Cartolina dall'America
Il sogno di Hillary
È la prima candidata donna alla Casa Bianca: come ha detto Obama, ci sono cose che solo lei, una donna potrà fare. Per esempio, trasformare la paura in fiducia in se stessi. E, dunque, in ottimismo
Mi ero ripromessa di non scrivere sulle Convention che si sono tenute negli Stati Uniti rispettivamente la settimana scorsa quella repubblicana e questa quella democratica. E c’ero riuscita quasi, fino a quando alla Convention democratica non è arrivata Michelle Obama. Un discorso di 15 minuti che ha commosso tutti al punto che un commentatore politico, Van Jones, ha affermato che chi non è stato toccato dalle sue parole «ha bisogno di vedere un dottore».
La first lady ha ricordato prima di avere visto il primo giorno di scuola subito dopo l’insediamento alla casa Bianca le due piccole figlie di 7 e 10 anni, Sasha e Malia, con i loro visetti appoggiatiti ai vetri scuri di un’enorme macchina piena uomini con le pistole e, girandosi al marito di avere detto, «ma che cosa abbiamo fatto?». Poi ha affermato che il supporto a una persona come Hillary è motivato dal fatto che la presidenza è soprattutto un esempio per i nostri figli e per la gioventù. «È l’eredità che lasciamo loro, un’eredità la cui storia è quella che mi ha portato qui su questo stage a sostenere Hillary. È la storia di generazioni di persone che hanno sentito la frusta del soggiogamento, la vergogna della schiavitù, la ferita della segregazione ma che hanno continuano a combattere e a sperare; a fare quello che è necessario fare, cosicché mi sveglio ogni mattina in una casa che fu costruita dagli schiavi e guardo le mie figlie, due giovani ragazze nere belle e intelligenti, giocare con i cani sul prato della Casa Bianca». E poi c’è stato il discorso anch’esso di forte supporto a Hillary da parte di Bernie Sanders. Un momento entusiasmante e commovente con i suoi fan nel parterre che piangevano per la sua rinuncia, ma sostenevano i cartelli di Hillary. Quello che mi ha spinto a scrivere è questa rinnovata idea di una sinistra unita e pronta, come ha detto Sanders, a compiere una rivoluzione che è ormai iniziata e che non si fermerà.
Strong together è stato lo slogan della Convention. Proprio per questo Sanders ha spronato tutti a ritrovare l’unità e a votare per Hillary. contro un avventurista come Donald Trump che tutti i giorni ne combina una di troppo. Ultima quell’appello alla Russia di Putin a svelare al mondo le mail di Hillary. Incoraggiando uno stato estero a compiere azioni di spionaggio solo per combattere la sua avversaria politica. Salvo poi affermare che era uno scherzo. Ricorda qualcuno? A noi italiani certamente sì. Ma questo è molto più pericoloso.
Poi ci sono state le parole di Bill Clinton personali ma anche politiche che hanno ricordato la loro storia di coppia e le mille iniziative politiche della moglie durante il corso della sua vita da quando, appena laureata, ha rinunciato a lavorare in uno studio di avvocati dove avrebbe potuto fare tanti soldi, girando su tutto il territorio nazionale, in favore dei diritti civili e delle donne, per l’assistenza scolastica e medica ai bambini handicappati, poi, come first lady, quando si è battuta per la necessità di una riforma sanitaria e infine come Segretario di stato nell’amministrazione Obama. Ha descritto il carattere di Hillary come quello di una che non molla mai, che si rialza se perde e continua a combattere, tenace, determinata. «Se volete davvero cambiare per il meglio le vostre vite, non conosco nessuno più capace di Hillary a farlo» ha detto Bill. Poi, un discorso anch’esso molto toccante e diretto alla classe media e operaia è stato pronunciato dal vicepresidente Joe Biden che accusato Trump di essere impreparato e ha lamentato il fatto che ci possa essere qualcuno che può essere fiero della frase «sei licenziato» (you are fired!) come nel suo programma televisivo.
E poi c’è stato il presidente Obama che ha completamente invertito il messaggio di paura lanciato da Trump dando un’immagine positiva del paese citando Reagan in opposizione al candidato repubblicano che vuol far credere a un paese impaurito e che ha perso il suo coraggio presentandosi come l’unico in grado di risolvere la situazione. Ricordando le molte riforme che sono stata fatte sotto la sua presidenza, Obama ha infuso una vena di ottimismo parlando di come ha risollevato l’economia, creando nuovi posti di lavoro, del fatto che ha ritirato le truppe da molti teatri di guerra, firmato trattati diplomatici con molti paesi a cominciare da Cuba e a seguire con l’Iran, riconoscendo giuridicamente alla comunità LGBT il diritto di sposarsi, facendo infine anche passi in avanti sull’ambiente. Poi ha menzionato la sua esperienza con Hillary come segretario di Stato ricordando la drammaticità dell’uccisione di bin Laden quando è stata presa la decisione di compiere l’operazione. E ha concluso che adesso è arrivato il momento di passare il testimone a Hillary perché compia le molte cose che ancora restano da fare. «Nessun uomo o donna, neanche io, ne’ Bill siamo qualificati come lei a fare il presidente». E ancora: «Non importa quanto la gente cerchi di metterla ko. Lei non molla. Mai». Alla conclusione del suo discorso, Hillary è uscita dal palco e c’è stato un abbraccio tra i due durante il quale Obama le ha bisbigliato in un orecchio, ma si è potuto vedere chiaramente: «Sono cosi fiero di te!».
Va inoltre menzionato il discorso di colui che Hillary ha scelto come vicepresidente, Tim Kaine, ex governatore della Virginia, che si è sorpreso di essere sul palco e di essere stato scelto. Ha parlato con partecipazione e grazia invitando anche i repubblicani scontenti a votare per Hillary
Ma forse uno dei discorsi più importanti è stato quello di Michael Bloomberg, democratico fino al 2000, ex repubblicano ora indipendente ex sindaco di New York per tre volte, imprenditore di grande successoche ha attaccato ferocemente Trump mettendo in guardia non solo i democratici ma tutti quanti dall’eleggerlo. «Credetemi, sono un newyorkese anch’io, e quando vedo un truffatore me ne accorgo immediatamente»,ha detto Bloomberg. E ha continuato dicendo «anch’ io ho creato un impero ma non avuto in dono un milione di dollari da mio padre» tra l’acclamazione dalla folla sottostante.
Nei quattro giorni della kermesse, che ha avuto una coreografia eccezionale, sul palco si sono succeduti star e persone comuni in un tourbillondi cultura pop, di vita e di tragedie quotidiane. Un vero spettacolo di grande umanità, ma anche divertente. C’è stata Meryl Streep vestita con un patriottico abito a stelle e strisce, che ha urlato il nome di Hillary e ci sono state le madri dei giovani neri uccisi negli ultimi tempi dalla polizia, rappresentanti del movimento Black Lives matter, Paul Simon e la piccola immigrata che ha parlato di quando aveva paura di non trovare a casa i genitori senza documenti, perché sarebbero potuti essere stati deportati, affermando tuttavia che non avrebbe saputo dove andare perché gli Stati Uniti sono l’unico paese che conosce, perché qui è nata. E poi si sono succeduti Carol King e i rappresentanti della comunità LGBT con le loro storie; Katy Perry e la vedova di un poliziotto, star dello sport come Karim Abdul Jabbar e i genitori di un militare musulmano nato in Arabia saudita, naturalizzato americano e morto in Afghanistan perché aveva scelto di servire il proprio paese. È stato uno spettacolo entusiasmante e pieno di futuro, caratterizzato da quell’«audacia della speranza che sconfigge i demagoghi» come ha detto Obama.
Infine c’è stato il discorso di accettazione della nomina da parte di Hillary presentata dalla figlia e da un video da cui si evinceva che il senso della giustizia e il dovere di battersi contro il bullismo e i prepotenti ( il riferimento a Trump è evidente), le sono stati instillati fin da piccola da sua madre. Un discorso che ha mirato all’unificazione del paese e del partito, progressista e patriottico allo stesso tempo. Una volta lo si sarebbe definito di sinistra. E infatti Hillary si è rivolta immediatamente a Sanders e ai suoi sostenitori ringraziandoli del supporto prezioso, affermando che ci sono obiettivi sociali che sono di importanza essenziale. “I have heard you; your cause is our cause” ha detto Clinton. E di nuovo sotto lo slogan strong together ha citato la famosa frase di Franklin Delano Roosevelt “The only thing we have to fear is fear itself contro Trump che invece continua a istillare un’insicurezza che nasce dal senso di paura e di disperazione. E ha enumerato tutti quanti i temi principali della sua campagna elettorale. Partendo da quelli del mondo del lavoro e della sanità: «perché è una questione di come funziona la democrazia» ha affermato Hillary. E se i lavoratori non stanno bene la democrazia non sta bene. E il Partito democratico è il partito dei lavoratori. Ha citato i padri fondatori e il loro spirito comunitario. Ha parlato anche del suo libro “It takes a village” dove parla proprio dei temi sociali che coinvolgono la collettività. tra di essi la necessità di un miglioramento dell’economia in termini di posti di lavoro, di un aumento dei salari e del minimo salariale, di paga uguale tra uomini e donne, di congedo per maternità, di espansione delle pensioni sociali, di mantenimento e allargamento dell’assistenza sanitaria, di riforma dell’immigrazione. Inoltre domandandosi come avrebbe finanziato tutti questi obiettivi sociali ha parlato di un aumento della tassazione delle grandi corporations, di Wall Street e di quell’1% dei più ricchi.
Riprendendo dunque temi cari al movimento Occupying Wall Street Inoltre ha accusato Trump di essere nelle tasche della lobby delle armi e che è necessario fare una riforma della legislazione in materia. Citando la sua nomination a presidente degli Stati Uniti come prima donna nella storia del paese ha usato un’espressione molto suggestiva dicendo che dove non ci sono soffitti il cielo è l’unico limite. Ha parlato poi di rottura delle barriere razziali e di genere e ha affermato che piantare semi che saranno visti solo da coloro che verranno dopo di noi rappresenta l’idea di un futuro che è stato fin dall’inizio nelle intenzioni dei padri fondatori. Per ora a noi basta pensare che Hillary Clinton potrebbe diventare la prima donna presidente degli Stati Uniti dopo il primo presidente nero. Un altro record che potrebbe fare la storia di questo paese.