Nella cittadina umbra
Catarsi & Ruggine
Anna Luisa Pignatelli, con il romanzo "Ruggine" edito da Fazi ha vinto la seconda edizione del Premio Lugnano. Per il racconto inedito il riconoscimento è andato a Francesca Pontiggia
Nella piazza della stupenda collegiata romanica di Santa Maria Assunta si è concluso, con la presentazione di tutti i finalisti e la proclamazione dei vincitori – in una serata con musiche e canti ispirati ai libri, condotta dalla curatrice del premio Elisabetta Putini con l’attrice Cecilia D’Amico e il gruppo jazz della cantante Ludovica Manzo – il secondo Premio letterario nazionale Città di Lugnano. Per i romanzi editi ha vinto Ruggine di Anna Luisa Pignatelli (Fazi, pp. 152 – 16,00 euro): racconto intenso e nero tutto su un piano esistenziale e dalle radici arcaiche che si legano a stilemi da tragedia greca; anche se il finale, come ribaltando ogni possibilità di catarsi e giustizia in modo quasi beffardo, appare più moderno e sorprendente. Con quella visione della morte che «soppesava di mese in mese i vegliardi di Montici per scegliere quali portarsi via, non riconoscendo in quella donna tenace uno di loro, volesse punire la sua diversità con l’abbondanza di giorni che le lasciava da vivere».
Per la sezione racconti inediti a tema, quest’anno ”Il segreto”, è risultata vincitrice Francesca Pontiggia con Secret, giocato sul sostenersi a vicenda di due punti di forza, la ricerca espressiva e la costruzione di una forte tensione emotiva, raccontando di una mondo in cui sopravvivono radici arcaiche e la vicenda di una ragazza cui si attribuiscono poteri particolari che ne fanno un venerato punto di riferimento per la gente di quelle montagne e assieme una diversa. Il racconto, con quello degli altri 4 finalisti è stato pubblicato in un volume intitolato Segreti indiscreti (Intermedia Ed, il cui ricavato sarà interamente devoluto all’Associazione Libera).
Il premio Città di Lugnano, promosso dal Comune di Lugnano in Teverina (Terni) è assegnato da una giuria di esperti composta da Paolo Petroni (presidente), Daniela Carmosino, Simone Marcuzzi (vincitore della prima edizione), Annagrazia Martino, Giorgio Nisini, Giorgio Patrizi e Carlo Zanframundo, più il voto finale di una giuria popolare dei paesi dell’Amerino attorno a Lugnano.
Anna Luisa Pignatelli, toscana di nascita, ha trascorso molti anni fuori dall’Italia, fra cui alcuni a Dar es Salaam, a Seoul e a Città del Guatemala ed è forse più conosciuta in Francia, dove, nel 2010, ha vinto il Prix des lecteurs du Var con la traduzione del suo primo libro, Nero toscano. Questo suo nuovo racconto, Ruggine ha la cupezza e la dannazione di certi personaggi di Tozzi e si avvertono echi di Casa d’altri di Silvio d’Arzo. Per Gina, detta Ruggine a causa del suo attaccamento al gatto Ferro, la vita è fatta di emarginazione, di solitudine, di rimorsi per qualcosa che le è accaduto e di cui protegge il segreto, visto che riguarda suo figlio Loriano, internato in una casa di salute. Nel paese in cui vive la scansano tutti dandole l’impressione «che tutti sappiano», agendo con crudeltà e grettezza, quasi un coro ostile che non fa che metterla in difficoltà, che la fa stare sempre in guardia, intimorita, raggelata pur amando istintivamente, pervicacemente la vita senza amarezza. È il quadro di una dannazione generale senza sensi di colpa, di una “società incivile” che guarda, giudica e esclude protetta dalle persiane. Lei avrebbe anche voglia di leggere, ma si vergogna di comprare libri perché «le sembrava un’azione riservata ai signori». Si sentiva come «un’acacia nodosa, contorta dallo scorre del tempo, ma capace di tardive fioriture, perché radicata in una terra di profumi nel cui dolce paesaggio sembrava a volte mitigarsi perfino la cattiveria dei suoi abitanti».
Il romanzo vive di una scrittura asciutta e finemente letteraria, a suo modo lirica, forte e sottile nel far emergere le psicologie e gli umori, nel creare atmosfere sempre in modo non esplicito e fuggendo qualsiasi retorica. La solitudine di questa anziana donna, sola davanti alla fine della sua vita e che non si arrende dentro se stessa, che difende il proprio vissuto per quanto inquietante possa essere, è l’emblema dell’emarginazione, della vecchiaia solitaria quando si presenta con una sua quasi imprevista umanità e magari la sua parte più oscura. Attorno quindi tante altre figure, dall’assistente sociale ai vicini, una copia di professori, ma capaci di un’apertura verso Ruggine solo il prete e il Neri, la cui morte non a caso lascerà Gina “con la schiena piegata”, ma incapace di piegarsi alla meschinità e ipocrisie del paese, mantenendo viva una sua curiosità e disponibilità verso il mondo, contro ogni maledizione del vivere.
I romanzi i finalisti del Premio Città di Lugnano, dato un ex aequo, sono quest’anno sei, qui in ordine alfabetico per autore: Giuseppe Catanzaro, Charlie non fa surf (Ed. Elliot); Claudio Morandini, Neve, cane, piede (Exorma); Anna Luisa Pignatelli, Ruggine (Fazi); Gilda Policastro, Cella (Marsilio); Francesco Ricci, Fatto di sangue (Ediciclo) e Antonio Rossetti, Qualunque cosa sia Dio (Albatros). I racconti inediti finalisti sono, sempre in ordine alfabetico per autore: Antonio Antonelli, La levata delle 13; Carlo N. Ceccarelli, La Fede; Luca Ceragioli, La mia barberia; Flavio Minelli, Infatuazione senile e Francesca Pontiggia, Secret. Per questa edizione la giuria ha anche deciso due menzioni speciali a due romanzi editi: Emidio D’Angelo, Eravamo a Trebisonda (Equinozi) e Fabiola Cecchini, Sarà la volta buona (Il Mulino Onlus). Il premio è promosso dal Comune di Lugnano in Teverina e apre le Settimane della cultura nel paese umbro.