Luca Fortis
I luoghi comuni sulla "gioventù bruciata"

Ballando sul precipizio

Discoteche, alcol, droga: sempre più spesso si parla di questi temi in modo preconcetto. E invece far chiarezza, laicamente, su piacere e pericoli sarebbe utilissimo a evitare rischi

Colpisce negativamente il dibattito che si è aperto dopo i recenti casi di cronaca legati al probabile uso di droghe chimiche. Da giorni, i giornali sono pieni di reportage sul cosiddetto mondo delle discoteche e non si può non notare come molti di essi descrivano in maniera caricaturale e ideologica una realtà molto più complessa. Non sfugge nemmeno la mancanza di volontà di capire che cosa significhi prendere sostanze e perché molti lo facciano. Le  droghe, come la prostituzione, sono sempre esistite ed esisteranno sempre. Un individuo può scegliere di assumere sostanze per infiniti motivi diversi, per divertirsi, perché è depresso, perché vuole fare un’esperienza allucinogena, per insicurezza o perché in maniera adulta ha scelto di fare questa esperienza. Generalizzare sarebbe semplicemente errato. Gli anti-proibizionisti più che difendere la droga sostengono che il proibizionismo non faccia altro che peggiorare i danni che essa può provocare.

In migliaia di anni di storia umana, non si è mai riusciti a proibire la droga e non lo si farà di certo adesso. Inoltre, le cosiddette droghe chimiche sono spesso facilmente producibili, in quanto sono spesso derivate da sostanze usate sia nella produzione dei farmaci sia dei prodotti chimici: pensare di controllarle sarebbe del tutto utopico. È molto più interessante non costruire muri con i consumatori di tali sostanze, ma responsabilizzarli come avviene in Olanda o in Germania.

Capire perché si prendono le droghe e aprire un dialogo con chi le prende servirebbe a evitare molte morti dovute a una mancata conoscenza degli effetti di una droga. Il semplice bere acqua e non esagerare con l’alcol, in alcuni casi potrebbe salvare la vita a qualcuno che si è disidratato mentre balla. Il non far entrare in un locale un minorenne che ha l’aria di essersi drogato o far sì che le discoteche siano sempre ben collegate con mezzi pubblici che funzionino h24, come avviene a Berlino, sono tutte politiche che responsabilizzano l’eventuale consumatore di droghe o alcol.

Per esempio, tenere il locale aperto per due giorni, come avviene in Germania, evita che i ragazzi alla chiusura vadano a un after in un altro club o in una casa privata, guidando una vettura sotto effetto di alcol o sostanze. Il fatto che la metro sia aperta tutta la notte, poi, fa sì che nessuno prenda mai la macchina per andare a un locale.

In Olanda, si è addirittura sperimentato nelle discoteche un servizio di medici a cui far analizzare  in maniera anonima le pasticche, in modo da controllare che non siano tagliate con sostanze che possano provocare danni irreparabile nel breve tempo. Questo non per assicurare che siano innocue nel lungo termine, ma solamente per evitare che possano creare problemi immediati alla salute.

La mancata curiosità o capacità di capire di molte persone fa spesso credere agli utilizzatori di droghe che sia inutile parlare di questo argomento con chi non le utilizza, perché tanto verrebbe semplicemente etichettato come un drogato o un debole. Questo muro non solo non attenua minimamente i rischi, ma anzi li amplifica perché molto spesso le persone, lasciate sole, non sanno minimamente come si assume una droga o come intervenire in nel caso ci fossero dei problemi.

Dovrebbe essere possibile ragionare sulla possibilità di attuare politiche che da una parte evitino che tali sostanze siano vendute ai minorenni, e che dall’altra responsabilizzino gli adulti che vogliano usarle e che le userebbero comunque, evitando che il possibile danno ricada anche su terze persone. Inoltre, il metodo nordico di responsabilizzare chi usa queste sostanze fa anche sì che il consumatore di droghe eviti in molti casi errori fatali che potrebbero causare danni irreparabili per la salute, come ad esempio la disidratazione, il mischiare troppe droghe insieme o il bere troppo  alcol sotto  gli effetti di certe sostanze.

È curioso poi osservare come la società, da una parte sia ormai del tutto assuefatta ai farmaci che curano la depressione e altri problemi, ricorrendo esclusivamente alla chimica che altera le sensazioni artifialmente e ignornando alternative come un valido percorso psicologico, continuando però a vedere come un tabù insuperabile l’utilizzo della chimica per uso ricreativo. Eppure basta essere amante della musica, del teatro o della poesia per rendersi conto che la ricerca di un “altro” è sempre esistito. Esiste una letteratura fiorente che racconta le sensazioni che molte persone provano o ricercano con la droga. Proprio per questo, a volte un pensiero più laico sarebbe auspicabile.

Sicuramente, gli adulti che si drogano, sono consapevoli che assumere certe sostanze è come andare per mare, molto bello, ma basta una tempesta o un’indigestione per correre dei gravi rischi. Essi fanno una libera scelta che dovrebbe essere rispettata  se non causano problemi a terze persone e  se non cadono in una dipendenza che non potrebbe che essere nel lungo termine problematica. Con queste persone bisognerebbe avere un dialogo, anche da posizioni molto diverse, per evitare che l’utilizzo di sostanze avvenga nell’illegalità, situazione che non fa altro che favorire la criminalità e aumentare i rischi per la salute.

Per quanto riguarda i minori, bisognerebbe inannazitutto evitare che possano entrare nelle stesse discoteche in cui vanno gli adulti, ma servirebbe sopratutto che i genitori parlassero con i figli tentando di non criminalizzarli, ma di far capire loro che non è il caso di utilizzare sostanze che possono essere pericolose. Avranno una vita intera per fare le loro scelte e nessun genitore potrà davvero prenderle per loro. Meglio quindi che la scuola, le discoteche e i giornali, invece di criminalizzarli, tentino di accompagnarli alla maggior età nel migliore modo possibile.

Non si tratta di vedere nella droga il male o il bene, ma di parlarne come qualcosa di molto complesso, che è da una parte piacevole, motivo per cui molti la prendono, dall’altra comporta seri rischi. Solo in questo modo si può davvero aprire un dialogo con chi ne fa uso e tentare di ridurre i danni che il consumo può creare.

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