatto».

donald trump fansParte essenziale di questa retorica sono frasi incisive ispirate a principi pragmatici «We have to build a wall, folks» con un tono confidenziale che fa sentire il suo elettorato vicino a lui. E soprattutto che c’è un nemico comune contro cui battersi: noi contro loro. Sotto l’ala dell’andare contro la politcal correctness, che lasciatemelo dire, sarà stata a tratti anche esagerata, ma ci ha fornito un linguaggio e dei comportamenti che hanno puntato l’indice contro la misoginia e il razzismo, Trump dice ogni giorno bestialità proprio per attirare il disprezzo delle élite liberal. E nessuno si scandalizza neanche più. E più disprezzo suscita più raggiunge il suo scopo: quello di dimostrare la sua diversità dalla classe dirigente. Cosa che lo accomuna ai suoi fan che sono poi i suoi elettori.

Un linguaggio, commenta Thompson basato inoltre su frasi brevi, da generali alla “veni vidi vici” che si ispira all’autenticità, ma che è cosa assai diversa  dalla verità. Si possono sdoganare le cose più false sotto il principio di autenticità. E dopo avere chiamato questo comportamento autenticismo ne traccia la storia dall’illuminismo in poi fino ad arrivare a quello di Boris Johnson, il conservatore ex-sindaco di Londra favorevole alla Brexit e di Ted Cruz, uno dei candidati alla presidenza nel partito repubblicano. È questo senso della condanna dell’altro abbinato alla demagogia oratoria dell’autenticismo in stile «Make America great again» che rende la combinazione pericolosa. E potremmo citare i danni che vent’anni di berlusconismo hanno fatto all’Italia per scoraggiare una scelta in questa direzione. E non è abbastanza il fatto che Hillary avesse equilibrio ed esperienza. Il suo problema è quello opposto a Trump: la gente l’ha percepita come troppo cerebrale, priva di spontaneità calcolatrice, quando non disonesta, e dunque inaffidabile. Thompson suggerisce dunque il recupero di una retorica che faccia proprio un equilibrio tra le richieste della ragione, dell’empatia e quelle della verità piuttosto che dell’autenticità . «Fino a quando quell’equilibrio non viene recuperato l’autenticismo persisterà… L’autenticismo ha segnato una vittoria in Gran Bretagna con la Brexit e politici autenticistici assieme a un’estrema destra sempre più forte stanno guadagnando terreno in molti paesi europei. Sarebbe errato pensare che questo sia il fenomeno di una sola tornata elettorale».

donald trump fans2Se queste osservazioni sono fondamentali per capire che cosa è accaduto in questa bruttissima campagna elettorale, non danno tuttavia un quadro completo della situazione. Perché a tutto ciò vanno aggiunti i dibattiti che in televisione dalla mattina alla sera hanno imperversato senza sosta. Quello che è parso più imbarazzante in ambedue i partiti sono i cosiddetti esperti o politologi, tutti sempre molto giovani. Una volta ci volevano anni di esperienza e di osservazione sul campo per divenire esperti o politologi. Mi piacerebbe indagare su quali sono i criteri secondo cui vengono scelti dalle varie televisioni a cominciare da CNN. Trump ha avuto in generale più donne che uomini, tutte bionde e indistinguibili l’una dall’altra e tutte molto aggressive. Ebbene questi esperti si sono azzuffati, parlandosi addosso anche se non al nostro livello di pollaio, tirando in ballo paragoni storici assolutamente inappropriati e citazioni politiche che forse avrebbero fatto meglio a controllare C’era quasi un canovaccio da rispettare: non si risponde alla domanda del giornalista se imbarazzante, si accusa l’altro candidato, possibilmente sferrando un colpo sotto la cintura. E devo però dire che in questo sport sono stati molto più bravi i sostenitori di Trump che quelli di Clinton. Che sia per questo che Trump ha trionfato nelle urne? Comunque sia, la politica ha perso il senso del suo ruolo e delle parole per raccontarsi, ma qualcuno ha saputo approfittarne…

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