Due volumi delle Nuove Edizioni Aldine
Poesia come rivelazione
Le più recenti raccolte di Antonella Rizzo e Agostino Raff: due autori legata a una poetica dal ritmo incalzante, che fa del corpo e dei sensi il proprio baluardo
Nuove Edizioni Aldine è una casa editrice diretta da Antonio Veneziani e legata alla Cooperativa Utopia 2000: una onlus nata nel 1999 con lo scopo di integrazione e recupero di cittadini più deboli. La stessa cooperativa era già attiva in ambito letterario attraverso la rivista “Noi/Altri”. Ora avvia una vera e propria casa editrice con tre collane: LocalMente, L’Ancora e il Delfino, Festinalente. Vi è inoltre una collana di poesie, diretta sempre da Veneziani: Atelier Angelus Novus, legata a una poetica dal ritmo incalzante, che fa del corpo e dei sensi il proprio baluardo. Tra i più illustri autori pubblicati vi sono Antonella Rizzo (poetessa, scrittrice, giornalista e performer) con Plethora, e Agostino Raff (pittore, musicista, scenografo) con Care stelle.
Plethora è diviso in 4 sezioni: Genesi, Fuori dal Corpo, Dell’arte in corpo (Reciprocità), Eros e Thanatos. La poesia di Antonella Rizzo è molto potente e s’insinua con forte impatto emotivo nella mente e soprattutto nel corpo di chi legge, fa pensare a Emily Dickinson e Antonia Pozzi. La sensazione di un sé che può divenire tutte le cose non ci abbandona mai nel corso del libro. C’è una particolare attenzione al mito e all’opera d’arte, come dimostrano le poesie Su “Labirinto” di KrzysTof Rapsa e Su “Tilla Durieux come Circe” di Franz Von Stuck.
La poesia per Antonella Rizzo (nella foto) sembra essere strumento di vicinanza con il prossimo, empatia, comprensione e in un certo senso rivelazione. È sguardo curioso che s’insinua tra I due del tavolo accanto, è carne che si fa Storia, e a sua volta si fa spirito e sogno. È amore che abita dentro e si fa strumento musicale, orchestra. E poi ancora mito, canto di Orfeo nei Saturnali. È quotidiano, lamento per l’ignominia della ripetizione. È il grido del poeta che pretende epifanie e schiusure di bellezza ogni istante. Nell’ultima sezione ve n’è una dedicata a Pasolini dove la Rizzo scrive:
«Ti ricordo come un iconico santo
in un soprabito stretto, dai colli generosi
strizzato in una vita da silfide maschio
troppo povero per i ricchi
troppo ricco per i miseri».
Dove l’uomo si fa martire, sacrificio, qualcosa di sacro, che vive nella carne fino alla morte il peso delle parole. La penultima è dedicata a Sid Vicious, che viveva il limite fino all’annullamento, con la sua Nancy, straordinario amore tossico, che solo i poeti possono comprendere e amare.
Il libro si chiude con un’accusa ai poeti contemporanei pieni di sé, ma anche con una dichiarazione onirica, surreale, gioiosa: «Io sogno di essere un grosso animale mitologico che si nutre di tutto quello che incontra, in preda a un disturbo bulimico d’appartenenza.»
Care Stelle di Agostino Raff, poeta e pittore, è un libro di poesie diviso in due parti Ghirlanda dell’amor pensato – poesie per S. e Care Stelle, dove troviamo il gioco di eros e thanatos.
La scrittura di Raff è puro ritmo, si fa Jazz e usa le parole come suoni. Utilizza spesso termini aulici e li decompone in un risuono che è musicale e filosofico insieme.
«se benedico il tuo passo
di nuvola felice
è perché scendi da fieri padri
che i canti
la lotta
la danza
l’amore
ti insegnarono il bacio».
Il reale e l’onirico costantemente mischiati in un tuffo profondo che è, costantemente, presenza e immaginario. C’è il tema dell’amore, dell’abbandono, della nostalgia del tempo che fugge, una costante nostalgia che è rievocazione e ritorno. L’amore per i corpi giovani è fuso con il dolore della perdita o semplicemente di ricordi che non sono più o che tornano all’origine.
«il piacere
è il messaggio più forte
l’unico
che dal nostro soffio esce e naviga
al vento dell’Origine»
C’è poi nel libro un confrontarsi con le forme della natura, colta nella sua bellezza, nel suo divenire altro, divenire resto, rovina. E un grido contro lo scenario attuale di costante disastro.
«……………………………………………….
allo scenario della minaccia attuale
non oppone che una
torpida coscienza
d’animale irriflesso sventrato»
Nell’ultima poesia, Il lucernario veneto, c’è uno dei più bei versi che mi sia capitato di leggere, dove l’ossimoro sembra una finestra sul sacro e racchiude forse tutta la poetica di Raff:
«piove della luce che ustiona.»