Every beat of my heart, la poesia
Dietro il muro sottile
Versi da “Visione e preghiera”, prodigio di Dylan Thomas, poeta assoluto, di passione e compassione, vertigine e buio, brivido metafisico e primordiale. Una forza, la sua, che va oltre l'emblematica fama ispiratrice del movimento Beat
Dylan Thomas, gallese, è uno dei maggiori poeti del Novecento: ottenne subito fama, giovanissimo, cosa rara in questo campo. I suoi versi divennero un modello esistenziale anche per il movimento Beat, al punto che un giovane e talentuoso musicista e autore americano, l’ebreo Robert Zinnermann, scelse come nome d’arte, oltre al suo diminutivo, Bob (bel diminutivo per un bel nome, ve lo dice uno che si chiama come Bob Stevenson, Bob Kennedy, Bob Mitchum, Bob De Niro…), il cognome Dylan.
In realtà non c’era relazione stretta tra le prime canzoni del superdotato Bob Dylan, quello di Blowing in the wind, con un mondo americano in rivolta contro i valori borghesi, e la poesia cosmica, cosmologica, anche meravigliosamente barocca di Dylan Thomas, poeta assoluto, di passione e compassione, vertigine e buio, brivido metafisico e pulsazione poetica antica, anzi, primordiale. Dylan Thomas ebbe un destino simile a quello di Walt Whitman, poeta massimo: divenire emblema di rivolta, liberazione, quando la loro poesia andava molto oltre. Non sono stati errori, queste semplificazioni, ma segni di un destino: esistono poeti che parlano al di là dei loro stessi versi, per una forza animica capace di andare oltre la comprensione della loro poesia stessa.
Prendiamo questa prima parte di una composizione prodigiosa, il cui titolo è un emblema: Vision and prayer, Visione e preghiera. Un uomo, in una stanza, sente un grido. Un bambino che sta nascendo. Lo sente perché la parete è sottile come un osso di scricciolo: subito udiamo e appercepiamo la fragilità del bimbo pari a quella del piccolo uccellino, dalle ossa sottili, gracili. Da questo ascolto, il poeta, che è solo un uomo in una stanza qualunque, apprende il mistero e il miracolo della nascita. Chiede “chi sei tu?” Dall’altra parte del muro sottilissimo, il nuovo nato. Istantaneamente e in una progressione inarrestabile, il poeta rivive la nascita di tutti gli uomini, fino a sentire in quel bambino, di cui ode soltanto il tenero grido natale, la nascita di un piccolo uomo che cambierà la storia del mondo. Basta ascoltare, traverso e grazie a un muro sottile come un osso di scricciolo.
Chi
sei tu
che nasci
nella stanza accanto
così sonora alla mia
che sento qui l’utero
spalancarsi e il buio distendersi
sopra lo spirito e il figlio caduto
dietro il muro sottile come un osso di scricciolo?
Nella stanza di nascita e sangue sconosciuto
al bruciare e ruotare del tempo
e al sigillo del cuore dell’uomo
nessun battesimo s’inginocchia
ma solo il buio
benedicendo il
selvaggio
Dylan Thomas
(Da Visione e preghiera, traduzione di Roberto Mussapi, in The conversation on voices, Algra editore)