Sigonella, Trieste e un incontro particolare
Orgoglio italiano
I documenti e i discorsi di Bettino Craxi sulla notte di Sigonella, i “Racconti triestini” di Giorgio Pressburger e il nuovo romanzo di Michela Murgia “Chirù”. Tre libri consigliati da un lettore doc
Michela Murgia ha pubblicato presso Einaudi il romanzo Chirù (200 pagine, 18,50 euro). È la stessa nota autrice di Acabadora (Campiello 2010) che aveva come protagonista una vecchia donna sarda che andava a soffocare i moribondi o chi voleva morire. In Chirù la protagonista, Eleonora, è una brava attrice drammatica che viene spesso chiamata anche a recitare all’estero, per esempio a Stoccolma, dove si svolgono importanti scene del libro o a Praga. Si interessa anche allo sviluppo intellettuale e morale di alcuni ragazzi diciottenni. I primi due ai quali fa da maestra, quasi per vocazione, hanno buoni risultati. Il terzo, invece, si suicida: non è pronto ad accettare la realtà che gli è stata descritta.
Entra ora in scena Chirù: anche lui ha diciott’anni e la maestra ne ha trenta. Con l’andare del tempo l’interesse del ragazzo per lei diventa prima inquieto poi morboso. Ha bisogno di Eleonora, la chiama anche quando è all’estero, la vuole sempre raggiungere. La maestra cerca di attenuare la sua sensibilità ma non ci riesce. Chirù vorrebbe sempre avere di più; Eleonora un po’ cede, poi si indurisce, anche se il desiderio di lui un poco la confonde. Al rifiuto Chirù se ne va: «Si chiuse la porta alle spalle senza più voltarsi. Era mezzogiorno e io rimpiansi – dice Eleonora – di non avere alcuna notte in cui nascondere la ferocia del dolore che mi travolse». Siamo all’ultimo capitolo ed Eleonora si riprende. Ha il suo uomo, Martin che non l’ha mai abbandonata e si accorge rivedendolo, proprio in quel momento, di aspettare un bambino.
I Racconti triestini (Marsilio, 139 pagine, 16,50 euro) sono opera di Giorgio Pressburger, autore di molti libri importanti. Ungherese di nascita si rifugiò in Italia nel 1956 quando ci fu l’invasione sovietica. Scappò con il fratello Nicola con il quale compose alcune opere, ma il fratello poco dopo, molto giovane, morì. Pressburger nel 1988 vinse il Premio Viareggio con il romanzo La neve e la colpa (Einaudi). I Racconti triestini sono sette e tutti naturalmente ambientati a Trieste: una città bellissima e misteriosa. La città di Umberto Saba. Scegliamo i primi due racconti che risultano di particolare interesse: Il testamento Taussig e Frau Musika. Il signor Taussig è un tipo strano. Ecco come si presenta: «Che cosa faccio? Prima preparo il caffè e dopo vado al gabinetto? Oppure viceversa?… Se vado prima al gabinetto faccio il tragitto due volte, se preparo prima il caffè faccio il tragitto una volta sola». È un uomo solo, ricco e non del tutto è vinta la solitudine dalla vicinanza di un nipote che vive con lui. Un nipote almeno eccentrico: sempre depresso e angosciato, sempre desideroso di morire. La vasta eredità del vecchio andrebbe a lui. Malgrado tutte le precauzioni dello zio per evitare il peggio, il nipote si uccide sfuggendo a tutti i controlli. Nonostante la sofferenza il vecchio Taussig deve porsi il problema di questa benedetta eredità. Non ha parenti e decide di assumere una domestica di nome Vesna, così brava e così onesta che la adotta. Quando muore tutto andrà a Vesna. Si fanno vivi molti falsi parenti o amici del vecchio per dividere con lei l’eredità. Ma Vesna non cede. Quando muore tutti gli averi del vecchio vanno a una piccola comunità di ebrei. Nel secondo racconto Frau Musika trova la ragione della sua vita, appunto, nella musica. Suona il piano e dà lezioni a qualche allievo. Ha bisogno del silenzio per insegnare e suonare, ma capita proprio male: dall’appartamento vicino giungono rumori fortissimi e deprecabili, protesta ma nessuno le dà retta. Finalmente gli inquilini chiassosi e maleducati cambiano casa, ma, peggio che mai, in quell’appartamento il Comune ospita con un’infermeria malati di mente, pazzi che gridano furiosi, uno dei quali nel pianerottolo cerca di aggredire Frau Musika. Finita l’epoca dei pazzi nell’appartamento si svolgono esercizi per molti allievi musicali con tonalità altissime cheancora una volta danneggiano Frau Musika. Così è la musica che si sovrappone alla sua musica. La protagonista si arrende: convoca i nipoti per far loro ascoltare i quattro tempi di una composizione di Schumann che è stata il suo cavallo di battaglia da giovane: li suona e alla fine si abbatte sul pianoforte cadendo morta.
Un libro politico recente (ottobre 2015), assai interessante, composto da una mole notevole di documenti, riprende l’avvenimento della notte di Sigonella e di Bettino Craxi (La notte di Sigonella, 288 pagine, 18 euro). Il 7 ottobre del 1985 la nostra nave da crociera “Achille Lauro” fu assalita e occupata da terroristi palestinesi. A bordo rimasero 545 ostaggi e un vecchio americano in carrozzella fu buttato in mare e morì. L’Italia poteva tentare un’azione militare ma Craxi preferì la trattativa: fu aiutato da Arafat che si dichiarò disponibile ad adoperarsi per una soluzione pacifica. Alla trattativa partecipò anche il presidente egiziano Mubarak. I terroristi trattarono e si arresero: erano tutti salvi ma i quattro che avevano partecipato all’assassinio dell’americano furono tratti in arresto. Caricati su un aereo atterrarono all’aeroporto di Sigonella, in territorio italiano. A Sigonella però c’era un presidio dell’aviazione americana e il presidente degli Stati Uniti Reagan chiese la consegna degli ostaggi agli americani. Craxi si rifiutò: ebbe molti colloqui con Reagan che rimasero di natura amichevole ma resistette alle pressioni con la solidarietà della delegazione democristiana al governo presieduto da Craxi: Andreotti, ministro degli Esteri; Forlani presidente del Consiglio. Solo Spadolini, ministro della Difesa, appoggiava le richieste di Reagan, perciò si dimise e ci fu una crisi di governo, superata rapidamente con la formazione di un altro governo Craxi. «Documenti e discorsi sull’evento che restituì orgoglio all’Italia», questo il sottotitolo del libro edito da Mondadori.