Il divo di “Bulli e pupe"
Cento volte Sinatra
Avrebbe compiuto cent'anni, The Voice. Il suo mito musicale non è ancora appannato. Malgrado ambiguità e contraddizioni. Forse anche grazie al cinema
Il 12 dicembre, Frank Sinatra avrebbe compiuto cent’anni. Per ricordare l’anniversario del grande cantante, che è stato anche un notevolissimo attore di cinema, riportiamo il ritratto di Orio Caldiron, che apparirà nel numero di dicembre della Rivista del Cinematografo. Il libro più recente è l’imperdibile 100 Sinatra di Charles Pignone, edito da L’ippocampo di Milano (pp. 290, euro 29,90), uno straordinario volume biografico ricchissimo di foto, documenti, testimonianze sull’«Ol’ Blue Eyes».
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Nessuno dei suoi film ha mai tentato di rievocare la serata del 30 dicembre 1942 al Paramount Theater di Manhattan, quando esplode il mito Sinatra accolto dalle urla delle bobby-sokers che svengono contagiate da un attacco di isteria collettiva. Frank Sinatra – nasce a Hoboken, New Jersey, il 12 dicembre 1915 da padre siciliano e madre ligure, e muore a Los Angeles il 14 maggio 1998 – s’impone nel corso di una carriera strepitosa come uno dei grandi interpreti della musica leggera americana, cantando con voce inconfondibile, calda e sommessa, i motivi del suo magico repertorio, da Strangers in the Night a My way, da Night and Day a The Lady is a Tramp, che coniuga l’influenza del jazz con i gusti del pubblico di massa.
Nel dopoguerra la popolarità del re del swing, sex-symbol ma non ancora icona mediatica, rimbalza al cinema con una decina di musical, di cui il più trascinante è Un giorno a New York (1949), dove con Gene Kelly e Jules Munshin rinnova il genere scatenandosi nelle coreografie in esterni al ritmo di New York, New York. Ma la piena affermazione dell’attore avviene soltanto con Da qui all’eternità (1953). Il ruolo del soldato Angelo Maggio – picchiato a sangue dal sergente Ernest Borgnine, muore tra le braccia di Montgomery Clift – gli vale l’Oscar, mentre la sua vita privata è in crisi. Separatosi da Nancy Barbato, la prima moglie che gli ha dato Nancy, Frank jr. e Tina, sposa Ava Gardner, da cui presto divorzia alimentando a lungo la curiosità dei rotocalchi.
Se il batterista schiavo della droga di L’uomo dal braccio d’oro (1955) conferma le sue qualità drammatiche, il biscazziere di Bulli e pupe (1955, nella foto qui accanto) è il più disinvolto e ruba la scena a Marlon Brando in difficoltà con A Woman in Love. Il reporter di Alta società (1956) gli offre l’occasione di misurarsi con Bing Crosby, che era stato il suo idolo e di cantare You ‘re sensational a Grace Kelly nel suo addio al cinema. Nel bellissimo Qualcuno verrà (1959) è lo scrittore disilluso che dopo la guerra ritorna nella sua città di provincia dove incontra la prostituta Shirley MacLaine che si sacrifica per salvargli la vita. Il clan Sinatra – di cui fanno parte Dean Martin, Sammy Davis jr., Peter Lawford – partecipa a Colpo grosso (1960), Tre contro tutti (1962), I quattro del Texas (1963), I quattro di Chicago (1964), farsesche trasferte a Las Vegas, nel West, nella Chicago anni trenta che trionfano al box-office.
Sovrappeso, sempre in odore di scandalo, in L’investigatore (1967), La signora nel cemento (1968), Inchiesta pericolosa (1968), tra incontri di boxe, scommesse alle corse, telefonate al boomaker, si ricicla in chiave hardboiled, prima di dedicarsi alle sue imprese nello show-business e dintorni. Osteggiato dagli eredi, chissà se andrà mai in porto il biopic che Martin Scorsese vorrebbe dedicargli puntando sui lati oscuri di “The Voice”, dal sesso all’alcol, dalla rissosa litigiosità dell’uomo pubblico alle chiacchierate amicizie mafiose.