Ritratto d'artista
Una scommessa teatrale
Simone Derai: «Progettare una regia è come costruire una casa. Per questo mi piace il teatro ogni volta che tenta di alzare la posta».
Nome e cognome: Simone Derai.
Professione: Regista.
Età: 40.
Da bambino sognavi di diventare un regista teatrale? No.
Cosa significa costruire regie e dirigere gli attori? Significa avere un progetto, è come costruire una casa.
Il tuo film preferito? Non si contano. Però ci sono due film che continuerei a guardare sempre stupefatto: Fellini 8 1/2 e Le Stagioni di Artavazd Pelechian. Recentemente ho visto Il Figlio di Saul che è un film immenso e insostenibile.
Il tuo spettacolo teatrale preferito? (Fatto da te o da altri) Mi piace il teatro ogni volta che tenta di alzare la posta.
Hai lavorato con vari attori. Cosa t’hanno dato e chi ricordi con più affetto?Io lavoro ancora con i compagni con cui ho iniziato. Condividiamo gli stessi ricordi e ci facciamo doni reciproci.
Qual è il regista da cui hai imparato di più? Ci sono aspetti del teatro di Anagoor che arrivano direttamente dalla lezione cinematografica di Sokurov.
Il libro sul comodino: Socrate di Hannah Arendt.
La canzone che ti rappresenta:Il professore delle medie, per raccontarci l’Odissea e catturare la nostra attenzione, ci invitò ad ascoltare Live to tell di Madonna. Era il 1986. Quel vivere per raccontare si iscrisse nella mia testa di bambino.
Prosecco o champagne? Sono cresciuto a Prosecco.
Il primo amore, lo ricordi? Sì.
Il primo bacio: rivelazione o delusione? Folgorazione.
Strategia di conquista: qual è la tua? Attacco a sorpresa.
Categorie umane che non ti piacciono? Gli ipocriti e gli opportunisti.
Il sesso nobilita l’amore o viceversa? Serve che siano nobilitati? Sono già meraviglia.
Meglio le affinità elettive o l’elogio degli opposti? Io sono per le affinità elettive.
Costretto a scegliere: regista di prosa o di cinema? Cinema.
Casa di bambola o Natale in casa Cupiello? Nessuno dei due.
Shakespeare o Beckett? Shakespeare.
L’ultima volta che sei andato a teatro, cos’ha visto? Sorry, boys di Marta Cuscunà.
Racconta il tuo ultimo lavoro: Per me è difficile raccontare il nostro teatro Nell’ultimo lavoro facciamo salire Virgilio sulla stessa pira che lui ha inventato per Didone e lo guardiamo bruciare per vederlo meglio, e per vedere meglio.
Perché il pubblico dovrebbe vederlo? Perché è un lavoro sincero e spero sia anche un buon lavoro, e parla attraverso molti linguaggi la lingua di tutti. Quella più dura, quella del dolore.
Il mondo del teatro è veramente corrotto come si dice? No. È una generalizzazione. Ci sono sicuramente esperienze di corruzione, ma il problema più diffuso a mio avviso è la divisione in feudi. Questo impedisce uno sviluppo armonico e non cortigiano della scena italiana. Ed è tipico di questo Paese feudale.
Come e dove ti vedi tra dieci anni? Più esperto.
La cosa a cui nella vita non vorresti mai rinunciare. L’amicizia.
Quella cosa di te che nessuno ha mai saputo (fino ad ora). Alla chiamata alla leva ho rifiutato la divisa.
Piatto preferito: I risotti.
La morte: paura o liberazione? Paura e liberazione.
C’è parità di trattamento nel teatro tra uomini e donne? Non in senso generale, ma in ambiti specifici sì. In campo autorale e di direzione, ad esempio, mi pare che il teatro sia ancora troppo… non maschilista, ma maschiocentrico.
Mai capitato di dover rifiutare un contratto? Sì.
Di lasciarti sfuggire un’occasione di lavoro e di pentirtene subito dopo? No.
Cos’è un attore? È una persona disposta ad assumersi un onere sulle spalle: sentire tutto. C’è ancora nell’attore qualcosa di residuo del lontano sacrificio originario, ed è la sua disponibilità a farsi oggetto di uno scambio.
Meglio essere: felice, sereno o contento?La felicità non dura. Sarei grato per un po’ di serenità.
Gli attori dimenticano le battute: condannati o graziati? Gli attori non dimenticano le battute se sono presenti a se stessi e intendono quello che dicono.
Cosa rappresenta per te il pubblico?Uno dei due lati dello specchio.
Tre difetti che non bisogna assolutamente avere per poter fare il regista. Non saper ascoltare il cuore della questione, non saper ascoltare il tempo, non saper ascoltare lo spazio e la luce.
Cosa accadrebbe all’umanità se il teatro scomparisse? Si troverebbe senza un senso. Come se perdesse la vista o l’udito. Come se rimanesse ostaggio di una prigionia.
Gli alieni ti rapiscono e puoi esprimere un solo ultimo desiderio. Quale? Ok gli alieni mi portano via, wow, ma perché dovrei smettere di desiderare?
La frase più romantica che tu abbia mai ascoltato in scena. La lettera di addio di Virgina Woolf a suo marito Leonard.
La frase più triste che ti sia toccato di sentire in scena. La lettera di addio di Virgina Woolf a suo marito Leonard.
Gli attori vanno guidati o lasciati ai loro istinti? Guidati perché seguano i loro istinti consapevolmente.
Cosa vorresti che la gente ricordasse di te? Che non ho sprecato il tempo concesso.
Hai mai litigato con un attore/trice per una questione di interpretazione del personaggio? Sì. Non so come Marco Menegoni possa sopportarmi.
Hai mai litigato con un produttore per una questione di soldi? Sì.
Se potessi svegliarti domani con una nuova dote, quale sceglieresti? Saper cantare.
Se potessi scoprire la verità su te stesso o sul tuo futuro, cosa vorresti sapere. Mi piace scrutare i segni per intendere il futuro, ma non credo nel beneficio che deriverebbe dal conoscere una verità in blocco, tanto meno ciò che riguarda il futuro. Vorrei conoscere tutto, ma desidero la tensione della ricerca. Le rivelazioni si conquistano.
Se sapessi di dovere morire a breve, che cosa cambieresti nella tua vita? Nulla. Non ho rimpianti.
Che cosa è troppo serio per scherzarci su? Nulla è troppo serio per scherzarci su, se tutto è preso con assoluta serietà.
Progetti futuri?Sto pensando di accogliere nuovamente un cane nella mia vita. È importante avere un amico animale al fianco. Arricchisce lo sguardo sul mondo. Se potessi mi circonderei di animali.
Un consiglio a un giovane che voglia fare questo mestiere. Su le antenne.