Fa male lo sport
Calcio d’inizio
Mentre il nostro mercato calcistico si caratterizza quest’anno per mancanza di austerity, risulta sempre più evidente che la gestione del denaro qui da noi guarda solo ai profitti e non agli investimenti per il rinnovamento. A differenza di altri paesi europei…
C’è molto ottimismo attorno a questo campionato di calcio che va a incominciare. Come se i vizi capitali del pallone di casa nostra fossero stati cancellati all’improvviso. Di certo, una parola è stata cassata: austerità. I club più grandi hanno speso tanto, più del doppio di un anno fa. Per mettersi al passo con il gotha europeo, vale a dire i club spagnoli, tedeschi e inglesi. Hanno speso molto le due milanesi, Milan e Inter, che devono risalire la corrente, ha investito tanto anche la Juve che ha rifatto mezza squadra dopo l’addio a Pirlo, Tevez e Vidal, non ha badato a spese la Roma. Anche De Laurentiis ha rivoluzionato un bel po’ il Napoli. Quando il cosiddetto calciomercato deve ancora sparare gli ultimi botti, le quattro big – Juve, Inter, Milan e Roma – hanno sborsato già 329 milioni di euro. Le stesse, un anno fa, si erano fermate a 132 milioni. Il tempo dirà se la “linea spendacciona” sia quella giusta. Per crescere e vincere non bastano soltanto i soldi. Anche se i soldi si sono presi il pallone e ogni romanticismo. Vedremo. Noi non ci siederemo sulla riva del fiume ad aspettare cadaveri di eventuali nemici. Uno è già passato che non è molto: si chiamava Parma.
La Juve ha i soldi della finale di Champions, 90 milioni. Ma ha pagato 40 milioni solo per Dybala (nella foto di apertura, ndr). Gli altri ricorrono a vari artifizi. L’Inter rinviando al bilancio del prossimo anno l’onere delle spese sostenute. Il Milan sperando nell’arrivo di capitali freschi del misterioso signor Bee, il thailandese giunto in soccorso di Berlusconi. Ma non si sa ancora quanto affidabile. La Roma, arrivata al quinto anno di gestione a stelle e strisce, si permette addirittura di pagare ingaggi per 106 milioni, un vero e proprio record per la gestione Pallotta. E sul mercato, da qui alla fine di agosto quando si gireranno le ultime scene di quella fiction che è appunto il calciomercato, continuerà a comprare un altro paio di elementi utili per colmare il gap con la Juve e offrire a Garcia una squadra da scudetto. Il club giallorosso ha anche incassato 25 milioni (pagabili in 5 anni) dal Milan per il giovane difensore Romagnoli (nella foto sopra, ndr). Un bel colpo per chi ha venduto, una cifra spropositata per chi ha acquistato un giovane bravissimo ma non ancora un campione.
I nostri club si possono permettere queste spese? Il Real Madrid e il Barcellona hanno fatturati che vanno oltre i 600 milioni di euro e hanno pool di banche alle spalle che coprono i loro debiti. Le squadre spagnole dettano legge anche in campo. Non limitandosi ad acquistare i migliori giocatori. Fossero poi solo quelle due. Perché a Real e Barça, si deve aggiungere il Siviglia. Basta dare uno sguardo agli albi d’oro per vedere che gli ultimi 6 titoli dell’Uefa nell’ultima stagione sono stati divisi tra le tre spagnole. E se si va più indietro, negli ultimi dieci anni, ad esempio, si scopre che delle 30 coppe e coppette dell’Uefa, 18 sono finite agli iberici con 4 squadre: 7 al Barcellona, 5 al Siviglia, 4 all’Atletico e 2 al Real Madrid. I restanti 12 trofei si sono sparpagliati tra 8 squadre di 6 nazioni diverse. L’Italia ne ha presi 3: 2 il Milan e 1 l’Inter. Cosa che ci permette di stare al pari degli inglesi al secondo posto di questa classifica (secondo quanto ha scritto Filippo Maria Ricci sulla Gazzetta dello Sport dello scorso 14 agosto).
Gli spagnoli sanno spendere meglio degli inglesi e degli stessi tedeschi. E reinvestire. Noi arranchiamo, invece. Zavorrati anche da scandali, ritardi storici e una scarsa cultura sportiva. E da una imprenditorialità avida e spesso incapace. La serie A si papperà dalla tv – attraverso l’advisor Infront – 1,2 miliardi a stagione per tre anni. Cioè più del 20% rispetto all’ultimo accordo. Come verrà spesa questa montagna di soldi dalla Lega e dai singoli club? Favorendo il necessario rinnovamento (infrastrutture, campionati, vivai) o facendo solo profitti e acquistando dei calciatori, così come sta già avvenendo?
Nei giorni della scandalosa Supercoppa “cinese” tra Lazio e Juve si sono fatti ragionamenti attorno all’appeal del nostro calcio in Oriente, il nuovo mercato del calcio. Ma uno studio sulla presenza online dei nostri club in Cina, fatto da una società di consulenza sportiva nel grande paese asiatico e apparso sulla Gazzetta,dice che Milan e Juve sono le due squadre italiane più seguite. Ma le troviamo al 12° e 14° posto. Davanti a loro tutta l’Europa. Dal Real Madrid al Barcellona, dal Bayern al Chelsea, dal Manchester United al Paris Saint Germain. Organizzare qualche tournée ed esportare la Supercoppa serve a poco se poi questi avvenimenti rimangono fini a se stessi. D’altra parte, rassegniamoci. Contano solo i soldi. Juve e Lazio giocano la finale di Supercoppa a Shangai (sotto una bella cappa di smog, su un terreno buono a coltivare le patate e con riprese che se avessero messo Totti dietro una telecamera avrebbe fatto molto meglio) perché quella finale valeva oltre 3 milioni di euro secondo il contratto triennale con la Cina. Che Juve, Lazio e Lega si sono spartiti. E nel futuro sarà sempre più così. Tanto che già si pensa di andare a giocare laggiù alcune partite di Coppa Italia. Se non di campionato. Lo hanno sperimentato anche altri. Buon pro vi faccia…