Nicola Fano
Una delizia per cinefili

L’Italia è un film

La truppa di “Hollywood party" ha stilato la classifica dei cento migliori film italiani e ha scritto un libro in cui spiega perché siamo tutti figli di una grande commedia (a volte drammatica)

C’è in libreria una delizia per cinefili: uno di quei libri che bisogna tenere sul comodino insieme alla sveglia e agli occhiali in modo che ogni sera e ogni mattina ci si possa ricordare chi siamo e da dove veniamo. Il libro si chiama I 100 colpi di Hollywood party (edizioni RaiEri, 331 pagine per 18 euro), Hollywood party essendo quella trasmissione di Radio tre che, mutuando il titolo da un film-mito di Blake Edwards, da oltre vent’anni rappresenta l’organo ufficiale della cinefilia italiana. Ebbene, gli animatori di questo miracolo radiofonico – ossia Luca Bandirali, Alessandro Boschi, Alberto Crespi, Steve Della Casa, Maddalena Gnisci, Francesca Levi, Enrico Magrelli, Miriam Mauti, Efisio Mulas (che poi sarebbe Claudio De Pasqualis), Maurizio Ponzi, Roberto Silvestri e Dario Zonta – un giorno pazzo hanno deciso di stilare la classifica dei migliori film italiani di sempre.

i 100 colpi di hollywood partyNe è venuta una lista di trecento film. Troppi, ovviamente: la classifica è stata ridotta a cento (centodue, per via di un ex-aequo finale) ed ecco il libro in questione: centodue schede che inquadrano tutti i più importanti film della storia italiana, da C’era una volta in America (numero uno) a In nome del Papa Re (numero cento), e spiegano perché e per come ciascuno dei film in questione ha un peso specifico rilevante nella storia non solo della nostra cinematografia, ma soprattutto del nostro immaginario.

Per quanto mi riguarda, sono subito andato a confrontarmi con i miei personali capisaldi, dai Soliti Ignoti (saggia la notazione del nostro Alessandro Boschi che spiega come il segno più rilevante del carattere italiano qui ritratto sia l’inadeguatezza) all’Armata Brancaleone (dove il grande Alberto Crespi mi ha fatto notare un possibile parallelismo tra Brancaleone e il duce); da Miracolo a Milano (in cui Maurizio Ponzi segnala la stravaganza dei poveri che non cercano riscatto) a Cesare deve morire (nel quale il solito Crespi coglie perfettamente il rapporto tra la concretezza di Shakespeare e la concretezza dei sentimenti dei detenuti che lo interpretano).

Cesare deve morireE fin qui c’è la storia ufficiale d’Italia espressa attraverso il suo immaginario (dice sempre Crespi: «Un futuro archeologo ricaverà più informazioni sull’Italia degli anni Sessanta dal Sorpasso che da mille anni di storia»), poi ci sono le curiosità da appassionati. Ogni scheda è corredata da un frammento critico (a volte una recensione, a volte una dichiarazione dell’autore) e soprattutto da un piccolo florilegio di curiosità circa le riprese o la preparazione dei film. Così ho appreso, per esempio, che “vitellone” è un termine che non viene dal lessico felliniano ma è una parola ben radicata nel dialetto pescarese, quello di Ennio Flaiano; oppure che Monicelli per il ruolo di Teofilatto, nell’Armata Brancaleone, avrebbe voluto Raimondo Vianello, non Gian Maria Volontè, imposto dal produttore (e questa volontà monicelliana apre uno squarcio significativo sulle sue vere intenzioni prima delle riprese…).  Insomma, c’è tutto un campionario di dietro le quinte che spesso descrive passo dopo passo come questi film siano stati progetti e poi si siano radicati nel nostro immaginario con il loro bagaglio di luoghi, di voci, di contraddizioni.

Ma non basta. In una sorta di lunga, meravigliosa appendice, il libro ripropone una sfilza di immagini inedite rintracciate da quel tesoro che sono le Teche Rai e che ritraggono i grandi protagonisti del cinema italiano alle prese con le loro ospitate televisive. Da Sophia Loren a Gina Lollobrigida, da Mariangela Melato a Stefania Sandrelli; da Gassman a Mastroianni, da Massimo Girotti a Nino Manfredi, da Sordi a Tognazzi: ci sono proprio tutti in questa galleria di scatti rubati, scatti nei quali i divi talvolta si concedono un po’ di libertà, mostrando – finalmente – una faccia di sé meno nota.

Insomma, come s’è detto all’inizio, una vera delizia per cinefili. Ma non solo, evidentemente!

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