Il voto (storico) in Gran Bretagna
Contro l’Europa
Il 75% dei giovani fra i 18 e i 24 anni ha votato contro la Brexit, mentre il 61% degli ultra-sessantacinquenni ha votato per uscire dall'Europa, il 71% dei laureati ha votato per restare nell’Unione, il 29% per uscire
È successo. Il Regno Unito ha preso la sua decisione ed è fuori dall’Unione Europea. Ha vinto il Leave (lasciare) con il 51,9 % dei voti contro il Remain (restare) fermo al 48,1%. I risultati di questo referendum mostrano però un Paese profondamente diviso, come emerge dal sondaggio dell’agenzia YouGov: il 75% dei giovani fra i 18 e i 24 anni ha votato contro la Brexit, mentre il 61% degli ultra-sessantacinquenni ha votato per uscire dall’Unione europea, il 71% dei laureati ha votato per restare nell’Unione, il 29% per uscire. Il Remain è stato votato soprattutto in Scozia, in Irlanda del Nord e a Londra.
Le reazioni del mondo politico non si sono fatte attendere. «Ci aspettiamo che il governo del Regno Unito dia effetto alla decisione del popolo britannico al più presto possibile, per quanto doloroso potrà essere il processo», hanno affermato il presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker, il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz e il presidente di turno, il premier olandese Mark Rutte, in una dichiarazione congiunta dopo il vertice di crisi nella sede della Commissione Ue a Bruxelles.
Nigel Farange, leader dell’Ukip (UK Independence Party), il partito che ha fatto dell’euro-scetticismo la propria bandiera e che ha fortemente voluto il Brexit, ha proposto di scegliere il 23 giugno come il nuovo “Independence Day” perché «una nuova alba è sorta su un Regno Unito indipendente». Insieme a lui, esultano altri leader europei anti-europeisti come Marine LePen del Front National e Geert Wilders dell’olandese Pvv che invocano simili referendum per la Francia e l’Olanda.
Il Primo Ministro inglese, David Cameron, ha invece annunciato le sue dimissioni. Egli stesso aveva promesso questo referendum, allo scopo di “dare voce” al popolo inglese, ma spinto soprattutto dal clima di tensione e di aspre divergenze intestine allo stesso partito conservatore. Durante la campagna, Cameron aveva fortemente parteggiato perché il Regno Unito restasse nell’Unione Europea con lo slogan «stronger, safer, better off» (più forti, più sicuri, migliori). A seguito della vittoria degli euro-scettici, Cameron ha spiegato la propria decisione affermando che «non sarebbe giusto essere il capitano che conduce il Paese verso la sua prossima destinazione».
La decisione non ha precedenti e comporterà nuove negoziazioni commerciali, nuovi accordi politici e amministrativi tra il Regno Unito e quello che diventerà un blocco di 27 Paesi. Il risultato ha scioccato gli investitori, seminando il panico tra i mercati di tutto il mondo. La sterlina ha toccato i minimi storici dal 1985, in caduta libera del 10%, e numerosi esperti hanno espresso le loro preoccupazioni per la competitività e stabilità del mercato interno, minando così il ruolo di potenza finanziaria che oggi occupa Londra.
Non è ancora chiaro cosa succederà ai quasi due milioni di lavoratori inglesi residenti in Europa. Molto dipenderà dagli accordi: se il Regno Unito introdurrà delle restrizioni sui permessi lavorativi, come si augura l’Ukip, gli Stati membri potrebbero fare altrettanto richiedendo agli inglesi visti e permessi di soggiorno, come qualsiasi altro lavoratore extra-comunitario. Le preoccupazioni sono molte anche per gli stranieri che vivono e lavorano nel Regno Unito: l’ambasciata italiana ha rassicurato i nostri connazionali «il governo veglierà sul rispetto dei diritti acquisiti dei cittadini italiani tanto nell’immediato quanto nei futuri negoziati per l’uscita del Regno Unito dall’Ue».
Il Regno Unito ha preso la sua decisione e adesso dovrà affrontarne, da solo, le conseguenze. La sconfitta è però di tutti gli Europei perché le divisioni, gli interessi personali, l’odio xenofobo hanno oggi prevalso nella Brexit e la scelta degli Inglesi ridisegna così le nostre speranze.