Israele: un breviario di viaggio
Chi pulisce il Santo Sepolcro?
Piccolo vademecum in ordine alfabetico tra storia e leggenda, spa e mercati delle pulci, ortodossi e spiriti liberali, muri vecchi e nuovi, cibi raccomandati e luoghi trendy nelle mille luci di Tel Aviv. Mentre nel luogo sacro del cristianesimo si accendono beghe da condominio…
Ebraico: come lingua è praticamente sempre esistita ma perlopiù negli scritti religiosi. All’inizio del XX secolo, un ebreo lituano, Ben Yehuda, pensò che un popolo avesse bisogno di un suo idioma e si ingegnò a ricostruirlo a partire dalla tradizione biblica. Prese in prestito termini arabi, inglesi, russi e yiddish quando non ve ne erano altri a disposizione. Dal 1948 è la lingua ufficiale. Molti israeliani anziani continuano a preferire l’idioma che usavano prima di emigrare in Terrasanta, soprattutto yiddish.
En Gedi: Spa sul Mar Morto dove tutti diventano leggeri in acqua. Un must. Niente fronzoli, qualche piscina, grandi getti di acqua sulfurea, fanghi, trattamenti interessanti tra cui lo scrub con sali marini al confine con lo scorticamento. Cibo da dimenticare.
Gabo (Gabriel): guida trovata su facebook, giovane argentino arrivato al seguito dei genitori dopo il default del 2001. Colto, simpatico, sa tutto della storia di Gerusalemme (anche quella leggendaria). Bravo psicologo: alla domanda se non si annoi a ripetere sempre le stesse cose, ammette che un po’ sì, però si adatta alle richieste. Ad alcuni racconta come sono andate effettivamente le storie, ad altri le leggende come fossero vere. Una signora arrivata nel luogo che ricorda l’Ultima Cena chiede se si sia svolta proprio lì, lui con tranquillità e uno sguardo partecipe ha annuito. Lei si è messa in ginocchio a pregare. Mistero della fede.
Gerusalemme: ovvio, fa molto effetto, ma è una contraddizione continua. A partire dal discusso ruolo di capitale dello Stato. Il luogo al mondo dove tre religioni si incontrano è anche quello dove potenzialmente si scontrerebbero (e si sono scontrate) facilmente. Da un posto all’altro, molti controlli di sicurezza e guardie armate pronte al conflitto ma nella sacralità dei vari luoghi. La Basilica del Santo Sepolcro raccoglie molti momenti della passione di Cristo. C’è anche il foro in cui sarebbe stata piantata la sua croce, punto di lunghe file devote. Per le pari opportunità confessionali si incontra una sezione armena, cattolica, copta, etiope, francescana, ortodossa e siriaca. Una divisione impegnativa che ha spesso creato dissapori su chi debba partecipare alle spese di mantenimento, ma anche su chi debba provvedere alle pulizie neanche si trattasse di beghe di condominio. Armeni, cattolici e ortodossi litigano anche spesso, a volte venendo alle mani. Di questi giorni (New York Times, 6 aprile) l’ultima controversia è sulla partecipazione alle spese della ristrutturazione dell’edicola della tomba di Cristo (non è la sola; i protestanti rivendicano l’autenticità di un’altra, poco lontano) giudicata pericolante un anno fa. Alla fine si sono messi d’accordo sullo spartire le spese in tre. Scarso esempio di convivenza.
Guglielmo II: Imperatore di Prussia, sentendosi escluso dalla condivisione del Santo Sepolcro, fece costruire una grande chiesa a pochi metri dall’altra e la dedicò al Redentore durante una sua visita del 1898. Colse anche l’occasione per far iniziare la costruzione della chiesa della Dormizione di Maria fuori della città vecchia. Tedeschi.
Kibbutz: comunità di parecchie persone che lavorano molto senza ricevere soldi in cambio ma con la soddisfazione di di provvedere a tutte le loro necessità. Alcuni sono molto ricchi (anche milioni di euro) perché hanno magari inventato una start up e fatto molti soldi. Questo non significa che spendano i loro soldi in Ferrari ma che tutto viene re-investito. Il problema è che è difficile lasciare la comune perché fuori non si troverebbe facilmente lavoro.
Jaffa: la vecchia città araba. Antico porto dei romani e di tutti quelli che sono venuti dopo. Restaurata negli ultimi decenni è vivacissima: molti ristoranti aperti fino a tardi, piena di vita. Nei ristoranti specialità locali fusionate con cibi esteri ma con sapori e colori mediterranei come si deve. Di giorno la vita ruota attorno a negozietti dove si trova di tutto e al mercato delle pulci i cui oggetti esposti danno più un’idea dello spirito locale (museo all’aperto di usi e costumi) piuttosto che invogliare a possibili acquisti.
Levinski:A Tel Aviv è la via delle spezie, quelle abituali e altre di cui non si è mai sospettata l’esistenza. Non solo polveri però. Molti tipi di riso, frutta (indimenticabili datteri) e legumi secchi, tè, miscugli per la cucina locale, facilmente esportabile. Venditori affabili e sorridenti (tranne alcuni) che se non hanno quello che si cerca si rivolgono a un concorrente (come è capitato per il coriandolo in polvere). Inebriante.
Lina:Sulla via Al Khanka, nella città vecchia, dove falafel e humus arrivano a livelli eccelsi.
Monte degli Olivi: Cimitero degli ebrei da circa tremila anni. Essendo anche il luogo da cui Cristo ascese al cielo (dall’altra parte della valle c’è il monte del Tempio, luogo dell’ascensione al cielo di Maometto) è molto venerato dai cristiani. La sepoltura qui è particolarmente richiesta essendo il posto dove verranno giudicate le prime anime nel giorno del Giudizio. Chi avesse fretta al momento deve spendere anche duecentomila dollari per uno spazio adeguato. L’altro cimitero di Gerusalemme – Menuhut o Givat Shaul – è più nuovo, ma il costo di una tomba è di un decimo. Location.
Muro: oltre a quello del Pianto c’è anche quello che divide Gerusalemme e non fa ridere per niente. Però, da quando si snoda per le colline orientali, gli attentati suicidi o meno sono diminuiti del 95%. Riflettere.
Ortodossi: curiosi personaggi che si ostinano a portare abbigliamento adatto alla Polonia (da cui per lo più originano) in un paese dove la temperatura media è di parecchi gradi superiore. Cappelli o colbacchi sottomisura, lunghi boccoli periauricolari, abiti neri (anche se il colore non è obbligatorio). Poco amati dal resto della popolazione generale perché pagati dallo Stato soltanto per studiare e ristudiare le Sacre scritture e in base al numero dei figli, per la loro pesante influenza sulla politica nonostante siano un numero limitato e per il modo in cui trattano le mogli che devono occuparsi della casa e dei numerosi figli. Ultimo motivo della scarsa simpatia che riscuotono, non lavano costantemente i loro abiti e possono risultare spiacevoli nei mezzi e locali pubblici. Recentemente si sono molto aperti: a Gerusalemme per le preghiere al muro del Pianto oltre alla sezione uomini (la migliore) e a quella femminile, hanno consentito che ve ne fosse una mista (quando si dice pari opportunità).
Palestina: ancora non uno Stato ma appena arrivato a Tel Aviv, Tim conferma la sua presenza con “Benvenuti in Palestina”.
Polizia: si materializza appena necessario. Un uomo (probabilmente ubriaco) si avvicina al taxi con fare minaccioso e vuole essere preso su nonostante l’autista indichi che è occupato. Due poliziotti compaiono in moto dal nulla. L’uomo diventa più mansueto. Rassicurante.
Puaa: ristorante a Jaffa (8 Rabbi Yohanan). Arredamento di provenienza mercato delle pulci, tutto diverso, un certo fascino usato. Oltre al cibo di qualità superiore, personale di grande gentilezza che si ferma a spiegare origine e ingredienti dei piatti. Fra i tanti si è distino Om (che però non è hindu). Il posto ha suggerito di non frequentarne altri(in due cinquanta euro, senza vino).
Purim: due giorni o tre di festa in cui si ricorda la mancata uccisione degli ebrei da parte Serse I, re di Persia ed Egitto. Celebrazione religiosa in cui a un giorno di digiuno ne segue uno di preghiere e letture. È diventato abituale travestirsi in modo anche decontestualizzato (Topolino, antico romano, ballerina, fantasma, Dracula).
Rothschild: famiglia illustre di tradizione tedesco-ebraica dà il nome alla principale arteria di Tel Aviv diventata patrimonio Unesco per le costruzioni squadrate di ispirazione Bauhaus. Semplice. Al numero 12 si mangia e si beve bene. Ci si va anche per farsi un po’ vedere.
Sábaba: tutto bene, cool. Da usare spesso.
Sant’Elena (nata Flavia Giulia Elena, 248-329): durante un suo viaggio in Palestina le furono mostrate tre croci che, secondo i locali, erano quelle di Cristo e dei due ladroni (circa trecento anni dopo la crocifissione). Non sapendo quale fosse quella autentica, le sottopose a un test miracolistico e venne scelta quella che diede nuovamente la vista a una donna cieca (circolano altre versioni del miracolo, ma questa appare la più accreditata). La croce, dopo la battaglia di Hattin in cui Saladino sconfisse i crociati nel 1187, venne poi portata a Damasco e mai più ritrovata.
Tel Aviv: città bianca per le costruzioni con pietra locale, da vedere per la lunghissima spiaggia attrezzata con percorso ciclabile, parallelo al mare per una decina di chilometri. Caffè e ristoranti abbondano. Grande libertà di pensiero, vuole affermarsi come capitale liberale dello Stato in opposizione a Gerusalemme. Molte bandiere arcobaleno, vita notturna, ritmi e traffico occidentali. Jaffa è la sua parte migliore.
Yiddish: lingua degli ebrei dell’Europa orientale a partire dal X secolo. Continua a essere parlata da molte popolazioni poi trasferitesi in Israele o negli Stati Uniti. Molto presente nella letteratura nordamericana, vedi Roth o Singer, e nel linguaggio parlato di tutti per alcuni termini molto incisivi(goy = non ebreo,gentile; kosher = cibo ortodosso, ma per estensione, anche qualcosa di corretto e giusto; Mazel tov = buona fortuna, complimenti; mentsh = persona rispettabile; schmuck = coglione).