Every beat of my heart, la poesia
California Dreamin’
Respiro atlantico, stupore ancestrale, mito, geografia, storia, avventura. Insomma, rinascita della fusione tra epica e lirica: con “Califia” Stefano Bortolussi ha segnato la poesia italiana di questi ultimi anni
Califia, pubblicato da Jaca Book, è uno dei libri che segnano e cambiano la poesia italiana di questi anni. Bortolussi, autore di romanzi e poesie dalla cifra nitida e significativa, con quest’opera si supera e fonda una nuova via: un poema, un mito, la visione di una terra, la California, appercepita come miracolo, evento. Stefano Bortolussi sembra, nel suo italiano limpidissimo, uno straniero: respiro atlantico, stupore ancestrale, echi del grande poema rinascente nel mondo, da Hart Crane, con The bridge, a Derek Walcott. Sento anche affinità con il mio Antartide, poema di fatto, in tempi in cui questa scommessa pareva impossibile. Stefano Bortolussi ricrea il poema e la speranza di una fusione tra epica e lirica: ce la fa. Fonde, di fatto, con magnifica naturalezza, mito, geografia, storia, come in un sogno presocratico o whitmaniano. Dipinge e smalta pagine di bellezza avventurata e avventurosa, come magicamente fuori dall’età dell’ansia autocompiaciuta, come salpando per una nuova terra. Il sogno di Colombo e dei poeti.
Forse questo andare senza muoversi,
liberato da trappole di tempo e di spazio,
finirà per rispondere meglio agli sparsi residui
del mio afflato esploratore –
e arriverò meglio, con più precisione di una stringa
di coordinate numeriche, a una destinazione
che per ora sento bello non conoscere.
E se nello slancio del cammino, nel volo,
dovessi virare senza averlo deciso
dalla Ciudad de la Iglesia de Nuestra Señora de Los Angeles
alla Manhattan settembrina di O’Hara,
e se dal ponte di Crane dovessi tuffarmi
fra i grandi squali bianchi delle Farallon,
non ci sarà nessuno a dirmi che è impossibile
o anche solo a suggerire che è improbabile
– perché come mi ha dettato questa terra,
come di questa terra hanno scritto i suoi poeti,
io sarò il viaggio, il viaggio sarà me.
From Here To Where
Going to California with an aching in my heart
Jimmy Page & Robert Plant
Mi è sempre stata mito, questa lingua
di terra occidentale, anche quando erano altre
le bandiere: la cantavano le armonie delle voci,
le fughe libere dei fiati e i volti in gigantesco
primo piano, il passo mitchumiano del detective,
la vertigine di una serie di amori ininterrotta
se non dalla tua stessa infedeltà di adorante
la vedevo come affacciato alla finestra
sul serpente di luci, Marlowe di riporto,
vecchio e stanco ancora prima della compiuta primavera,
e aspettavo il momento della prima rotta polare
stabilita come il passo al di là di una soglia,
il piede a tastare il corso del fiume di confine, la sua
temperatura: sull’opposta riva si stagliava
il regno perduto di Califia, schermo non più solo di me stesso,
panorama del nuovo, del mondo come mi pareva
di volerlo, Olimpo più verde e digradante,
meno fiero e punitivo ma numinoso più dell’altro
perché vicino, esposto all’occhio, quasi al tatto.
L’avrei avvicinato, finalmente presente al suo portento.
Stefano Bortolussi
(Da Califia)