Nuove voci dell’America Latina
Poesia senza frontiere
Una realtà capovolta rispetto alla nostra, dove numeri da stadio ascoltano i versi dei poeti. Come ad attivare un processo di aggregazione tra i diversi paesi. Di questo dà conto l’antologia di Loretto Rafanelli
Perché in America Latina la poesia è seguita da milioni di persone? Perché i poeti laggiù appaiono agli occhi dei loro connazionali come celebrate rockstar? Un motivo è da trovarsi nella lingua: il castigliano adusato frange le barriere e lega territori abboddoliti, zone picchiate da marqueziano livore. Ma non è solo questo. La poesia, da quelle parti, sembra il doppione di qualsiasi cosa abbia a che vedere con sacertà ed ecumenismo: è un oppio, un gioco crudelmente ricreativo, un serio ventaglio di possibili evasioni. Accade, non senza rischio, che torme schiumanti si riuniscano ad ascoltare e assaporare le facce prismatiche della parola. «Parliamo di grandi festival con la presenza di numerosi poeti provenienti da tutto il mondo e con un pubblico a volte enorme. Ma non ci sono solo i festival, significativo spazio è dato alla poesia dall’editoria, dai giornali (esiste in Messico anche un giornale di poesia), dai blog (ricordiamo ad esempio “Circulo de poesia”, con oltre due milioni di visite), dalle riviste, dalle trasmissioni radio televisive, dalle tante Fiere del libro».
Tale è l’obiettivo primario dell’antologia La nuova poesia dell’America Latina (264 pagine, 23 euro, Algra Editore, Catania, a cura di Loretto Rafanelli. Su questo tema rimandiamo al suo reportage dall’Ecuador dedicato anche al Festival di poesia “Paralelo Cero” https://www.succedeoggi.it/wordpress2015/07/appuntamento-a-paralelo-cero/): rendersi conto di una realtà differente, lontana, in un certo senso capovolta nel nostro usuale concepire. Se l’editoria italiana resta insaccata nel tabarro della noncuranza culturale, da un’altra parte del mondo fiorisce un moto congiunto di catarsi collettiva e, talora, di risolvenza politica. «È un fenomeno che permette di dire che la poesia, e la cultura più in generale, siano per quell’area un primo passo verso quel processo di aggregazione dei paesi dell’America Latina» osserva ancora Rafanelli nell’Introduzione alla curatela.
L’attenzione ispanica rivolta alla poesia ha in grembo due segmenti di segreti: la linea di convergenza tra cultura e mercato, e l’immediatezza dei contenuti lirici. Assecondare i bisogni del pubblico e cercare di farsi comprendere, non figurando necessariamente nel mappamondo delle banalità. La nostra tradizione letteraria è certo più sofisticata da un lato, e meno diffondibile dall’altro. Ma ciò potrebbe rappresentare un punto di forza: l’editoria avrebbe dunque il compito di innalzare verticalmente il gusto e la cultura, perché in fin dei conti il pubblico a cui si rivolge non è così ampio. Lo strano paradosso dell’America Latina ci invita a riflettere sulle condizioni asfittiche del nostro Paese, dal quale sono bandite profondità, difficoltà e sperimentazione nel nome di una logica spesso privativa, quasi mai meritocratica.
Quali sono i criteri di redazione dell’antologia? «Ma al di là della questione dell’età, rimane comunque il fatto che si è voluto compiere una selezione che rappresentasse nel migliore dei modi la poesia recente, che ho definita nuova, come dal titolo del libro, ma non nel senso di una linea rivoluzionaria che fosse in grado di sconvolgere i canoni stabiliti dalla migliore critica, piuttosto come una proposta di poeti che avessero una poetica compiuta, ben strutturata, originale, sicuramente identificabile».
I nuovi poeti dell’America Latina selezionati da Rafanelli rompono il campo dell’impegno civile («ma vi è pure la constatazione di una società ferma nei suoi tratti più violenti e arcaici, di una società patriarcale asfissiante, dell’amara situazione femminile, della sopraffazione del potere») per mettere in luce anche aspetti esistenziali, diapsalmata kierkegaardiani: «Poesia pensante che racconta di una capacità di scavare con forza nella prospettiva di ricavare una parola ulteriore, di inoltrarsi nei più delicati aspetti della vita, del tentativo di cercare e vedere la figura dell’altro».
Per quanto concerne, invece, il punto di vista stilistico: «C’è l’impiego del principio di analogia, la costruzione metonìmica o le isotopìe del significante, con una concomitanza e appropriazione dei tre metarrelati poetici del secolo XX in Latino America con i relativi volti della poesia neo-simbolista, del realismo colloquiale e del neo-barocco. Questo spirito eclettico è il correlato della modernità liquida. In loro si manifesta la inversione del malessere nella cultura» sottolinea Jorge Mendoza Romero nel suo intervento critico, fiore all’occhiello di una documentazione già densa. Interessante è la definizione di “neo-barocco colloquiale”, praticamente un’antinomia in fieri. La necessità della lingua legata a formule ordinarie si scontra con la visione costante di un mondo ingarbugliato, caotico, la cui espressività di fondo rinasce nell’esecuzione di immagini composite.
A questo proposito esemplare è la capacità sperimentativa di Frank Báez: «[…] C’è una fiaba dove un DJ e un poeta/ cadono in un pozzo./ Iniziano a urlare e a urlare fino/ a che un uomo si affaccia e gli tira una/ corda per farli lentamente salire./ Uscì per primo il DJ e quando la/ lanciano al poeta questo grida che lo lasciassero giù/ e l’uomo e il DJ così fecero, aspettando/ in silenzio e se ne andarono poco dopo».
Su uguale linea corrono le burrasche amorose di Alì Calderón: «Giornalmente dieci mila chilometri/ percorre/ il treno transiberiano/ per arrivare da Mosca a Vladivostok, in Siberia./ Noi abitiamo la stessa città e/ tutti i giorni ci incrociamo per la via/ ma il nostro incontro è più freddo che/ una notte fredda della Siberia/ e nessuno ancora/ costruisce/ il transiberiano che mi porta da te».
Lo spagnolo è una lingua che si innamora di sé, che ha per oggetto la sua medesima sonorità. Per questa ragione l’evoluzione poetica a esso correlata si ritiene ripetitiva fino al martellante, quasi ossessiva. È l’eterno ritorno dell’identico timbro. Rafanelli, forte della sua spiccata sensibilità elegiaca, riesce senz’altro a ricreare le traversie della lingua nell’impasto e nella fucina, rompendo sapientemente – ed è cosa assai difficile – alcune delle principali frontiere della scrittura.
la piena
quella notte arrivò la piena e portò
mobili vecchi, sporcizia
dei canali adiacenti
bottiglie
vipere
si va a portare via tutto, disse
mia madre
e mi immaginai le ossicine di enzo
fluttuare sulla corrente, a lato
delle casse di verdura
mi immaginai i suoi ultimi vestiti
divorati dalle tarme e dalla febbre
le sue unghie cresciute
i fili di capello biondo
tra i fili metallici del portone
allora mi affrettai ad accendere il sole
di notte nella cucina
a coprire la porta con le borse di sabbia
sperando che la morte non passi
che segua il corso dell’acqua
verso l’origine
dove le terre sono basse
e cresce l’aleppo
e l’edera azzurra
Elena Annibali
Oltre a Elena Annibali (Argentina), i poeti antologizzati sono: Julián Axat (Argentina), Frank Báez (repubblica Domenicana), Mario Bojórquez (Messico), Alí Calderón (Messico), Gustavo Adolfo Chaves (Costarica), Andrea Cote Botero (Colombia), Federico Díaz-Granados (Colombia), Julia Erazo (Ecuador), Jorge Galan (S. Salvador), Regina Galindo (Guatemala), Tamym Maulen (Cile), Jamila Medina Ríos (Cuba), Xavier Oquendo Troncoso (Ecuador), Mario Pera (Perù), Alicia Preza (Uruguay), Erika Reginato (Venezuela), Paura Natalia Rodríguez Leytón (Bolivia), Pamela Romano (Bolivia), Jhavier Romero (Panama), Álvaro Solís (Messico), Yaoska Tijerino (Nicaragua), Maggie Torres (Paraguay), Karen Valladares (Honduras), Enrique Winter (Cile).