Ritratto d'artista
Teatro come necessità
Armando Punzo: «Per fare il regista, non bisogna essere un fariseo, né sentirsi al servizio di questo mondo, né voler produrre spettacoli. E ora voglio creare lo Stabile della Fortezza»
Nome e cognome: Armando Punzo.
Professione: Regista, drammaturgo, attore.
Età: 57.
Da bambino sognavi di entrare a fare parte del mondo del teatro? So che non volevo far parte del mondo.
Cosa significa costruire regie e dirigere gli attori? Aprirsi a visioni inaspettate.
Il tuo film preferito? Orlando di Sally Potter.
Il tuo spettacolo preferito? Il concerto dei Genesis al Palasport di Napoli nel 1974.
Qual è l’attore da cui hai imparato di più? Sono due: Nicola Camarda, uno dei più grandi attori della Compagnia della Fortezza e Carmelo Bene.
Qual è il regista da cui hai imparato di più? Jerzy Grotowsky.
Il libro sul comò: Mai uno solo, leggo sempre almeno cinque libri contemporaneamente.
La canzone che ti rappresenta Non farti cadere le braccia di Edoardo Bennato.
Prosecco o champagne? Non bevo. Comunque champagne.
Il primo amore, lo ricordi? Certo…
Il primo bacio: rivelazione o delusione? Emozione da adolescente.
Strategia di conquista: Qual è la tua? Non la dico, altrimenti che strategia sarebbe?
Categorie umane che non ti piacciono? I buchi neri.
Classifica per sedurre: bellezza, ricchezza, cervello, humour? Per esclusione, direi cervello. Serve a gestire al meglio tutto il resto.
Il sesso nobilita l’amore o viceversa? Tutt’e due!
Meglio le affinità elettive o l’elogio degli opposti? Tutt’e due, lascio sempre aperte tutte le strade.
Costretto a scegliere: drammaturgo, regista o insegnante di regia e recitazione? Regista.
Casa di bambola o Natale in casa Cupiello? Natale in casa Cupiello.
Amleto o Krapp? Amleto mon amour.
Peter Brooke, Bob Wilson o Antonio Latella? Grande stima per tutti e tre.
L’ultima volta che sei andato a teatro, cos’hai visto? Lo Schiaccianoci al San Carlo di Napoli, con mio figlio.
Racconta il tuo ultimo lavoro: Shakespeare Know Well: è un lavoro sull’assenza e sulla sospensione.
Perché il pubblico dovrebbe vederlo? Perché rivelerà il testo segreto che abbiamo trovato in Shakespeare.
Il mondo del teatro è veramente corrotto come si dice? Il mondo del teatro è sempre e comunque fatto da santi. Anche quelli che si sforzano di assomigliare a degli uomini comuni.
Come e dove ti vedi tra venti anni? Dove sono ora, e sempre più determinato.
La cosa a cui nella vita non vorresti mai rinunciare. Al mio teatro nel Carcere di Volterra.
Quella cosa di te che nessuno ha mai saputo (fino ad ora). Ehhh…. Continuerete a non saperlo.
Piatto preferito: La minestra di Natale (piatto tipico napoletano).
La morte: paura o liberazione? Nessuna delle due. Fa parte della vita.
C’è parità di trattamento nel teatro tra uomini e donne? Penso di sì, dipende dalla necessità artistica.
Mai capitato di dover rifiutare un contratto? Sì, a volte
Di lasciarti sfuggire un’occasione di lavoro e di pentirtene subito dopo? Sì, forse.
Meglio essere: felice, sereno o contento? Felice!
Chi vorresti dirigere? Sempre i miei attori della Fortezza.
Quale testo di un grande autore avresti voluto avere scritto tu? L’Ulisse di Joyce
Tre doti che bisogna assolutamente possedere per poter fare l’attore. Bisogno di annullarsi, capacità di essere altro da sé, morire a se stessi.
Tre difetti che non bisogna assolutamente avere per poter fare il regista. Essere un fariseo, sentirsi al servizio di questo mondo, voler produrre spettacoli.
Cosa accadrebbe all’umanità se il teatro scomparisse? In apparenza nulla. Ma sarebbe come se nessuno potesse più immaginarsi un’altra vita possibile.
Gli alieni ti rapiscono e tu puoi esprimere un solo ultimo desiderio. Quale? Abbracciare i miei figli.
La frase più romantica che ti sia capitato di sentire in scena. Una frase di Laforgue che mi sussurrava Jamel Soltani in Hamlice: «Oh! Come dovete essere unico e incompreso, voi! E non matto, come va dicendo questa gente da stuzzicadenti!»
La frase più triste che ti sia toccato di sentire in scena. «Ma allora questo spettacolo che recitiamo stasera non era per voi che un divertimento?». Da I Negri di Jean Genet
Gli attori vanno guidati sempre o ad un certo punto lasciati ai loro istinti? Tutt’e due le cose.
Cosa vorresti che la gente ricordasse di te? L’aver creato un nuovo modo di fare teatro in un luogo dove sembrava impossibile realizzarlo.
Hai mai litigato con un attore/trice per una questione di interpretazione del personaggio? Discusso, inevitabile.
Hai mai litigato con un produttore per una questione di soldi? Inevitabile, ho sempre cercato di evitare questa categoria. La produzione non è sinonimo di creazione.
Progetti futuri? La realizzazione del primo Teatro Stabile in un Carcere, nel carcere di Volterra.
Un consiglio a un giovane che voglia fare questo mestiere. Sentire la necessità e pensare l’impensato.