Ricordo di Luca De Filippo
Piccolo mondo antico
Il figlio di Eduardo ha sopportato il peso di un monumento. Lo ha fatto con dignità e con capacità. E ha avuto il merito di prolungare fino a oggi un modo di intendere il teatro. Il rischio ora è che scompaia insieme a lui
Una sera di molti anni fa all’Eliseo, il teatro romano dove Questi fantasmi aveva debuttato nel lontano 1946, ho creduto di rivedere il grande vecchio: Luca De Filippo nelle vesti di Pasquale Lojacono, il protagonista della commedia, ricordava lui, Eduardo, quando al termine del secondo atto, affacciandosi al balcone, pronuncia la battuta-chiave chiacchierando con il professore dirimpettaio che non si vede mai (un espediente tradizionale per parlare direttamente con il pubblico): «Niente professore… Non è niente. Tutto a posto, tutto tranquillo. I fantasmi non esistono, i fantasmi siamo noi». Mi sbagliavo, naturalmente, e la cosa apparve evidente all’inizio del secondo atto nella celebre scena del caffé.
Troppi e inutili raffronti con il fantasma di suo padre ha dovuto sopportare il povero Luca. Schiacciato da una figura paterna gigantesca e oppressiva, geniale e totalitaria, un autore e un attore che escludono qualsiasi confronto. Luca non è stato il solo “figlio di…”. Ho sempre guardato con simpatia Christian De Sica e Alessandro Gassman. A volte mi viene da esprimere solidarietà, altre volte mi viene da pensare che potevano fare altro nella vita. Poi è anche vero che in qualche occasione il cognome famoso, fa comodo. E l’eredità agevola. Ma non è questo il caso e si incorre in errore a fare sovrapposizioni.
Luca De Filippo ha sopportato il peso di un monumento. Lo ha fatto con dignità e con capacità. Egli ha avuto il merito di prolungare fino ai giorni nostri il teatro di Eduardo, lo ha conservato in una teca, mostrandolo ancora al pubblico, tenendolo in vita. Come fosse una reliquia di San Gennaro. Adesso c’è da pensare che il miracolo non si rinnovi. Perché con la morte di Luca, è calato il sipario. Eduardo, il “despota”, non ha più eredi: Toni Servillo è un’altra cosa, propone una lettura diversa dei testi sacri, una visione più di autore che di attore, valida e da applausi. Originale e unica come fu quella di Carmelo Bene. Ma è fuori dalla tradizione, è già oltre i De Filippo. Il cordone ombelicale è tagliato, ora che Luca non c’è più.
Accade come in Natale in casa Cupiello, quando la famiglia non si riconosce più e il presepe è una rappresentazione senza alcun significato religioso. Eduardo verrà analizzato e studiato come si fa con un testo di Cicerone, inanimato, freddo. Verrà interpretato come un maestro. Diverrà definitivamente un Goldoni o un Pirandello. Con Luca c’era la continuità, la passione, la familiarità di un rito. A metà degli anni Ottanta ci sono venute a mancare la faccia scavata, le battute, le pause, gli sguardi, il dialogo di Eduardo. Adesso si corre il rischio che si assottiglino le Filumene e i Luca Cupiello, i Sik Sik e i Gennaro Jovine, il protagonista di Napoli milionaria. Perché saranno sottoposti alle letture più stravaganti e più engagé (teatralmente parlando). Già sembrano personaggi fuori dal mondo contemporaneo che viaggia su altre lunghezze d’onda. Scomparso colui che li caldeggiava e li proteggeva, si può arrivare a un severo ridimensionamento. È sterile urlare che si tratta di sacrilegio. I giovani vedono altro, non capiscono e molti nostri nipoti non sanno neppure chi fosse Eduardo. Con i figli ci siamo salvati perché abbiamo fatto vedere loro (che hanno apprezzato, rifiutando altresì le repliche) le cassette delle commedie di De Filippo registrate alla Rai negli anni Settanta.
È un piccolo mondo antico che esce di scena, progressivamente. Una rappresentazione di questo quadro la si è avuta lo scorso gennaio a Roma quando è stato salutato per l’ultima volta Francesco Rosi, suocero di Luca (misero insieme tutti e due una edizione di Napoli milionaria che aveva Mariangela D’Abbraccio per protagonista, faceva donna Amalia: una profanazione). Colpivano la piccola folla di teste bianche e la selva di bastoni che sorreggevano tanti personaggi del mondo culturale e spettacolare italiano. Ma Luca aveva ancora i capelli scuri.