Da domani una serie di racconti
Raccontare il corpo
Andrea Carraro e Guendalina Di Sabatino hanno tenuto un corso di scrittura (presso l'Università di Teramo) centrato sulla narrazione dei corpi. Da domani Succedeoggi pubblica le storie degli "allievi"
Allora, il corso che sto tenendo da un paio di mesi, insieme a Guendalina di Sabatino, “Come raccontare il corpo”, presso l’università di Teramo sta per finire. Molti sono stati gli ospiti fra scrittori, critici, cineasti, artisti, docenti universitari ecc. (anche il direttore di questo foglio, Nicola Fano) che ci hanno accompagnato in questo percorso formativo. Gli allievi hanno potuto assistere a spettacoli, a emozionanti testimonianze, dibattiti, documentari, film, ecc. dove la rappresentazione del corpo è stata esaminata/raccontata in una quantità di forme ed espressioni: dal “corpo violato” di chi subisce violenza, al “corpo mercificato” nella pubblicità, nella comunicazione, dal “corpo discriminato” (quello dei gay per esempio) al “corpo malato”, dal “corpo umiliato e brutalizzato” (per es. gli internati dei lager) al “corpo gaudente” dal “corpo morto” al “corpo offeso, recluso” (in prigione, in carceri giudiziari ecc.). Imparare a raccontare il corpo, dunque, ecco il senso di questo corso. Ma che significa dunque, raccontare il corpo? Allora, raccontare il corpo significa anzitutto raccontare l’essere umano, né più e né meno, il suo ambiente, dentro un preciso orizzonte storico, morale e sociale. Abbiamo quindi cercato di raccontare l’uomo e la donna realisticamente – nella loro fisicità, nelle molteplici espressioni di questa fisicità.
Imparare a raccontare i 5 sensi, anche questo intendo per raccontare il corpo. Un grande scrittore lo riconosci anche per come sa rendere i profumi, i sapori, gli odori, gradevoli (per esempio di un mercato, di una trattoria, di un prato ecc.) ma anche sgradevoli (per esempio nella descrizione di un campo di concentramento, o di un campo di battaglia, o del reparto di un ospedale o di un manicomio ecc.). Ecco, raccontare il corpo vuol dire anche fare molta attenzione a questi dettagli fisici, sensoriali.
Il risultato auspicato era la produzione di un racconto o di un reportage di fine corso, scritto di proprio pugno da ciascun allievo, con pubblicazione finale su Succedeoggi e poi, forse, i migliori, in un volume antologico da noi prefato e curato. Ecco, quel momento è arrivato e la rassegna “Come raccontare il corpo” che potrete leggere nelle prossime settimane (ogni sabato a partire da domani) è il frutto del lavoro di elaborazione da parte degli allievi e anche, in qualche caso, dell’intervento di editing, mio o di Guendalina Di Sabatino (la quale, fra l’altro, ha voluto cimentarsi nella realizzazione di un proprio racconto che uscirà in coda alla rassegna).
Cominciamo con il racconto di Manuela de Luca sull’Olocausto, ispiratole da un emozionante incontro con Edith Bruck, scrittrice reduce di Auschwitz che ha raccontato, in un’aula Magna dell’Università, gremita di 700 giovani improvvisamente ammutoliti, la sua tragica esperienza nei lager tedeschi.
Ringrazio fin d’ora Nicola Fano e Gloria Piccioni per l’ospitalità. Buona lettura.