Simona Negrelli
“Mediterranea” di Jonas Carpignano

Con gli occhi di Ayiva

Il Premio Mario Gallo al docufilm su Rosarno che il giovane regista italo-afroamericano ha scritto insieme agli immigrati clandestini. Acquistato in tutto il mondo (dopo Cannes e Venezia), è un gioiello realista finora ignorato dalla distribuzione italiana

Pare che la madre di tutte le nostalgie sia il mal d’Africa, la saudade che ti stringe il cuore dopo aver visto la natura selvaggia del più antico continente e che ti fa ritornare, sempre, come un assassino sul luogo del delitto. Ma esiste un altro languore, altrettanto potente, il mal di Calabria. Almeno stando alla storia del giovane regista italo-afroamericano Jonas Carpignano, autore di quel gioiellino del cinema realista che è Mediterranea. Padre romano e madre newyorkese ma originaria delle Barbados, Carpignano, classe ’84, è arrivato a Gioia Tauro nel 2010, per girare un corto sulla rivolta degli immigrati di Rosarno (il pluripremiato A Chjana). «Sono sempre stato attratto dalle tematiche razziali», spiega il regista. Che poi, inaspettatamente per sé e per i suoi conoscenti, decide di restare a vivere nella punta dello Stivale e di approfondire l’argomento. «È difficile per me spiegare questa scelta, è quello che ho sentito di fare, sarà che in Calabria i ritmi sono più lenti e così, per me, è più facile vivere e lavorare». «E poi, qui, ogni persona che incontri è un personaggio, l’ideale per chi vuole fare un film», gli fa eco John Copeland, uno dei produttori del film che, insieme a Carpignano, si è trasferito a Gioia Tauro.

Jonas-Carpignano1Da questa collaborazione nasce il primo lungometraggio del regista, Mediterranea appunto, passato agli ultimi festival di Cannes e di Venezia, acquistato in tutto il mondo (sta per uscire nelle sale di New York) tranne che in Italia. Fortuna che esistono dei luoghi di militanza cinematografica che tentano di sopperire a queste lacune. Il film, infatti, è stato premiato e proiettato il 22 ottobre a Rende (Cosenza), in anteprima nazionale, grazie al Premio Mario Gallo, una manifestazione e un riconoscimento insieme che, nel nome del produttore originario di Rovito (ha finanziato, tra gli altri, film di Fellini, Visconti e Bertolucci), premia e diffonde il meglio del cinema contemporaneo. Un film indipendente, girato in pellicola e in lingua originale, senza doppiatori e coi sottotitoli, un film volutamente contro tendenza, almeno quella italiana. «Mentre giriamo non pensiamo alle esigenze di mercato – spiega Carpignano, presente alla proiezione del cinema Garden – ci divertiamo e basta».

Mediterranea 2Mediterranea racconta la storia di Ayiva, partito dal Burkina Faso per cercare fortuna. «È stato l’incontro con lui a spingermi ad approfondire l’argomento», spiega il regista. Perché il film è a metà tra documentario e fiction e i protagonisti interpretano se stessi. Ma il punto di vista è quello di Ayiva, suo è lo sguardo sbigottito di fronte allo sterminato deserto da attraversare, tra violenti predoni armati, lo sgomento all’arrivo in Libia per l’imbarco, il terrore durante la traversata col mare in tempesta, e lo sconforto alla vista delle capanne miserrime in cui alloggiare, a Rosarno, per poi raccogliere arance per pochi spiccioli. Ma i primi piani strettissimi su Ayiva mostrano anche altro: due occhi dolci e intensi, la gentilezza d’animo, la voglia di vivere e di fare che non si arrendono, nonostante tutto. Persino durante la rivolta degli immigrati, contro le ingiustizie che subivano, Ayiva resta umano, mentre la presenza della ‘ndrangheta si intuisce ma è marginale. «Il film è il punto di vista del protagonista – spiega Carpignano – ci sono le cose che lui vede e che per lui sono importanti. E per lui è importante chi dà il lavoro». Un film realizzato ai margini della legalità, con la sceneggiatura scritta insieme agli immigrati clandestini. «De Seta fece lo stesso con Banditi a Orgosolo. Il biglietto da visita del cinema italiano nel mondo è il neorealismo», commenta Eugenio Attanasio, presidente della Cineteca della Calabria (che ha organizzato il premio), mentre Maria Rosaria Donato, direttore artistico del premio, chiede il motivo della scelta di uno stile a metà tra docu e fiction. «Il film è nato come documentario – risponde Carpignano – ma poi ho voluto superare il distacco giornalistico e insieme ai protagonisti abbiamo deciso di aggiungere delle cose».

Il 30 il film sarà proiettato a Gioia Tauro, dove regista e produttore hanno già fatto ritorno per completare il nuovo lavoro, un lungometraggio su Pio, il ragazzino rom che compare in Mediterranea, che vende e rivende oggetti tecnologici di dubbia provenienza per tirare a campare. Il Premio Mario Gallo ha anche ospitato l’installazione fotografica We will never forget this, Rosarno 10 gennaio 2010, dell’artista Ivana Russo.

 

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