Alberto Fraccacreta
L'elzeviro secco

Variazioni sull’amore

L’amore non sceglie, non ha argomentazioni dalla sua parte e non procede per calcolo, anche quando paga salato il conto della sua oppressione. L’amore è una scala infinita non percorsa, il richiamo di un posto mai pensato

L’amore ha diverse declinazioni, diverso grado di appartenenza e di purezza. Può essere condizionato o sganciato dal contesto, adombrato dal momento. Può essere non ricambiato o sbilanciato da una parte soltanto. Può non aver favore né credito, non essere riconosciuto e riconoscersi a sé, mai ragguagliare una briciola di attenzione nello spazio di un secolo, non sguisciare dall’interno all’esterno, non trovare luce nella luce, campo nell’esperienza. L’amore può essere una cosa che sempre perde, anzi è quella cosa che, in assoluto, sempre detiene un cerchio di minoranza e una pochezza di fragilità, che non riesce a riportare alcuna vittoria contro l’evidenza del disfacimento o dimostrazione contro la potenza della contrarietà. Non raschia per scoprire la pellicola, non ha fretta di documentare. L’amore è a tratti breve, spesse volte nullo, quasi sempre non pervenuto.

L’amore è forse il buio nella luce e il buio nel buio, perché è più grande, più accecante di questo buio in cui viviamo e di quella luce che non vediamo. L’amore è inattingibile, indicibile, ma non operante nel quotidiano affare. L’amore non si abbassa mai e se lo si avverte innalza tutto. La natura dell’amore è il non interesse, la gratuità che implora non solo la dipartita economica dello stipulante, ma persino l’evenienza che dice «Tu sia per me qualcosa di nocivo», senza per questo prostrarsi dinanzi alla sua stessa umiliazione. L’amore è l’occluso, il prigioniero assente, il non stato anche quando lo si è fatto, il negato anche quando è presente e vivo.

L’essenza dell’amore è di non avere nessun legame parenterale con il male, che pretende una consanguineità senza che gli sia mai riuscito di dimostrarla. Ma questo è ben evidente: ciò che nasce dall’amore è l’amore stesso che, per sua creazione e verità, non ha una ragione dialettica, non rientra in una dicotomia, non conta il numero dei pregi chiudendo gli occhi sui difetti, non prende posizione ad un dibattito, non siede su uno scranno di volontà, non ha un suo contrario o un suo compagno, un suo affiliato o un suo avversario. Il male non è nemico dell’amore, pur volendo, perché non lo conosce e non può avere questo privilegio. Quando il male e l’amore si incontreranno, non sarà un bel giorno, perché il male conoscerà l’inganno che ha ordito a sé, credendo di crearlo ad altri, come il fisico che crede di aver descritto bene la natura in tutto meno che in un particolare: crolla l’intero sistema.

L’amore non è contenuto in nulla, non è concepito in nessun disegno, rifugge qualsiasi definizione e quadro d’opera, non ha niente di attuale e di odierno, eppure non potrà esistere una giustificazione contro quel niente, finché esisterà l’amore.

Quando vede l’amore, il colpevole sa di essere colpevole senza giudice, poiché senza parola si accusa, senza sguardo piange, senza legge invoca prigione, senza tortura dice il vero. L’amore non sceglie, non ha argomentazioni dalla sua parte e non procede per calcolo, anche quando paga salato il conto della sua oppressione. L’amore è una scala infinita non percorsa, il richiamo di un posto mai pensato. L’amore è il male eterno che il male fa a stesso, essendo il male causa unica della sua pena: il non poter più amare.

Non si può dunque intraprendere una guerra contro l’amore che pure non ha armi, ma contro il quale non è ad armi pari che si combatte. Potranno esserci mille e mille atti di orrore che non sono riscattati: nessuna addizione di sofferenza, però, pareggerà un solo istante di amore.

Anche nell’intimo di persone totalmente malvagie una stilla minuscola d’amore, se corrente, rimane incorrotta, suddivisa da cumoli di azioni turpi, preservata da ogni confondimento, immacolata. Per questo l’amore è la speranza, la sostanza stessa che regge il mondo, pur non facendone miracolosamente parte. È la speranza, contraria alla morte, che entro di sé, a sé presente, sarà la gioia di un nuovo incontro con chi abbiamo amato senza aver avuto il tempo per poterlo dire pienamente.

Questo ho compreso il giorno della morte di mia nonna.

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