Pier Mario Fasanotti
Nasce la casa editrice NNE

Pincio, il gran lettore

Il nuovo romanzo di Tommaso Pincio, “Panorama”, scava nei vizi del mondo dell'editoria trasformandolo in una metafora della società liquida in cui oggi siamo costretti a vivere

A Tommaso Pincio, scrittore e pittore che lavora a Roma e che nell’editoria si è già affermato anche se non con enorme clamore, è da rimproverare la scelta del titolo del suo nuovo libro: Panorama. Francamente è molto brutto. Al contrario, il contenuto è di grande valore. È pubblicato da una nuova e arguta casa editrice, la NNE (199 pag. 13 euro), e inserita nella collana “Vice Versa”. Pincio, (pseudonimo di Marco Colapietro, romano, classe 1965, esperto di letteratura americana) narra, con venatura grottesca, comica e pure drammatica le stravaganti vicende di un lettore “puro” che si muove in una società dove scompaiono una dietro l’altra le librerie, dove i lettori sono animali rarissimi, in via di estinzione. Una moltitudine, una volte innamorata della carta, si sbarazza dei libri.

Il protagonista, Ottavio Tondi, disobbedisce al padre commercialista e si dedica alla lettura, certamente compulsiva, di libri. A tal punto che “diventa un divano”. Frequenta assiduamente le librerie (almeno quelle rimaste, ossia pochissime) della Capitale, ove offre consigli di grande saggezza, e si trova a scambiare opinioni con un direttore editoriale (si parla di “Bianca”, dovrebbe essere quindi dirigente della Einaudi). Incuriosito, questi lo interroga: parlano affabilmente sull’onda della simpatia, finché a Tondi viene offerto proprio per la “Bianca” l’incarico di lettore. Ed ecco che scova un libro che, con il passaparola, raggiunge un successo notevole di vendite. Tondi (che fa “non-letture pubbliche”) diventa garanzia sulla qualità dei testi: si dimostra una straordinaria bussola critica e uno scopritore di talenti che non hanno la fortuna di un “padrinaggio” (leggi: raccomandazione, che è poi la chiave che apre la porta e fa entrare il narratore in un limbo che potrebbe trasformarsi in paradiso, di critica e di vendite). Sennonché Tondi si esibisce anche in pubblico, come lettore silente e la gente lo guarda in silenzio, alcuni si dicono entusiasti.

tommaso pincio panoramaNel frattempo Tondi continua, mediante computer, a fissare un letto sfatto e pieno di piccole cose appartenente a una certa Ligeia: chiaro è il riferimento a Edgar Allan Poe. Quattro anni di corrispondenza con questa misteriosa presenza che vive nel liquido di uno schermo, Inevitabile e ossessivo l’innamoramento di Ottavio. Ligeia, affermerà essere un ingegnere in America e accanita lettrice. Poi si dilegua: rimangono le immagini del suo letto (sul quale Tondi non l’ha mai vista), ma senza quegli piccoli oggetti che tanto avevano incuriosito e fatto fantasticare il voyeur intellettuale.

Pincio infila qua e là affermazioni su cui soffermarci. Per esempio: “Aprire un romanzo non è forse come frugare in un cassetto che non ci appartiene?”. E poi: “L’essenza del piacere: la ripetizione”. Ancora (è Ligeia che parla): “L’amore è soltanto dissoluzione, un’intossicazione mortale, una fogna che rende fetidi… l’amore instupidisce, è fasullo come un fuoco greco”. Infine: “…gli aveva detto che arriva immancabilmente un momento in cui la vita di una persona manifesta una specie di piega, una forma della quale la persona si ritroverà per sempre schiavo, fino alla morte”.

Nel romanzo entrano personaggi veri, ossia in carne e ossa, che non fanno che aumentare il suo stravagante carisma di scopritore di talenti di Tondi. Capita però che egli demolisca l’opera del poeta Mario Esquilino “dal tono oracolare” (inventato dall’autore di Panorama, al contrario di altre persone vere e debitamente citate: l’autore lo chiarisce, onestamente, nella postfazione). Il veleno critico di Tondi diventerà un boomerang. Si rincontreranno in piazza Vittorio, baricentro del romanzo, ed Esquilino afferma di aver digerito lo sgarbo feroce di Tondi. Lo invita a seguire il social chiamato “Panorama”. Scatta l’agguato. Anzi la vendetta.

Pincio scrive qua e là considerazioni tragicamente acute sulla società letteraria italiana, sulle ragioni dello scrivere, sulla vera composizione del pubblico (“ombre nel buio”). La narrazione di Pincio contiene una forte tensione, assieme a un’autentica qualità letteraria, sul fondale di una crescente  miseria culturale italiana. Le osservazioni sulla scrittura e sulla vita sono amare, ma sfido a contestarle.

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